Web e internazionalizzazione: scegliere il dominio giusto
[dropcap]O[/dropcap]rmai da tempo collaboro con Francesco di dominiando.it, un’azienda che mette a disposizione diversi servizi legati ai domini web. Offrono un livello di professionalità decisamente sopra la media, soprattutto quando si tratta di domini internazionali, argomento che mi sta particolarmente a cuore, visti i servizi che offro con Weevo. Ecco perché ho deciso di coinvolgerli in questa #DigitalTalk sulla scelta del dominio ai fini di un approccio ai mercati esteri.
Gabriele: «Ragionando in ottica internazionale, il sito web dovrebbe essere l’hub della comunicazione aziendale, un luogo dove trasformare gli utenti in clienti, coinvolgendoli sui Social Media, e offrendo loro contenuti localizzati utili ad approfondire il prodotto o il servizio offerto. Prima ancora di creare il sito web però, andrebbe fatta una riflessione sul nome di dominio e sull’estensione che si intende utilizzare. Per fare un esempio concreto, il nome di dominio è spesso riferito al nome dell’azienda, mentre l’estensione è indicativa o del Paese (es. nomeazienda.it) oppure del settore (es. nomeazienda.com, nomeazienda.net, nomeazienda.org). Quando si parla di localizzazione del dominio, si intende per esempio la traduzione del nome del dominio nella lingua del mercato scelto e/o l’utilizzo dell’estensione di riferimento per quel Paese: es. компания.рф (azienda.ru per la Russia). Quanto è importante localizzare il nome del dominio, per un’azienda che intende approcciare i mercati esteri?».
Francesco: «Le aziende spesso si limitano alla registrazione dei domini con estensione internazionale o IDN (in alfabeti diversi dal latino per intenderci), solo per evitare che altri possano utilizzare il loro nome (online brand protection), e impostano su questi solitamente o servizi di parcheggio, o di reindirizzamento al dominio principale. A parte il fenomeno del cybersquatting (NDR: l’attività illegale di chi si appropria di nomi di dominio corrispondenti a marchi commerciali altrui), capita non raramente che siano gli stessi distributori locali ad utilizzare per i loro siti il nome del brand della casa madre, creando non pochi problemi nella gestione del brand da proteggere».
Gabriele: «Quello che tocchi è un argomento molto importante. Si parla spesso di brand awareness e brand reputation legate alla comunicazione web, ma si trascura altrettanto spesso il fatto che se non siamo noi a comunicare il nostro brand, potrebbe benissimo farlo qualcun altro. Per le aziende presenti sui mercati esteri, una strategia di Brand Protection su tutti i fronti è molto importante».
Francesco: «Il budget, dunque irrinunciabile, destinato alla Online Brand Protection potrebbe però anche dare un ROI senza essere solo una spesa. Per ottimizzarlo al meglio sarebbe opportuno, ad esempio, creare landing page localizzate a cui indirizzare questi domini, ottenendo sicuramente ottimi risultati in termini di posizionamento nei motori di ricerca, nonché una maggiore fidelizzazione dell’utenza locale. In mercati come la Cina o la Russia è inoltre di fondamentale importanza essere il più possibile comprensibili nella lingua locale, a partire dall’indirizzo web pubblicato nelle campagne pubblicitarie. Infatti in questi Paesi i domini IDN sono utilizzati correntemente ormai da tempo».
Gabriele: «La localizzazione è di fatto uno degli elementi più importanti della strategia di comunicazione sui mercati esteri. Non si tratta solamente di comunicare nella lingua del Paese target, ma di comprenderne la cultura al fine di ottenere risultati concreti. Oltre alla localizzazione del dominio, è possibile proteggere il brand anche in altri modi?».
Francesco: «Sì, di fatto la questione della protezione della propria identità online non è più solamente una questione di luogo, ma anche di settore di business in cui si opera, dato che alle estensioni country code (cctld) si sono aggiunte ormai decine di nuove estensioni generiche (ngtld) che stanno ampliando la possibilità di identificazione delle aziende online. È bene quindi affidare la scelta delle estensioni al Brand Manager che, all’interno di un’azienda, assume un ruolo di riferimento sia per le attività offline (esempio: gestione marchi) sia per quelle online (nomi a dominio)».
Gabriele Carboni lavora con Philip Kotler, padre del marketing moderno, progettando il futuro del marketing. Kotler lo riconosce come guida nell’Impact Marketing. Carboni è noto come “Game-changer” nelle strategie di marketing digitale e influencer di spicco nel marketing in Italia. È coautore con Kotler di “Essentials of Modern Marketing” e del libro “Doers & Dreamers” con Seth Godin e altri esperti. Ha molti anni di esperienza in strategia di marketing digitale, è consulente, formatore e speaker a livello internazionale.