STUDI CONFARTIGIANATO – Lavoro, effetti crisi più marcati per giovani (-6%). Occupati indipendenti a -4,1%, come nella Grande crisi del 2009
L’analisi dei dati trimestrali della rilevazione continua sulla forza lavoro dell’Istat pubblicati nei giorni scorsi evidenzia che al terzo trimestre 2020 gli occupati tornano a crescere in termini congiunturali (+56 mila, +0,2%), dopo il pesante calo del secondo trimestre dell’anno, che incorpora la ricaduta del lockdown di primavera. Su base annua si evidenziano primi, pesanti, effetti della crisi Covid-19, con il numero di occupati che scende di 622 mila unità rispetto al terzo trimestre 2019, pari ad un calo del 2,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente; dopo il calo del 3,6% registrato nel precedente trimestre, si tratta della diminuzione tendenziale più intensa dal 1992 in poi. Nel confronto con gli altri maggiori paesi UE – non sono disponibili i dati del terzo trimestre dell’anno della Germania – l’occupazione scende del 3,5% in Spagna, mentre registra una maggiore tenuta (-0,6%) in Francia.
Approfondendo l’analisi della dinamica dell’occupazione nel dettaglio per posizione professionale, si osserva una forte diminuzione dei dipendenti a termine (-449 mila, -14,1%), segnano un marcato calo gli indipendenti (-218 mila, -4,1%), mentre tengono (+0,3%) i dipendenti a tempo indeterminato. Un calo così intenso del lavoro indipendente non si registrava dal primo trimestre del 2009, quando a seguito della Grande crisi, imprenditori e lavoratori autonomi scesero del 4,5%.
La recessione in corso evidenzia la maggiore fragilità del segmento dei giovani fino a 34 anni – che rappresentano più della metà dei dipendenti a termine – a cui si associa la debolezza dell’occupazione femminile e del lavoro indipendente. Al terzo trimestre 2020 l’occupazione giovanile under 35 scende del 6,0% (-314 mila giovani occupati) a fronte del calo dell’1,7% dei senior, con 35 anni e più (-294 mila unità). L’occupazione femminile scende del 3,5% (-344 mila occupate), a fronte del calo del 2,0% di quella maschile (-278 mila occupati).
L’analisi dell’occupazione in chiave settoriale evidenzia un calo del 3,9% dell’occupazione dei servizi, una tenuta della manifattura (-0,7%) mentre sono in controtendenza le costruzioni (+2,3%).
A partire dal 2021 si attende un impulso alla crescita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che – come evidenziato in una recente analisi di Confartigianato – si pone l’obiettivo ambizioso di portare il tasso di occupazione italiano in linea con la media dell’UE entro la fine del decennio, grazie ad una marcata intensificazione del tasso di crescita, possibili solo grazie a interventi centrati sugli investimenti ad elevato moltiplicatore fiscale.