STUDI CONFARTIGIANATO – Spesa R&S nelle MPI +15,8%, ritmo doppio della media. Con la velocità delle piccole imprese target Ue raggiunto in 3 anni
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Le attività di ricerca e sviluppo (R&S) rappresentano una variabile chiave per la valutazione della competitività dei sistemi economici, consentendo di incorporare elevati contenuti di conoscenza nella produzione di beni e servizi, con impatti positivi sul grado di innovazione e sulla produttività. Le spesa in R&S attiva una domanda di lavoro con una elevata qualificazione: nelle imprese la quota di addetti alla R&S con laurea e post laurea è del 45,9%, il doppio del 23,1% relativo al totale degli occupati in Italia.
Spesa R&S, un gap con l’UE da recuperare – Rispetto all’obiettivo generale della Strategia Europa 2020, “per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile”, che prevede di aumentare gli investimenti pubblici e privati in R&S nell’Unione fino a un livello del 3% del Pil, l’Italia si è posta come obiettivo il raggiungimento – nel 2020 – di un livello di spesa in R&S in rapporto al Pil pari all’1,5%. Nel 2018 la spesa per ricerca e sviluppo è all’1,43% del PIL, sensibilmente inferiore alla media UE del 2,11% del PIL. Nell’ambito dei piani da finanziare con Next Generation EU, il documento contente le linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza, varato dal Governo a metà settembre, indica tra gli obiettivi quello di “portare la spesa per Ricerca e Sviluppo (R&S) al di sopra della media UE”. Un obiettivo ambizioso, ma che sarebbe raggiungibile, in una fase normale di ciclo economico, in soli tre anni se le risorse complessive per la ricerca in Italia crescessero con lo stesso ritmo registrato dalle micro e piccole imprese, come documentiamo qui di seguito.
Spesa R&S più dinamica nelle micro e piccole imprese – L’analisi dell’ultimo report dell’Istat evidenzia che nel 2018 la spesa in ricerca e sviluppo è salita a 25,2 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. Sono le imprese a trainare tale dinamica, con una spesa di 15,9 miliardi di euro, pari al 63,1% della spesa complessiva.
Il segmento dimensionale maggiormente dinamico è quello delle piccole imprese che segnano un aumento del 15,8% della spesa in R&S, superiore di oltre otto punti al +7,4% registrato dalla media delle imprese. Le medie imprese segnano un aumento della spesa del 9,3% mentre per le grandi il tasso di crescita si ferma al 4,6%. Crescita più contenuta per la spesa dell’Università (+2,6%) mentre è in flessione del 2,1% la spesa delle istituzioni private non profit.
Il migliore andamento nelle MPI si conferma anche nel lungo periodo: tra il 2013 e il 2018 la spesa in ricerca e sviluppo delle MPI sale al ritmo del 18,5% all’anno, a fronte del +12% delle medie imprese e il +3,2% delle grandi imprese. La quota degli investimenti in R&S delle MPI è più contenuta rispetto ad altri variabili strutturali, ma segna una vistosa crescita, passando dal 10,3% del 2013 al 17,3% del 2018. Le MPI spiegano oltre un terzo (35,5%) della maggiore spesa in R&S nell’arco del quinquennio in esame.
La crescente spesa per R&S contribuisce alla maggiore presenza di piccole imprese innovative che sono il 35% del totale e sono salite di oltre sei punti rispetto al 28,7% della precedente rilevazione. Come è ben noto nella letteratura economica italiana e internazionale, l’attività innovativa delle micro, piccole e medie imprese non è spiegabile solo dagli indicatori comunemente impiegati, ma vi sono fattori che non entrano nella contabilizzazione delle spese formali per R&S ma sono compresi in altre voci del conto economico, tra i quali prevalgono i costi di prototipazione e quelli per nuovi materiali.
L’analisi dell’Ufficio Studi questa settimana su QE-Quotidiano Energia e il focus sui driver della ripresa e gli investimenti di Next Generation EU nel 15° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Ripartire, impresa possibile’. Clicca qui per scaricarlo.