STUDI CONFARTIGIANATO – Manifattura italiana più reattiva dopo l’emergenza e la forza dei territori della piccola impresa diffusa
Tra le diverse sfumature della ripresa dell’economia italiana, una particolare rilevanza è data dalla competitività del sistema manifatturiero che riporta le esportazioni al di sopra dei livelli pre-Covid-19, con una intensità maggiore rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. Alle maggiori vendite all’estero corrisponde un recupero più accelerato dell’attività produttiva.
L’analisi degli ultimi dati resi disponibili da Eurostat mostra che nei primi 8 mesi del 2021 il valore delle vendite all’estero delle imprese italiane supera del 4,9% quello registrato nello stesso periodo del 2019, sovraperformando la crescita dell’1,3% dell’export tedesco mentre si evidenziano maggiori difficoltà per la Francia, che rimane in territorio negativo (-6,6%).
Lo stimolo della domanda estera contribuisce all’attivazione dell’offerta. L’esame dei dati sulla produzione pubblicati ieri dall’Ufficio statistico dell’Unione europea evidenzia il sensibile ritardo della ripresa nella maggiore economia dell’Unione: nei primi 8 mesi del 2021 la produzione manifatturiera in Germania è del 6,9% inferiore allo stesso periodo del 2019. Analogo ritardo per la Francia (-6,1%), mentre l’Italia presenta una performance migliore, con un avvicinamento ai livelli di attività precedenti al pre-pandemia (-1,7%).
I settori, tra recupero e ritardo – Nel dettaglio in tredici settori la produzione del 2021 della manifattura italiana cresce rispetto ai livelli pre-Covid-19 e, contemporaneamente, segnano una performance migliore dei competitor tedeschi. Nel legno la produzione dei primi otto mesi del 2021 sale del +9,4% superiore allo stesso periodo del 2019; seguono le apparecchiature elettriche con +7,2%, vetro, ceramica, cemento, ecc. con +6,7%, computer ed elettronica con 6,6%, mobili con +6,4%, Altre manifatture con +4,3%, bevande con +4,2%, metallurgia con +3,7%, gomma e materie plastiche con +3,7%, alimentari con +1,5%, riparazione macchinari con +1,4%, prodotti in metallo con +1,0% e carta con +0,1%.
La ripresa non è completamente diffusa: segna un ritardo la produzione di autoveicoli (-8,5%) mentre è ancora profonda la crisi della moda, con tessile a -11,1%, pelle a -22,4% e l’abbigliamento a -35,7%, un livello di produzione inferiore di oltre un terzo di quanto realizzato prima della pandemia. In questo settore chiave del made in Italy Nel corso di quest’anno si colgono timidi segnali di reazione, con la produzione del comparto moda che ad agosto 2021, al netto della stagionalità, è del 4,7% superiore ai livelli di fine 2020, registrando un aumento congiunturale della produzione in cinque degli otto mesi dell’anno.
Le chiavi del successo del made in Italy: piccole imprese e territori – Alla migliore reattività della manifattura italiana contribuiscono le micro e piccole imprese che rappresentano il 50,8% dell’occupazione totale, una quota più che doppia del 24,4% della Francia e del 19,7% della Germania. Nel complesso dei settori manifatturieri in recupero – nei quali i livelli di attività sono superiori a quelli pre-crisi – si contano oltre 1,3 milioni di addetti delle micro e piccole imprese manifatturiere, pari al 68,4% dell’occupazione nelle MPI della manifattura.
I territori del made in Italy: un confronto europeo – L’analisi condotta su 232 regioni europee (classificazione Nuts 2) vede 5 regioni italiane nelle prime 20 posizioni per occupazione manifatturiera. Al primo posto troviamo la Lombardia con 944 mila occupati, seguita da Stoccarda con 640 mila, Veneto con 543 mila ed Emilia-Romagna con 463 mila. Seguono, all’11° posto il Piemonte con 376 mila occupati e al 16° posto la Toscana con 312 mila.
L’analisi su 1148 province europee (classificazione Nuts 3) vede quattro province italiane nelle prime dieci posizioni nell’Unione per occupazione manifatturiera: Milano è al 2° posto dietro a Barcellona (Spagna), collocandosi davanti a Stredoceský kraj (Rep. Ceca), Torino, Área Metropolitana do Porto (Portogallo), Madrid (Spagna), Moravskoslezský kraj (Rep. Ceca), Brescia, Vicenza e Jihomoravský kraj ((Rep. Ceca).
Nella top ten delle province manifatturiere, Vicenza è quella con la più alta quota di occupazione manifatturiera, pari al 34,8%, davanti ai territori cechi di Stredoceský kraj (31%) e Moravskoslezský kraj (29,6%) e a Brescia (26,4%).
Il valore aggiunto manifatturiero pro capite dei territori – Secondo l’ultima rilevazione disponibile, in Italia il valore aggiunto manifatturiero è di 4.444 euro per abitante, con valori più elevati, e superiori alla media, in Emilia-Romagna con 8.230 euro per abitante, seguita da Veneto con 7.588 euro per abitante, Lombardia con 7.238 euro per abitante, Friuli-Venezia Giulia con 6.319 euro per abitante, Piemonte con 6.291 euro per abitante, Marche con 5.994 euro per abitante, Toscana con 5.288 euro per abitante e Provincia Autonoma Bolzano con 5.003 euro per abitante.
In otto province il valore aggiunto manifatturiero pro capite supera il doppio della media nazionale: Modena con 12.014 euro per abitante, Vicenza con 11.833 euro per abitante Reggio nell’Emilia con 11.352 euro per abitante, Parma con 10.135 euro per abitante, Lecco con 10.076 euro per abitante, Bergamo con 9.366 euro per abitante, Brescia con 9.256 euro per abitante e Treviso con 9.035 euro per abitante.
In altre quattrodici province si riscontra una elevata vocazione alla creazione di valore nella manifattura, con un indicatore superiore del 50% alla media nazionale: Mantova con 8.500 euro di valore aggiunto manifatturiero per abitante, Bologna con 8.356 euro per abitante, Belluno con 8.339 euro per abitante, Prato con 8.234 euro per abitante, Pordenone con 8.233 euro per abitante, Cremona con 8.109 euro per abitante, Novara con 7.651 euro per abitante, Cuneo con 7.538 euro per abitante, Varese con 7.492 euro per abitante, Padova con 7.290 euro per abitante, Monza e della Brianza con 7.128 euro per abitante, Arezzo con 6.895 euro per abitante, Fermo con 6.865 euro per abitante, Vercelli con 6.781 euro per abitante, Firenze con 6.686 euro per abitante.
L’analisi settoriale dei trend della ripresa 2021 è contenuta nel report ‘I trend dell’economia e il sistema delle MPI nell’autunno 2021 pubblicato nei giorni scorsi. Clicca qui per scaricarlo.