STUDI CONFARTIGIANATO – Moda, una congiuntura difficile
Dopo l’estate si è accentuato il rallentamento dell’economia a seguito del prolungamento della stretta monetaria e la frenata del commercio internazionale. Nei primi nove mesi del 2023 l’indice del volume del commercio internazionale rilevato dall’istituto indipendente olandese Cpb scende del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il caro tassi determinato dalla stretta monetaria della BCE riduce la domanda di credito e comprime gli investimenti, mentre i consumi sono penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie. A settembre 2023 il costo del credito bancario per le imprese in Italia risulta di 376 punti base superiore a giugno 2022, mese precedente l’avvio della stretta da parte della Banca centrale europea (BCE), un aumento di cinquanta punti superiore a quello di 326 punti base registrato nell’Eurozona. A settembre i prestiti alle imprese scendono del 6,7%, intensificando il calo del 6,2% di agosto.
Nel secondo trimestre 2023 ristagna (+0,2%) la spesa delle famiglie, mentre gli investimenti segnano un marcato calo congiunturale (-1,7%), in controtendenza rispetto alla media europea (+0,4% in Ue a 27).
Focus Moda – Le spinte recessive in atto penalizzano in modo particolare il comparto della moda, quello maggiormente colpito dalla recessione del 2020, impedendo il completo recupero dei livelli produttivi pre pandemia. La moda è uno dei settori del made in Italy a maggiore vocazione artigiana: nel tessile, abbigliamento e calzature sono 32.974 le imprese artigiane, pari al 61,8% del totale del settore, e danno lavoro a 138.900 addetti.
Nei primi nove mesi del 2023 la produzione delle imprese della Moda in Italia cumula un calo su base annua del 6,0%, più marcato del calo del 2,1% della manifattura. A ottobre 2023 il saldo delle attese sugli ordini per il settore entra in territorio negativo (-8 dal +2 a settembre).
Sul fronte dei consumi, nei primi nove mesi del 2023 il valore delle vendite al dettaglio sale del 3,7%, con una maggiore debolezza per abbigliamento e pellicce (1,4%) e calzature, articoli in pelle e da viaggio (+0,6%).
Per quanto riguarda il volume delle esportazioni della Moda, nei primi otto mesi del 2023 si registra un calo pari all’8,3% e più marcato rispetto al calo del 5,0% del Manifatturiero.
Nei primi nove mesi del 2023 il valore delle esportazioni della Moda sale di un limitato +1,3%, combinazione di +4,4% nei paesi Ue e di un calo dell’1,2% verso i paesi extra Ue.
Tra i maggiori mercati Ue si registra un aumento del valore dell’export Moda del +14,7% in Francia, del +2,3% in Germania e del +2,0% in Spagna. Nei maggiori paesi extra Ue da segnalare il +14,7% in Giappone e il +9,0% in Cina mentre si registrano cali del 2,4% nel Regno Unito, del 4,8% negli Stati Uniti e del 28,7% in Svizzera. Torna a salire l’export verso la Russia (+27,7% rispetto primi nove mesi del 2022), con un livello che rimane al di sotto dell’11,5% rispetto al corrispondente periodo del 2021, precedente all’invasione dell’Ucraina.
In chiave territoriale, tra la sei maggiori regioni esportatrici di prodotti della Moda (90,8% dell’export totale), nel primo semestre del 2023 l’export del tessile, abbigliamento calzature sale più della media (+5,1%) nelle Marche con +16,6% su base annua, in Piemonte con +12,6%, in Lombardia con +10,7% ed Emilia-Romagna con +7,7%. Dinamica positiva, ma più debole, per il Veneto (1,2%), mentre segna una flessione la Toscana (-4,2). Qui l’Appendice con i dati per regione e provincia sull’export della Moda.
“Per la moda, così come per tutti i settori-simbolo del made in Italy – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – sono necessarie politiche economiche a misura di artigiani e di micro e piccole imprese, capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva. C’è ancora molto da fare per liberare le nostre energie e va sgombrata la strada dai tanti ostacoli che intralciano il cammino degli imprenditori. Riduzione della pressione fiscale, semplificazione della burocrazia, un accesso facile al credito e a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e ai progetti di innovazione digitale e tecnologica, di transizione ecologica e di internazionalizzazione. Bisogna favorire la creazione e la trasmissione delle imprese, snellire tempi e modalità per accedere agli incentivi. Abbiamo bisogno di interventi mirati ai settori più innovativi, ma servono anche progetti di valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale”.
In un debole quadro congiunturale va sottolineata la tenuta del mercato del lavoro. Negli ultimi dodici mesi a giugno 2023 gli occupati delle imprese della Moda salgono dello 0,4% su base annua, in controtendenza rispetto alla flessione del 2,3% della media Ue. Tra gli altri maggiori paesi produttori si osserva una crescita dell’occupazione in Portogallo (+3,3%), Francia (+2,7%) e Spagna (+1,8%), mentre segnano una flessione Romania (-1,9%) e Polonia (-11,3%).
Secondo l’ultima rilevazione di Unioncamere-Anpal, le previsioni di assunzione nelle imprese del tessile, abbigliamento e calzature nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024 sono pari a 33mila unità, in aumento di 7mila unità rispetto ai 26mila rilevato nel corrispondente trimestre novembre 2022-gennaio 2023.
Persiste una elevata difficoltà di reperimento del personale specializzato: sono difficili da reperire i 63,7% degli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni.
Dinamica export Moda nel primo semestre 2023 nelle maggiori regioni
Primo semestre 2023, var. % tendenziale, prime sei regioni con 90,8% export – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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