STUDI – Verso la fine della stagione del basso costo del credito? L’analisi nel report di Confartigianato
Ad aprile 2022 l’inflazione armonizzata si colloca al 7,5% nell’Eurozona e al 6,6% in Italia, per poco meno dei due terzi determinata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici. Con l’obiettivo di frenare la dinamica inflazionistica, le autorità adottano una politica monetaria meno accomodante: la Bce prospetta nel terzo trimestre dell’anno un termine degli acquisto di titoli, con un successivo – probabilmente da luglio – primo aumento dei tassi di interesse.
Si delinea il rischio di una sincronizzazione pro-ciclica delle politiche economiche: in uno scenario di stagflazione, la politica monetaria restrittiva si potrebbe pericolosamente sincronizzare con una politica fiscale “prudente”, come indicato nelle raccomandazioni della Commissione europea pubblicate lunedì scorso, finalizzata a garantire una riduzione del debito.
Il prossimo aumento dei tassi di interesse si associa ad un debito del settore privato che nei 27 paesi dell’Ue, dopo diversi anni di graduale calo, nel 2020 è salito al 119 % del PIL, il livello più elevato dal 2015.
Nel corso del mese di maggio si è registrato un rialzo dello spread Btp-Bund; l’Italia, con una spesa per interessi di 65,9 miliardi nel 2022, pari a 3,5% del PIL, è più esposta alle tensioni sul costo del debito pubblico, le quali si ribaltano in un aumento dei costi di finanziamento delle banche e delle imprese, amplificando gli effetti restrittivi del rialzo dei tassi di riferimento della Bce.
La prossima scadenza di operazioni di rifinanziamento delle banche da parte della Bce potrebbe influenzare sia l’offerta di credito alle imprese che l’acquisto dei titoli di stato, un fattore particolarmente critico dopo il termine degli acquisti da parte della Bce.
Con il protrarsi del conflitto in Ucraina, sale l’incertezza e si riduce la propensione ad investire: secondo i dati pubblicati oggi dall’Istat, a maggio risultano in ulteriore calo i giudizi sugli ordini di beni strumentali, mentre le attese rimangono su livelli bassi.
Il contesto particolarmente complesso che caratterizza il mercato del credito è delineato nell’analisi contenuta nell’Elaborazione Flash ‘Le tendenze del credito alle imprese nella primavera del 2022’ pubblicata dall’Ufficio Studi di Confartigianato.
Rallenta la crescita del credito alle imprese: secondo gli ultimi dati disponibili per classe dimensionale, a dicembre 2022 i prestiti alle micro e piccole imprese (MPI) salgono dell’1,1% a fronte del +1,7% del totale delle imprese. A livello territoriale si osserva un maggiore dinamismo del credito alle MPI nel Mezzogiorno e nel Centro. Per le imprese artigiane si registra una dinamica meno favorevole. Nel primo trimestre del 2022 sale in modo diffuso la quota di imprese che riportano difficoltà di accesso al credito.
Dopo la drammatica crisi di liquidità scatenata dalla pandemia, la gestione della finanza d’impresa rimane complessa: il 15,7% delle imprese riscontra criticità nella liquidità e gestione delle fonti di finanziamento tali da compromettere i propri piani di sviluppo nel primo semestre del 2022.
Gli interventi statali hanno sostenuto l’aumento dei prestiti ed attutito gli effetti recessivi: nei due anni dallo scoppio della pandemia (II trimestre 2020- I trimestre 2022) le istanze di fallimento sino sono ridotte del 24,8% rispetto alla media del biennio precedente.
Il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto a quelli in bonis rimane su livelli storicamente bassi, anche se il pieno impatto della pandemia sulla qualità del credito potrebbe verificarsi con ritardo, dopo la completa eliminazione delle misure di sostegno.