Vantaggi e rischi del Concordato preventivo biennale. Aderire o no? Un vademecum di prima valutazione
Con la fine di ottobre scade la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale, nonostante il recente appello al MEF da parte dell’Ordine nazionale dei commercialisti per richiedere una proroga dei tempi considerati troppo stretti per gestire la richiesta da parte di una potenziale platea di quasi 5mila contribuenti aventi diritto. Tra questi, le PMI italiane (con ricavi non superiori a 5 milioni di euro), liberi professionisti e partite Iva a regime forfettario. Il network Partner d’Impresa, rete nazionale di professionisti specializzati in diverse aree economiche e fiscali, presenta numeri e un’analisi del contesto.
Un’occasione per le startup e PMI innovative: i numeri in crescita in Italia
Secondo i più recenti dati del Ministero delle imprese e del Made in Italy, relativi al primo trimestre del 2024, le startup innovative in Italia sono 12.954, un numero lievemente in calo rispetto all’anno precedente giustificato però da un consistente aumento di PMI innovative, che rappresentano lo stadio successivo di evoluzione economica delle startup innovative (+12,7% nel 2023 rispetto all’anno precedente e +400 unità nel 2024 rispetto all’ultima rilevazione di fine 2023). Va segnalato inoltre che i trend positivi e in aumento della capitalizzazione totale e media delle startup rilevati nella ricerca rappresentano dati confortanti rispetto alla solidità del settore. “Si tratta di un’opportunità per pianificare con maggiore precisione il proprio futuro fiscale; tuttavia, come ogni scelta strategica, richiede una valutazione attenta e un’analisi finanziaria organizzata per non incorrere in potenziali rischi” spiega Maria Grazia Tumolo, commercialista del network.
VADEMECUM
Le sei considerazioni da fare prima di aderire al Concordato
a cura di Maria Grazia Tumolo del network nazionale Partner d’Impresa
1. Valutare il Potenziale di Crescita: un’occasione per tech, digitale e forfettari
Se l’impresa è in fase di espansione o opera in un settore in crescita (per esempio il tech o il digitale), l’esenzione sulle eccedenze potrebbe rappresentare un vero e proprio catalizzatore per accelerare lo sviluppo. Tuttavia, è essenziale che questa crescita sia pianificata con un certo grado di sicurezza, chiedendosi se si è in grado di prevedere il proprio incremento di reddito potenziale. L’adesione al CPB per i forfettari merita una considerazione a parte. Loro sono gli unici veri vincitori di questa campagna fiscale perché non vanno incontro a particolari rischi, in quanto l’adesione vale solo per il 2024 ed è molto facile fare previsioni grandemente attendibili sul reddito che questa categoria di contribuenti andrà a dichiarare, anche in virtù di facili scelte strategiche di anticipare eventualmente commesse già chieste.
2. Attenzione alle fluttuazioni del mercato: agricoltura e turismo settori a rischio
Se l’impresa opera in un settore volatile come l’agricoltura o il turismo, in cui i ricavi possono variare in modo significativo da un anno all’altro in funzione di fattori esterni, l’impegno di pagare imposte su un reddito pre-concordato potrebbe diventare un peso e una previsione troppo ottimistica potrebbe creare un onere fiscale insostenibile. Altri settori soggetti a fluttuazioni e instabilità data da fattori esterni, secondo anche quanto riportato dall’indagine di Cerved Rating Agency sono l’edilizia, il settore tessile, l’automotive, il manifatturiero, i trasporti, l’industria automobilistica e il real estate.
3. Opportunità di ridurre i controlli fiscali
La riduzione dei controlli fiscali è un vantaggio indubbio per chi aderisce al concordato, considerato che l’esito di una verifica anche per le aziende più virtuose rappresenta sempre una difficoltà. È bene chiedersi però se la tranquillità che deriva dalla riduzione dei controlli sia sufficiente a compensare gli eventuali rischi di fluttuazione del reddito.
4.Pianificazione a lungo termine
Una delle principali considerazioni da compiere riguarda la pianificazione a lungo termine. Aderire al concordato significa impegnarsi a mantenere un minimo livello di reddito per due anni. Questo può favorire una gestione più attenta dei flussi di cassa e delle risorse, ma richiede anche una visione chiara e realistica delle future performance aziendali.
5.Tendenze del Fisco per gli anni a venire
Non si può fare impresa senza pianificazione e senza avere un minimo di consapevolezza dei sistemi di tassazione vigenti e questa normativa porterà sempre di più gli imprenditori a gestire la propria fiscalità in maniera consapevole e strategica. Il CPB molto probabilmente sarà replicato anche per i bienni futuri e le proposte concordatarie diventeranno di anno in anno sempre più vicine ai redditi effettivi. Le normative fiscali possono sempre più intersecarsi con direttive legislative e, soprattutto quando si ha a che fare con imprese a impostazione societaria, affidarsi a un team di consulenza interdisciplinare può essere una soluzione vantaggiosa.
I pro e contro del Concordato preventivo biennale
“Premesso che occorre fare una verifica puntuale dei requisiti di accesso e valutazioni soggettive caso per caso, potremmo individuare dei pro e contro che devono guidare le scelte degli imprenditori” spiega Tumolo.
Sono da considerare diversi vantaggi dell’aderire al Concordato, tra cui l’esenzione sulle eccedenze di incassi: se il reddito supera quello concordato l’azienda non pagherà ulteriori imposte; di contro però, se il reddito effettivo dovesse risultare inferiore, l’imposta da pagare resterà sarà quella definita, al di là delle potenziali perdite. La riduzione dei controlli fiscali è un’altra delle voci positive ma a riguardo c’è ancora incertezza normativa: l’Agenzia delle Entrate è ovvio che potrà sempre sanzionare violazioni gravi e far scattare accertamenti in caso di attività non dichiarate per importi superiori al 30% dei ricavi. La prevedibilità delle imposte è un valore positivo perché consente di pianificare con anticipo il carico fiscale che viene inoltre ridotto dalla normativa.
È previsto, infatti, che vi sia un risparmio di imposta sui redditi concordati mediante il pagamento di tasse ridotte sugli incrementi di reddito, tramite una flat tax definita. Allo stesso tempo però si va incontro a una perdita di flessibilità, venendo meno la possibilità di effettuare operazioni straordinarie come fusioni, vendita di quote e scissioni societarie.
Il Concordato Preventivo Biennale: cosa è e gli intenti
Con il Concordato Preventivo Biennale (CPB), il Fisco propone al contribuente di impegnarsi a pagare fin da ora un certo ammontare di imposte per gli anni 2024 e 2025, a prescindere dall’effettivo reddito che andrà a conseguire per detti anni. La proposta unilaterale formulata dal Fisco viene elaborata tenendo conto del reddito dichiarato per il 2023 e del punteggio ISA (indici sintetici di affidabilità – ex Studi di settore) presente all’interno del Modello Unico. Il reddito proposto per il biennio 2024 e 2025 risulterà tanto più alto rispetto a quello del 2023 quanto più basso è il punteggio ISA. L’obiettivo del Legislatore è quello di indurre il maggior numero di contribuenti a raggiungere il punteggio massimo ISA che è pari a 10. E per dare maggiore appeal alla proposta, ha inserito, in seconda battuta rispetto alla prima formulazione della norma, un incentivo consistente: l’applicazione di una flat tax più bassa rispetto a quella ordinaria da applicare solo sul maggior reddito 2024 e 2025 rispetto al 2023. L’intento di questa iniziativa del Governo è di poter ridurre la pressione fiscale e soprattutto le aliquote Irpef grazie alle eventuali maggiori entrate incassate con le adesioni al concordato.