STUDI CONFARTIGIANATO – Prosegue la salita dei prezzi dei metalli, a rischio la ripresa per le MPI del settore, più presenti in Veneto, Marche ed Emilia-Romagna
A inizio 2021 si intensifica la spinta dei prezzi dei metalli dopo un anno drammatico per le aziende del comparto. I dati pubblicati negli ultimi giorni da Istat ed Eurostat indicano che a gennaio 2021 i prezzi alla produzione manifatturiera, al netto dell’energia, crescono dello 0,4% su base annua; tra le attività manifatturiere, gli aumenti tendenziali più elevati interessano il settore della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+2,4%). Per il comparto più a monte della filiera, la metallurgia, i prezzi salgono del 5,2%, di quasi un punto superiore al +4,3% dell’Eurozona.
Sul comparto prosegue la pressione dei prezzi internazionali delle materie prime. Secondo l’ultimo aggiornamento del Fondo Monetario Internazionale, a febbraio 2021 i prezzi dei metalli salgono del 53,6% rispetto un anno prima, consolidando l’aumento del 42,3% di gennaio: era da dieci anni che non si registravano tassi di crescita così elevati. Segnali di crescita anche per altre materie prime, con la gomma in salita del 46,9%. L’indice dei materiali di input per l’industria manifatturiera sale del 43,9%, mentre l’indice delle materie prime non energetiche sale del 24,6%, diffondendo in numerosi settori manifatturieri pesanti segnali inflazionistici. L’incremento dei costi generano tensioni sul conto economico delle imprese e mettono a repentaglio la ripresa – segnalata dal miglioramento a febbraio 2021 delle attese sugli ordinativi, dopo il crollo della domanda dello scorso anno. Nel 2020 il fatturato nel settore dei prodotti in metallo è sceso del 10,5%, con una riduzione di 9,2 miliardi di euro, mentre l’export si è ridotto di 2.129 milioni (-10,3%).
Nel settore dei prodotti in metallo, primo settore della manifattura per occupati nelle micro e piccole imprese (MPI) e il principale settore dell’artigianato manifatturiero, operano 65 mila imprese con meno di cinquanta addetti, in cui lavorano circa 389 mila addetti, mentre nelle oltre 45 mila imprese artigiane si contano 193 mila addetti, il 35,2% del settore.
In chiave territoriale, il peso dell’occupazione delle MPI dei prodotti in metallo sul totale dell’economia è più elevato nel Veneto e nelle Marche, pari al 3,3% del totale degli addetti del totale delle imprese; seguono, con valori superiori alla media nazionale del 2,2%, Emilia-Romagna con 3,1%, Friuli-Venezia Giulia con 2,9%, Piemonte con 2,8%, Lombardia con 2,7% e Umbria con 2,5%. Le province con la maggiore specializzazione nella produzione dei metalli di MPI sono Lecco con 8,2%, Brescia con 6,5%, Vicenza con 5,1%, Pordenone e Verbano-Cusio-Ossola con 4,6%, Cremona e Gorizia con 4,4%, Bergamo con 4,2%, Treviso con 4,1% e Piacenza con 4,0%.
Una ampia analisi nell’ultimo Rapporto Meccanica, settore che comprende anche quello dei prodotti in metallo, predisposto dall’Ufficio Studi “Ripartire, impresa possibile. Investimenti, digitale e green nella Meccanica”, disponibile nell’area ‘Ricerche e studi’ del portale.