STUDI CONFARTIGIANATO – Tassi BCE invariati, per imprese in Italia costo del credito più alto in Ue e calo del 2,7% degli investimenti
Prosegue la navigazione ‘a vista’ dell’ autorità monetaria europea, dopo che il Consiglio direttivo della BCE nella seduta odierna ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, confermando che “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione” e “senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. In parallelo, va osservato che il tasso di inflazione dell’area dell’euro scende al 2,5% a giugno 2024, in calo rispetto al 2,6% di maggio. Un anno prima l’inflazione era del 5,5%. I tassi di inflazione più bassi sono stati registrati in Finlandia (0,5%) e Italia (0,9%). La BCE indica che “le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”.
A rischio la ripresa degli investimenti – Come ha già sottolineato Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, l’incertezza nella velocità di discesa dei tassi ostacola le decisioni di investimento delle imprese, frenando le transizioni, demografica, digitale e green. Nel primo trimestre del 2024 investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua, dopo un 2023 in cui la propensione a investire delle imprese è scesa al 18,7% del valore aggiunto, oltre punto in meno del 19,9% dell’anno precedente. Le incertezze sui tempi e intensità dell’allentamento monetario si intrecciano pericolosamente con la prospettiva di una politica fiscale restrittiva, dopo l’avvio della procedura di infrazione per eccesso di deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi Ue. Infine, ulteriori spinte recessive derivano dal ritardo della ripresa del commercio internazionale.
La stretta monetaria più marcata per le imprese italiane – Le politiche europee per contrastare l’inflazione hanno portato il tasso ufficiale dell’Eurozona da essere pari a zero a giugno 2022 a toccare il 4,50% alla fine di settembre 2023 con dieci aumenti consecutivi. Lo scorso 6 giugno si è registrato il primo ritocco in ribasso pari a 25 punti base.
La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana, con il costo del credito alle imprese che a maggio 2024 è pari a 5,45% ed è il più alto tra i principali paesi dell’Eurozona, il cui tasso medio si attesta a 5,10%. Rispetto a giugno 2022 il tasso è aumentato di 382 punti base in Italia ed anche in questo caso si tratta della crescita maggiore tra i top 4 che supera anche quella media dell’Eurozona di 327 punti base.
Il caro-tassi si è tradotto in 8,9 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari per le micro e piccole imprese.
In parallelo anche i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua mentre nell’Eurozona si rileva un aumento, seppur modesto e pari allo 0,3%: in Italia il calo prosegue da oltre un anno, precisamente da febbraio 2023, mentre i prestiti alle imprese nell’Eurozona sono in crescita da dicembre 2023. Per le micro e piccole imprese (MPI) il calo dei prestiti è più marcato e arriva a a marzo 2024 arriva a segnare una flessione dell’8,1%.
Dinamica degli investimenti delle imprese
I tri. 2011-I tri. 2024, var. % tendenziale, valori correnti, società non finanziarie – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Costo del credito bancario nella stretta monetaria e dinamica prestiti per le imprese nei principali paesi dell’Eurozona
Maggio 2024. Tasso % su nuove operazioni e variazione % tendenziale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca centrale europea e Banca d’Italia