TOP300 LODI – Edizione 2024: sono il 91% le imprese in utile. Mancanza di competenze e calo della domanda tra le preoccupazioni per il 2025

 TOP300 LODI – Edizione 2024: sono il 91% le imprese in utile. Mancanza di competenze e calo della domanda tra le preoccupazioni per il 2025

Matteo Fumi, CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

Fatturati in lieve aumento nel 2023, ma si rafforza la redditività e cresce la quota delle imprese in utile. Il tessuto produttivo lodigiano si dimostra dinamico anche in un contesto in rallentamento. Sono 100 in più, quest’anno, le aziende lodigiane che compongono la classifica Top Lodi, conseguenza della notevole crescita del volume d’affari del tessuto economico lodigiano registrata negli ultimi anni. I ricavi aggregati delle 300 aziende raggiungono i 14,4 miliardi di euro e il reddito di esercizio ammonta a 663 milioni di euro. Considerando le imprese che erano in classifica anche l’anno scorso, il fatturato complessivo aumenta del +1,9%, mentre cala del -7,1% il reddito di esercizio aggregato.

Nonostante ciò, la quota di imprese in utile è pari al 91%, il valore più alto registrato nelle diverse edizioni.

Lo scenario geopolitico internazionale complesso e instabile, non ha rallentato le imprese di Lodi che sono riuscite a proseguire il percorso di rilancio iniziato dopo la crisi pandemica, pur con una dinamica che si è molto affievolita nella seconda metà del 2023 in termini di attività produttiva. La tendenza si è irrobustita nel corso del 2024, con una buona performance della produzione industriale nei primi tre trimestri (+2,1% tendenziale a luglio-settembre contro il -1,0% regionale) e le esportazioni in incremento di valore del +16,0% tra gennaio e giugno. Dalla survey emerge che oltre la metà (52,9%) delle imprese lodigiane si attende un aumento del fatturato nel 2024 rispetto al 2023mentre il 23,5% prevede stabilità e un altrettanto 23,5% una diminuzioneCon riferimento al 2025, cresce al 58,8% la quota di imprese che si aspetta ricavi in aumento; il 19,6% stabili, il 21,6% in riduzione. Tra i rischi maggiormente evidenziati dalle imprese è il reperimento di profili lavorativi in linea con le proprie esigenze, e la preoccupazione per un calo della domanda.

Ben 148 aziende che fanno parte della classifica 2024 erano già presenti nella classifica di sei anni fa e il loro fatturato totale è aumentato di oltre il +57%, arrivando a 8,8 miliardi di euro nel 2023.

Sono queste le principali evidenze dell’edizione 2024 di TOP 300 Lodiil progetto di ricerca e di analisi economico-finanziaria delle 300 maggiori imprese per fatturato, realizzato dal Centro Studi di Assolombarda, in collaborazione con PwC Italia e con il sostegno di Banco BPM.

“Le imprese lodigiane dimostrano grande solidità anche in uno scenario complesso a livello internazionale: l’edizione di quest’anno registra che la quota di aziende in utile è pari al 91%, il valore più alto registrato finora dalle nostre rilevazioni – ha dichiarato Alessandro SpadaPresidente di Assolombarda -. In una fase di generale rallentamento dell’economia, vanno stimolati gli investimenti per dare continuità ai grandi risultati raggiunti in questi anni. Per questo motivo ci aspettiamo l’introduzione dell’Ires Premiale nella Legge di Bilancio e la semplificazione di Transizione 5.0, misure fondamentali per favorire l’innovazione, una delle chiavi di competitività per le nostre imprese. Se vogliamo vincere la sfida della transizione digitale, occorre inoltre agire sia sulla formazione di professionisti con competenze sulle nuove tecnologie sia sulla riduzione della burocrazia. Due urgenze che si sommano alla necessità di inserire il nucleare moderno nel mix energetico: solo in questo modo riusciremo ad avere un’energia costante e ad un prezzo competitivo, uno dei requisiti per poter sviluppare la transizione digitale che è fortemente energivora”.

Il quadro economico

All’interno di un quadro internazionale instabile, le realtà produttive della provincia di Lodi sono, dunque, riuscite a proseguire lungo il percorso di rilancio avviato dopo la crisi pandemica, pur con una velocità più ridotta nel complesso del 2023 rispetto agli anni precedenti. Lo scorso anno, la produzione manifatturiera lodigiana era aumentata del +1,6%, in netta decelerazione rispetto al 2022, ma tenendo decisamente di più rispetto all’industria lombarda (+0,2%). Le esportazioni lodigiane erano cresciute del +5,3% (+0,5% l’incremento a livello regionale), raggiungendo il record di 5,7 miliardi di euro nei dodici mesi.  Nel dettaglio quasi il 60% delle esportazioni lodigiane si dirigono verso due paesi europei: la Spagna (per ben il 48,9% nel 2023) e la Francia (per il 10,9%), mentre è inferiore l’esportazione verso la Germania (terzo partner commerciale ma con una quota limitata, pari al 4,8%) e gli USA (1,2%), che presentano attualmente diversi elementi di incertezza. La progressione si è irrobustita nel corso del 2024nel primo trimestre i livelli di produzione della manifattura lodigiana hanno superato del +2,6% quelli di inizio 2023 e le esportazioni sono cresciute del +14,4%, trainate totalmente dal settore dell’elettronica (+32,8%). La crescita si è fatta più intensa nel secondo trimestre, con la produzione manifatturiera in aumento del +5,6% rispetto a un anno prima e le esportazioni del +17,7%. Nel terzo trimestre, l’attività del manifatturiero ha segnato un +2,1% tendenziale.

In conclusione, nel complesso del 2024, le stime per il territorio di Lodi sono di una crescita del PIL pari al +0,6%, leggermente superiori alle previsioni per l’Italia (+0,5% secondo Prometeia). L’acuirsi dell’incertezza e il perdurare della stagnazione europea condizionano l’evolvere dell’attività delle imprese, soprattutto con riferimento alla domanda interna, e ne riducono la dinamicità.

Si amplia il numero delle imprese che quest’anno rientrano nella classifica Top Lodi, – ha affermato Fulvio PandiniPresidente della Sede di Lodi di Assolombarda – passando da 200 a 300. Un dato che mette in luce la vitalità del nostro tessuto economico che dal post Covid ha ricominciato il suo percorso di rilancio. Il nostro è un territorio che è cresciuto, ha saputo trasformare e rafforzare le proprie radici grazie a una sempre più forte apertura ai mercati internazionali e quindi alla capacità di stare nella competizione globale. Ne è un esempio il dato sull’export che ha fatto registrare il nuovo record di 5,7 miliardi di euro in un anno, nonostante il contesto internazionale sia instabile e inevitabilmente influenzi anche le aziende lodigiane. Quello che preoccupa è la mancanza di figure professionali adeguate che per oltre la metà delle imprese è una criticità, un gap che, se non adeguatamente colmato, potrebbe minare la competitività del nostro tessuto produttivo”.

Prospettive e rischi – le evidenze della survey

Le indicazioni raccolte da Assolombarda presso un campione di imprese nel lodigiano dell’industria e dei servizi innovativi segnalano una crescita decelerata dell’economia del territorio nel 2024 e attese volte al maggiore ottimismo per il 2025. Il quadro, dunque, è coerente con le rilevazioni a livello macro, con previsioni di PIL per Lodi che si attestano al +0,9% nel 2025, una espansione ancora una volta superiore a quella nazionale (+0,7% nello scenario di Prometeia). Il 52,9% delle imprese lodigiane dichiara nei preconsuntivi un aumento del fatturato nel 2024 rispetto al 2023, mentre il 23,5% si attende una stabilità e un altrettanto 23,5% una diminuzione. La fotografia è meno rosea rispetto a quanto previsto nella rilevazione dello scorso autunno, quando la quota di imprese che stimava un aumento di fatturato per quest’anno era il 57%.

In termini di margini, il 37,3% delle aziende si attende un Ebit in crescita nel 2024, il 35,3% stabile e il restante 27,5% in contrazione. Nei primi dieci mesi di quest’anno, le imprese del territorio hanno condiviso un chiaro ostacolo: la difficoltà nel reperimento di figure professionali adeguate, segnalata dall’88% delle aziende come rischio ‘medio-alto’ per la propria attività.

Guardando avanti, nel 2025 cresce al 58,8% la quota di imprese lodigiane che prevede un fatturato in aumento; cui si affianca il 19,6% che si aspetta una stabilità e il 21,6% che delinea una riduzione. Riguardo ai rischi, le imprese avvertono ancora l’ostacolo riguardante il reperimento di profili lavorativi in linea con le proprie esigenze (88% dei rispondenti lo definisce come rischio ‘medio-alto’). Inoltre, si intensifica notevolmente la percezione dei rischi legati al panorama internazionaleil 60% delle imprese considera come rischio ‘medio-alto’ l’aumento del costo dell’energia, il 73% i rincari delle materie prime e il 75% l’insufficienza di domanda.

La classifica Top300

I ricavi, riferiti al 2023, si attestano, in base all’indagine, da un minimo di 4,2 milioni di euro a un massimo di 1,9 miliardi di euro. La soglia massima di fatturato risulta, inoltre, in crescita rispetto ai dati illustrati nel 2023. I ricavi aggregati delle 300 aziende, infatti, raggiungono i 14,4 miliardi di euro e la somma algebrica dei rispettivi risultati di esercizio ammonta a 663 milioni di euro. Grazie all’innesto delle nuove imprese in classifica, il fatturato complessivo aumenta del +12,3% rispetto all’anno scorso; tuttavia, il reddito di esercizio aggregato mostra un arretramento del -6,4%, a causa di un ristretto numero di grandi imprese che hanno registrato un calo della redditività.

In cima alla classifica sono due le aziende che superano il miliardo di euro di fatturato: Zucchetti Group S.p.A. (Lodi) con 1,9 miliardi di euro e Sasol Italy S.p.A. (Terranova dei Passerini), 1,5 miliardi di euro. Completano la “top 10”, a partire dalla terza posizione: Sodalis S.r.l. (Lodi Vecchio), Sipcam Oxon S.p.A. (Lodi), Gruppo Itelyum (Pieve Fissiraga), Prysmian cavi e sistemi Italia S.r.l. (Merlino), Gruppo Di Martino (Guardamiglio), MTA S.p.A. (Codogno), Ibsa Farmaceutici Italia S.r.l. (Lodi) e Aperam stainless services & solutions Italy S.r.l. (Massalengo).

2023 e 2022: uno sguardo agli indicatori di performance

Focalizzandosi sulle realtà presenti in classifica sia l’anno scorso che quest’anno, nei dati 2023 si osserva un rallentamento della crescita del fatturato aggregato, che registra un incremento del +1,9%. I valori di fatturato sono comunque superiori del +42,3% rispetto a quelli del 2019 pre-Covid.  A conferma della sostanziale stabilità del fatturato rispetto all’anno precedente, poco più della metà (il 56,4%) delle aziende del campione registra un aumento dei ricavi, una quota in netto calo dall’79,9% nel 2022.

La redditività rimane, invece, straordinaria e in crescita: considerando tutte le 300 imprese in classifica, l’EBIT mediano sui ricavi passa dal 4,8% nel 2022 al 6,1% nel 2023, il ROE mediano dal 11,7% al 13,11%, nuovo record. Infine, la quota di aziende in utile nel 2023 si attesta al 91,0%, meglio che nel 2022 (89,5%) e al massimo storico dal 2017.

La classifica “Top of the Tops”

Nel contesto di incertezze e turbolenze degli ultimi anni, sono state significative le prestazioni di alcune imprese che hanno mostrato capacità di adattamento e resilienza straordinarie: si tratta di 10 aziende definite, quest’anno, “Top of the Tops”, che hanno fatto registrare gli aumenti di fatturato più importanti (in percentuale) tra il 2017 e il 2023.  Nel complesso, ben 148 aziende che fanno parte della Classifica Top300 di quest’anno erano già presenti nell’edizione Top200 del 2018. Il loro fatturato totale, pari a 5,6 miliardi di euro nell’esercizio di bilancio 2017, è aumentato di oltre il 57% arrivando a 8,8 miliardi di euro nel 2023. Anche il fatturato mediano è cresciuto sensibilmente da 14,9 a 21 milioni di euro (+41,1%).
Si tratta tassi di crescita cumulati particolarmente elevati, che testimoniano la capacità delle top imprese lodigiane di espandere in maniera significativa il proprio giro d’affari.

Al primo posto si posiziona Azeta S.r.l. che ha registrato una crescita del fatturato di ben il +370% nel periodo considerato, quasi cinque volte il valore attuale rispetto ad allora. Al secondo posto Zucchetti Group S.p.A. che ha più che quadruplicato il suo fatturato (+325%). Al terzo posto si posiziona Ceresa S.r.l., il cui fatturato è cresciuto del 313% tra il 2017 e il 2023. A seguire, si trovano: Mariani S.r.l. (+249%),; Stella Bianca S.r.l. (+218%);  Olympus Italia S.r.l. (+216%),; I.C.R. Industrie Cosmetiche Riunite S.p.A. (+205% il fatturato nel 2023 rispetto al 2017); IBSA farmaceutici Italia S.r.l. (+189%); Solana società agricola S.p.A. (+166%);  Tendarredo S.r.l.(+162%).

La classifica dei primi 5 comuni per fatturato

Sono 5 i comuni che rappresentano quasi il 62% dei ricavi della provincia: 8,9 miliardi di euro sui 14,4 totali. Se si analizza la distribuzione territoriale delle imprese 95 delle 300 aziende hanno sede in soli due comuniLodi (59) e Codogno (36). In termini di fatturato, la concentrazione si accentua nel comune di Lodi (4,4 miliardi di euro, il 30,8% del fatturato complessivo della TOP300), seguito a distanza dai comuni di Terranova dei Passerini (1,5 miliardi, 10,2%), Codogno (1,2 miliardi, 8,3%), Lodi Vecchio (962 milioni, 6,7%) e Pieve Fissiraga (798 milioni, 5,5%). Questi Ovviamente, sulle somme su base comunale incidono, talvolta, poche realtà particolarmente grandi.

“L’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale risulta ancora particolarmente sfidante per la maggior parte delle imprese del Lodigiano- ha affermato Fabio Chierico partner PwC Italia– Cominciano comunque ad emergere soluzioni tecnologiche molto accessibili che stanno incoraggiando le aziende ad investire in percorsi di trasformazione digitale. Questo nuovo slancio, unito a percorsi di formazione specifici per le persone, potrebbe rappresentare l’onda lunga di cui molte imprese hanno bisogno per sperimentare, evolversi e sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Le opportunità per le imprese di Lodi e provincia sono davvero importanti ed è fondamentale che vengano colte per garantire la crescita del territorio, anche nel lungo periodo.”

Focus Intelligenza Artificiale

L’analisi condotta da PwC Italia e Assolombarda sulle aziende associate del territorio di Lodi e provincia fa emergere che il 45% delle imprese non ha ancora valutato la possibilità di ottenere dei risultati tangibili in termini di incremento dei ricavi, miglioramento della qualità dei prodotti e aumento dell’efficienza operativa, dall’applicazione di soluzioni AI nei processi produttivi. Il 37,3% sta prendendo in considerazione questa possibilità, meno del 16% le sta sperimentando e solo il 2% le adotta nei processi core dell’azienda.

Le prospettive di adozione di soluzioni AI, invece, migliorano soprattutto per quanto attiene l’attività documentale, come ad esempio traduzioni, estrazioni di informazioni, analisi dati, e redazione di reportistica. In questo caso il 37,3% delle aziende sta prendendo in considerazione alcuni casi d’uso, anche se ancora non ha implementato alcuna soluzione. Il 17,6% delle imprese sta avviando dei progetti pilota e il 5,9% e ha già implementato alcuni casi d’uso con applicazioni funzionanti e in produzione. Il 39 % delle aziende, però, non ha ancora valutato nessuna di queste possibilità.

Le nuove tecnologie impattano anche sul fronte ESG e sul possibile aumento delle performance. Anche in questo caso, però, la maggioranza delle aziende del territorio non ha ancora preso in considerazione la possibilità di utilizzare soluzioni digitali per adeguarsi ai nuovi standard previsti dalla normativa CSRD. Solo il 19,6% delle aziende ha dichiarato di avere una collezione ed elaborazione dei dati largamente automatizzata associata ad un processo strutturato per la definizione di azioni di intervento e un’azienda su 3 sta iniziando a valutare la cosa mentre il restante 5,9% sta adottando soluzioni che prevedano un parziale tracciamento delle informazioni, mantenendo comunque una buona parte di attività manuale.

Ancora più indietro rispetto all’adozione di soluzioni digitali è la valutazione circa la possibilità di ricorrere agli incentivi relativi al piano Transizione 5.0 per gli interventi sul consumo energetico: il 48% delle aziende non ha ancora preso in considerazione questa possibilità e Il 15,7% ha dichiarato di aver utilizzato in modo opportunistico il piano Industria 4.0 ma di non aver ancora preso in considerazione altre misure, mentre il 31,4% ha iniziato la fase di valutazione. Solo il 5,9% delle aziende ha dichiarato di attendere dal piano Transizione 5.0 un’ulteriore accelerazione verso la riduzione dei consumi energetici, un trend dovuto anche ad elementi di complessità per l’accesso alle agevolazioni.

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