STUDI CONFARTIGIANATO – Lavoro, crisi indipendenti, -173 mila rispetto pre pandemia. Nel 2022 trainano le MPI: 70,1% posti lavoro
L’esame degli ultimi dati mensili sul mercato del lavoro delinea un trend incerto, come evidenziato nel 17° Rapporto annuale ‘Imprese nell’Età del chilowatt-oro’ pubblicato questa settimana in occasione dell’Assemblea di Confartigianato.
A settembre 2022 l’occupazione cresce dello 0,2% rispetto ad agosto dopo due cali congiunturali consecutivi, registrando un apporto positivo dello 0,3% da parte dei dipendenti a cui si contrappone un calo speculare degli indipendenti; la crescita del lavoro dipendente è sostenuta dalla crescita dello 0,5% degli occupati a carattere permanente, mentre segnano calo dello 0,6% gli occupati a termine. Si stanno delineando gli effetti dell’incertezza generata dal proseguimento della guerra e dagli effetti della crescita dei prezzi. Nel prossimo inverno si delinea un andamento più critico del mercato del lavoro, con la previsione di entrate delle imprese del trimestre novembre 2022-gennaio 2023 rilevata da Unioncamere-Anpal in flessione del 19,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una marcata accentuazione (-28,3%) nella manifattura, dove domina l’incertezza legata all’evoluzione dei costi energetici.
Una diffusione dei lockdown energetici e un aumento delle cessazioni di attività causate dagli insostenibili costi dell’energia aggraverebbe la crisi del lavoro autonomo innescata dalla pandemia. Nell’arco dei trentuno mesi che vanno da febbraio 2020 a settembre 2022 l’occupazione indipendente segna un calo di 173mila unità (-3,3%) a fronte dell’incremento di 246mila occupati dipendenti (+1,4%), a cui hanno contribuito l’aumento di 102mila dipendenti temporanei (+3,5%) e quello di 144mila dipendenti permanenti (+1,0%).
I dati trimestrali pubblicati dall’Istat consentono alcuni approfondimenti sulle tendenze del lavoro indipendente. Nella media dell’ultimo anno (terzo trimestre 2021-secondo trimestre 2022) l’occupazione indipendente registra un calo del 5,7% rispetto al 2019, anno precedente allo scoppio della pandemia. In chiave di genere l’occupazione indipendente maschile è scesa del 5,6%, mentre quella femminile ha ceduto del 5,9%. Nel dettaglio per posizione si registra una tenuta (+0,9%) per i profili presenti nelle realtà più strutturate costituiti da imprenditori, professionisti con dipendenti e lavoratori indipendenti con dipendenti, mentre registrano un forte calo (-8,0%) gli altri indipendenti, rappresentati da liberi professionisti e lavoratori in proprio senza dipendenti, coadiuvanti familiari e collaboratori. Da segnalare che nell’ultimo anno l’occupazione indipendente femminile registra un risultato positivo.
Le micro e piccole imprese sono protagoniste della crescita della domanda di lavoro dipendente. Nell’arco dell’anno terminante nel secondo trimestre del 2022 le posizioni lavorative, cioè il saldo tra attivazioni e cessazioni comprensive delle trasformazioni, crescono in tutte le classi dimensionali d’impresa e il maggiore aumento in termini assoluti si riscontra nelle microimprese (+277mila) che rappresentano il 40,6% delle posizioni totali. Allargando lo sguardo alle MPI si osserva che determinano il 71,0% delle posizioni lavorative, ben 21,8 punti percentuali in più rispetto alla quota di 49,2% che tali imprese hanno sul totale dei dipendenti; la quota sale al 72,1% per domanda di lavoro più stabile, rappresentata dalle posizioni a tempo indeterminato.
L’analisi dei dati di attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro dipendente di imprese private evidenzia che, dopo una primavera in positivo, nei mesi estivi si addensano segnali di rallentamento del mercato dal lavoro, con il saldo occupazionale – la variazione netta delle posizioni lavorative differenza tra assunzioni e cessazioni – che nei primi sette mesi del 2022 che scende del 5,7%, con un calo marcato (-37,4%) a luglio.