Un altro treno perso per le PMI
Ancora una volta, le piccole e medie imprese (PMI) sembrano perdere il treno dell’evoluzione globale, mancando un’opportunità d’oro per rafforzarsi nel contesto competitivo attuale.
Il dibattito sul futuro del lavoro e sulla fuga dei talenti, riportato dalla giornalista Serena Uccello su “Il Sole 24 Ore” dell’8 aprile nell’articolo “Talenti in Fuga”, lancia un monito chiaro e disruptive: le aziende italiane devono risvegliarsi e riconsiderare le strategie per trattenere i propri dipendenti, mettendo al centro delle loro politiche il welfare aziendale, un vero e proprio “magnete” per talenti.
La ricerca di InfoJobs, delineata nell’articolo, svela una realtà preoccupante: quasi la metà dei lavoratori (48,6%) è insoddisfatta e pronta a voltare pagina, alla ricerca di nuove sfide professionali.
Eppure, il 57,1% delle PMI non ha preso misure concrete per impedire questa emorragia di competenze. Questa inerzia non solo è dannosa per l’azienda, che si trova a dover sostituire e formare nuovi dipendenti, ma mette anche a rischio l’innovazione e la crescita.
Nonostante la chiara consapevolezza dei vantaggi offerti da un ambiente di lavoro valorizzante, solo il 42,9% delle aziende si è attivamente mosso per migliorare il coinvolgimento e la soddisfazione dei propri talenti.
La maggior parte di quelle che hanno tentato di negoziare lo ha fatto attraverso aumenti salariali (52,7%), nonostante sia dimostrato che un welfare aziendale ben strutturato possa essere una soluzione più efficace e sostenibile per trattenere i dipendenti.
Ricordiamo in sintesi estrema i vantaggi, per dipendente e azienda, di un intervento welfare ben strutturato in azienda.
Per il dipendente
I Contributi per assistenza sanitaria integrativa destinati a un piano di welfare serio (“WelfareVero”) non costituiscono reddito fino al limite annuale di € 3.615,20.
Ai fini del suo computo, si tiene conto anche dei contributi di assistenza sanitaria versati dall’azienda ad altri fondi integrativi del SSN. FONTE NORMATIVA: art. 51, comma II, lett. a) TUIR/86. Inoltre, la quota di contribuzione che supera il limite annuale consente di beneficiare in proporzione della detrazione per spese mediche.
Per l’azienda
Il costo dell’assistenza è deducibile dal reddito d’impresa e sulle contribuzioni a carico azienda è dovuta la contribuzione di solidarietà INPS del 10% anziché quella piena. FONTI NORMATIVE: art. 9-bis del D.L. n. 103/1991 (art. 12, comma 4, lett. f) della L. n.153/1969, come novellato dall’art. 6 del D. lgs. n. 314/1997
Tutto questo ha un impatto decisamente superiore alla scelta di intervenire con i bonus in denaro, il cui valore effettivo si riduce drasticamente a causa della tassazione. Eppure, lo strumento-welfare rimane sottoutilizzato.
Le PMI italiane sono dunque a un bivio: possono continuare a seguire vecchi paradigmi, perdendo talenti preziosi e compromettendo il proprio futuro, oppure possono abbracciare una visione più innovativa e sostenibile, puntando su welfare, upskilling e reskilling. Questi ultimi non sono solo buzzword ma rappresentano la chiave per un’evoluzione aziendale che valorizzi le persone, attragga competenze e stimoli la crescita professionale.
Inoltre, l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel panorama delle risorse umane apre nuove frontiere di efficienza e personalizzazione nella gestione del talento, sottolineando ancora di più l’urgenza per le PMI di modernizzarsi e di offrire ambienti di lavoro che rispondano alle esigenze dei lavoratori del futuro.
Ci associamo convinti all’appello lanciato dall’articolo di “Il Sole 24 Ore” che è un invito alla riflessione e all’azione per tutte le PMI: investire in welfare aziendale e sviluppo delle competenze non è solo una strategia etica ma una scelta vincente che può determinare il successo in un mercato globale sempre più competitivo.
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