STUDI CONFARTIGIANATO – La frenata di Germania e Cina, le ricadute sui territori del made in Italy
Le ultime previsioni sulla crescita internazionale confermano la frenata dei giganti di Europa e Asia, con ricadute rilevanti sul sistema territoriale della produzione del made in Italy. Secondo l’ultimo Interim Economic Outlook dell’OCSE le prospettive di crescita sono deboli: la persistenza dell’inflazione e delle strette monetarie limita la crescita globale al 3,0% nel 2023 e del 2,7% nel 2024. La crescita annuale del PIL negli Stati Uniti è prevista al 2,2% nel 2023 e all’1,3% nel 2024, mentre nell’area dell’euro la crescita del PIL si ferma allo 0,6% nel 2023 e salirà all’1,1% nel 2024. Per quest’anno In Germania si conclama la recessione (-0,2%) seguito da un recupero nel 2024 (+0,9%) mentre la ripresa della Cina è più debole del previsto dopo la riapertura post-pandemia, con una crescita prevista al 5,1% per quest’anno e al 4,6% nel 2024.
La frenata dei due player della manifattura mondiale sta determinando effetti pesanti sulle vendite del made in Italy. Nei primi sette mesi del 2023 l’export verso la Germania scende dell’1,6% mentre quello verso la Cina, al netto del farmaceutico (che presenta un outlier, con una crescita del 501%), scende dell’1,8%.
Seidenstraße, la Via della seta che passa per Berlino – La Cina è il quarto mercato dell’export tedesco, mentre era il dodicesimo dieci anni fa. Nel primo semestre del 2023 il rallentamento dell’economia cinese si traduce in un calo dell’8,5% del suo export della Germania in Cina, con effetti sulla catena di fornitura che interessano anche l’Italia di cui la Germania è il primo mercato delle esportazioni; il calo dell’export dei metalli di base e prodotti in metallo arriva al -19,2%.
I territori più esposti in Germania e Cina – Nell’analisi territoriale del 26° report ‘Prospettive dell’autunno 2023, tra incertezze e manovra di bilancio’ presentato questa settimana – qui per scaricare il 26° report – è stato presentato un focus, predisposto in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, che esamina il grado di esposizione dei territori sui mercati di Germania e Cina.
La regione più esposta sul mercato tedesco è il Veneto con esportazioni di 11,1 miliardi di euro, pari al 8,1% del valore aggiunto, seguita da Piemonte con 9 miliardi di euro, pari al 7,9% del valore aggiunto, Friuli-Venezia Giulia con 2,5 miliardi di euro, pari al 7,6% del valore aggiunto, Emilia-Romagna con 10,3 miliardi di euro, pari al 7,5% del valore aggiunto, Trentino-Alto Adige con 2,6 miliardi di euro, pari al 6,6% del valore aggiunto e Abruzzo con 1,7 miliardi di euro, pari al 6,2% del valore aggiunto
Tra i territori più esposti, si osserva un marcato segno negativo dell’export in Germania per Friuli-Venezia Giulia (-10,4% su base annua nel primo semestre 2023 ) e Lombardia (-4,8%).
Sul mercato cinese si registra la maggiore esposizione dell’Emilia-Romagna con 2,3 miliardi di euro di export, pari al 1,7% del valore aggiunto, seguita da Piemonte con 1,8 miliardi di euro, pari al 1,6% del valore aggiunto, Toscana con 1,5 miliardi di euro, pari al 1,5% del valore aggiunto, Lombardia con 4,8 miliardi di euro, pari al 1,4% del valore aggiunto e Veneto con 1,6 miliardi di euro, pari al 1,1% del valore aggiunto.
Tra i territori più esposti, nel primo semestre del 2023 in Emilia-Romagna si osserva un calo dell’export in Cina del -15,4%, su base annua Piemonte con -6,1%, Veneto con -5,7% e Lombardia con -2,6%.
Nel complesso dei due mercati di Germania e Cina, l’export della Lombardia perde il 4,4%, l’Emilia-Romagna segna una flessione dello 0,5% mentre l’aumento dell’export del 2,6% per il Veneto è ampiamente inferiore alla relativa dinamica dei prezzi all’esportazione (+6,1%).
Grado di esposizione sui mercati di Germania e Cina per regione
Export ultimi dodici mesi a giugno 2023, in % valore aggiunto 2021 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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