STUDI CONFARTIGIANATO – Recupero manifattura, L’Italia fa meglio di Francia e Germania. Bilancio pesante per moda e gioielleria, peggio del 2009
L’analisi dei dati pubblicati dall’Istat la scorsa settimana mostra che a settembre 2020 la produzione manifatturiera segna una flessione congiunturale del 5,7%, dopo quattro mesi di recupero. Nonostante la frenata, la produzione si colloca su un livello superiore dello 0,8% rispetto a luglio, anche se rimane al di sotto del 4,7% rispetto a febbraio 2020, il mese precedente all’esplosione della crisi Covid-19. In termini tendenziali, la produzione a settembre scende del 5,9% rispetto ad un anno prima e nei primi nove mesi del 2020 cumula una flessione del 14,9%, che in valore equivale ad una minore produzione per 108,5 miliardi di euro. Per la manifattura italiana andò peggio nel 2009, quando l’attività nei primi nove mesi dell’anno scese del 22,3%.
Il confronto internazionale – A settembre 2020 il trend della produzione made in Italy (-5,9%, come abbiamo visto sopra) è migliore rispetto alla media Eurozona (-7,2%), alla Germania (-8,7%) e alla Francia (-6,4%). Nell’arco dell’intero terzo trimestre (luglio-settembre) dell’anno l’impulso congiunturale della produzione manifatturiera italiana è stato il più consistente rispetto a tutti gli altri paesi europei, segnando, al netto della stagionalità, un aumento del 31,4% rispetto al trimestre precedente, una spinta doppia rispetto al +16,4% della media Ue a 27: ad una crisi più profonda nei mesi bui del lockdown di primavera è seguita una più vigorosa reazione delle imprese manifatturiere italiane.
Italia recupera meglio di Francia e Germania rispetto a fine 2019 – Nel confronto con l’ultimo trimestre del 2019, precedente allo scoppio della crisi da Covid-19, con la produzione manifatturiera italiana al di sotto del 3,2% rispetto al periodo pre crisi, registrando anche in questo caso una migliore performance rispetto a Germania (-8,7%) e Francia (-6,7%).
Moda e gioielleria tra i settori più colpiti, peggio del 2009 – Cinque settori, in chiave tendenziale, a settembre risultano in territorio positivo, e nel dettaglio sono le Bevande (+8,2%), i Mobili (+5,2%, che conferma il forte recupero di agosto), Gomma e plastica (+2,9%) Legno (+2,6%, che conferma il +7,7% di agosto) e Riparazione e installazione di macchine (+0,3%).
Nel bilancio dei primi 9 mesi del 2020 si registra una maggiore tenuta per Alimentare, che contiene il calo all’1,6%, Bevande con -3,5%, Farmaceutici con -4,3% e Carta con -5,5%. All’opposto, i settori più colpiti sono quelli della moda e dell’auto: la produzione del Tessile segna -23,2%, l’Abbigliamento -29,8%, gli Autoveicoli il -30,7% e la Pelle il -34,4%. Complessivamente la moda perde il 29,9%, con effetti della crisi del 2020 che sono di intensità doppia rispetto a quelli del 2009 (-13,6%). Anche per il settore della gioielleria e lavorazione delle pietre preziose la crisi Covid-19 (-34,2% nei primi nove mesi del 2020) è peggiore della Grande crisi del 2009 (-18,1%). Va peraltro segnalato che la produzione della gioielleria, a differenza di quella della moda, nel precedente triennio aveva registrato aumenti, anche consistenti.
Il ruolo delle MPI e la vocazione artigiana della manifattura italiana – La fotografia della settore manifatturiero evidenzia che i circa 2 milioni di addetti delle micro e piccole imprese rappresentano la maggioranza (54,0%) degli occupati del settore. L’Italia è il primo paese dell’Ue a 27 per occupati nelle micro e piccole imprese manifatturiere, superiore del 28% al milione e mezzo di addetti delle MPI manifatturiere della Germania, due volte e mezzo gli 800 mila addetti in Francia. La produzione manifatturiera italiana presenta una elevata vocazione artigiana: nelle imprese artigiane della manifattura lavorano 935 mila addetti, un quarto (25,5%) degli occupati del settore e il 34,8% del totale degli addetti dell’artigianato.