Studio sulla crisi energetica: “Avrà impatto su ripresa economica”
Agli inizi del mese di agosto numerose testate giornalistiche nazionali ed internazionali hanno riportato la notizia della ricerca condotta dai professori Marco Mele (Unicusano) e Cosimo Magazzino (Roma Tre) ed altri docenti di università straniere relativamente ad un loro studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Energy Reports.
Gli studiosi, attraverso un complesso modello basato sulla Wavelet Analysis, hanno verificato la presenza di un nesso di causalità tra consumo di energia e crescita economica in Italia gettando le basi per riuscire un domani a prevedere i valori futuri del PIL reale italiano.
Gli autori, nel loro studio sottoposto a revisione paritaria anonima internazionale, hanno dimostrato che una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del PIL dell’Italia che va da 2,61–2,85 anni ad un massimo di 3,5 anni.
Pertanto, una politica economica basata sulla riduzione del consumo di energia – così come oramai si sta prospettando – avrà sicuramente un effetto avverso sulla ripresa economica dell’Italia post crisi pandemica.
Ed ora, a soli 20 giorni dalla pubblicazione stampa della notizia dello studio di Mele e Magazzino, le cose non vanno certo migliorando ed altri paesi pilastri dell’Unione Europea stanno per varare misure volte alla riduzione drastica dei consumi energetici.
Marco Mele e Cosimo Magazzino avvertono che “la riduzione del consumo di gas in Italia, correlato con l’aumento dei costi dell’energia, potrebbe generare un processo di lockdown produttivo nel nostro paese anticipando quanto dimostrato nel nostro studio”.
In tal caso, precisano i professori, dalla crisi energetica si passerebbe velocemente ad una crisi economica che genererebbe una vera e propria emergenza sociale.
I professori consigliano di non continuare ad attendere ancora ma attuare tutte quelle misure che permettano di ottenere dalle energie rinnovabili maggiore capacità di quanto ricaviamo oggi attraverso, ad esempio, l’ammodernamento degli impianti per l’accumulo di fine ciclo.