VII Rapporto Censis sull’avvocatura: debole flessione degli iscritti, ma sale il reddito medio degli avvocati
Lieve diminuzione degli avvocati iscritti alla Cassa Forense, più donne tra i giovani professionisti. Negli ultimi quarant’anni il numero degli avvocati in Italia ha conosciuto un incremento costante, arrivando a registrare nel 2022 una media di 4,1 professionisti per 1.000 abitanti (agli inizi degli anni ’90 il rapporto era pari a meno di un avvocato ogni 1.000 abitanti). Tuttavia, nell’ultimo anno il numero degli avvocati iscritti alla Cassa Forense ha registrato una lieve variazione negativa: -0,7%. Gli avvocati iscritti alla Cassa nel 2022 sono 240.019, di cui più di 126.000 uomini e quasi 114.000 donne. La maggior parte della componente femminile si ritrova nelle fasce di età più giovani: il 57,9% degli avvocati under 35 è donna, così come il 55,6% di chi ha una età compresa tra 35 e 44 anni, mentre ben oltre la metà degli over 54 attivi è di genere maschile (63,6%). Più di un avvocato su tre degli iscritti alla Cassa Forense risiede nell’Italia meridionale e nelle isole (43,4%), principalmente in Calabria e in Campania, dove il numero di avvocati per 1.000 abitanti è rispettivamente di 6,8 e 6,2. Il saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni alla Cassa nel 2022 sembra rafforzare la deriva di invecchiamento progressivo della professione per gli anni a venire: a fronte di 8.257 nuove iscrizioni, vi sono state 8.698 cancellazioni, con un saldo negativo di 441 avvocati. Sono soprattutto le donne a cancellarsi dalla professione: 5.873 in meno nell’ultimo anno. È quanto emerge dal «VII Rapporto Censis sull’avvocatura», realizzato dal Censis per la Cassa Forense, che contiene anche i risultati di una indagine su un campione di circa 22.000 avvocati.
Reddito medio in aumento (+12,2%): il risultato migliore dal 2012. Sul piano economico si segnala la crescita del reddito ai fini Irpef dei professionisti, che nel 2021 ha sfiorato complessivamente i 9,5 miliardi di euro, con un incremento del 10,7% rispetto all’anno precedente (dopo che nel 2020 si era registrata una riduzione del 4,1%). Il reddito medio annuo individuale aumenta del 12,2% (-6,0% nel 2020) e si attesta su un valore di 42.386 euro, il risultato migliore dal 2012. Una buona performance si evidenzia anche per i redditi medi annui dei professionisti più giovani (dal 14% al 16% in più tra i 30 e i 44 anni), delle donne (con un +13,2% contro il +11,5% dei colleghi uomini), dei residenti nelle regioni centrali e meridionali (+12,5% e +12,1%) rispetto alle regioni settentrionali (+11,2%). La quota di avvocati che afferma che la propria condizione lavorativa è migliorata nel corso del 2022 è pari al 16,2% (era il 14,2% lo scorso anno). Per il 23,7% la propria condizione migliorerà anche quest’anno e nel 2024.
Giovani avvocati: persistono le forti disparità rispetto ai senior. Tra gli iscritti alla Cassa Forense, la componente giovanile rappresenta il 20,4% del totale, un dato che sale al 21,7% se si considerano gli avvocati attivi. Dei 49.090 avvocati under 40 iscritti, la maggior parte (24.874) ha una età compresa tra 35 e 39 anni, mentre solo una piccola quota ha meno di 30 anni (6.320, il 12,9%). I giovani avvocati iscritti attivi con una età inferiore a 40 anni sono prevalentemente donne (57,6%), mentre gli uomini sono poco meno della metà (42,4%). A caratterizzare la condizione professionale dei giovani avvocati è soprattutto la disparità di reddito rispetto ai professionisti senior. In media, il reddito professionale ai fini Irpef degli avvocati iscritti alla Cassa Forense con meno di 35 anni è addirittura inferiore alla metà del reddito medio complessivo. Tuttavia, anche per loro la situazione economica è migliorata nel periodo più recente. Per chi ha meno di 30 anni l’aumento del reddito tra il 2020 e il 2021 è stato del 4,1%, +15,9% per gli avvocati di 30-34 anni, +14,2% per i 35-39enni: incrementi, questi ultimi, superiori al valore medio del 12,2%. Il 36,4% degli avvocati under 40 ammette però di avere considerato l’idea di lasciare la professione, soprattutto perché la ritiene una occupazione che comporta costi eccessivi senza il corrispettivo ritorno economico (lo pensa il 79,0% rispetto al 62,3% riferito all’intero campione). Per il 36,5% dei giovani avvocati il ridotto compenso dei collaboratori in esclusiva o parziale esclusiva è la principale causa del divario rispetto agli avvocati con maggiore esperienza. In prospettiva, l’invecchiamento dei professionisti e l’insufficiente ricambio generazionale vengono percepiti dai giovani avvocati come il principale fattore di rischio per i redditi futuri dell’avvocatura (lo pensa il 18,7% contro il 7,5% riferito all’intero campione). Tuttavia, il 41,4% dei giovani avvocati (quasi il doppio rispetto al valore riferito all’intero campione: il 23,7%) ritiene che la propria condizione professionale possa migliorare nel corso di quest’anno e del prossimo.
Questi sono i principali risultati del «VII Rapporto Censis sull’avvocatura», realizzato dal Censis per la Cassa Forense.