STUDI CONFARTIGIANATO – Italia ultima in Ue per interazione digitale con la Pa, un ritardo che amplifica gli effetti negativi della burocrazia
Il crescente peso dello stato in economia e la necessità di massimizzare la crescita generata dagli investimenti e dalle riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), richiedono una maggiore efficienza della Pubblica amministrazione (Pa), come documentato in una recente analisi pubblicata su IlSussidiario.net. Una macchina pubblica poco performante riduce gli effetti moltiplicativi sul PIL degli interventi finanziati con i fondi di Next Generation EU, abbassa la traiettoria di crescita dell’economia italiana, riverberandosi sulla sostenibilità del debito pubblico.
Una Pa più efficiente attenua il peso della burocrazia: secondo la rilevazione Eurobarometro della Commissione europea condotta tra settembre e ottobre 2019, la complessità delle procedure amministrative è un problema per l’azienda per l’86% degli imprenditori italiani, quota superiore di quasi venti punti rispetto al 68% della media Eurozona e distante dal 62% dell’Ue.
Alcuni spunti dell’analisi sulla burocrazia di Confartigianato sono stati ripresi nell’articolo di Sergio Rizzo ‘Ottocento leggi: ottocento spiegazioni impossibili’ pubblicato lunedì scorso su la Repubblica Affari&Finanza, qui per scaricarlo.
La scarsa efficienza dei processi gestionali della Pubblica amministrazione e le difficoltà di relazione con gli uffici pubblici, acuite nel corso della crisi da coronavirus, sono aggravate da una bassa efficacia dell’interazione digitale con la Pubblica amministrazione: secondo l’aggiornamento al 2020 del Digital Economy and Society Index (DESI) elaborato dalla Commissione europea, la quota di cittadini italiani che interagiscono con la Pubblica amministrazione spedendo moduli compilati on line (e-Government Users) è pari al 32,3%, quota più che dimezzata rispetto al 67,3% della media dei paesi dell’Unione europea e risultando la più bassa dell’Ue a 27, dietro anche al 39,1% della Grecia.
Un focus sulla Pa locale evidenzia che l’offerta di servizi on line dei comuni italiani per famiglie e imprese è fortemente limitata, come confermato dall’ultimo rapporto dell’Istat sul benessere equo e sostenibile in Italia, secondo il quale nel 2018, soltanto il 25,1% dei Comuni italiani offre interamente on line almeno un servizio per i cittadini, combinazione del 30,4% del Nord, del 25,9% del Centro e del 15,6%, oltre 9 punti inferiore alla media nazionale, del Mezzogiorno. I dati territoriali sono disponibili nel report dell’Ufficio Studi Confartigianato pubblicato questa settimana ‘I trend dell’economia e il sistema delle MPI nell’autunno 2021’, clicca qui per scaricarlo.
Secondo una analisi della Corte dei conti che valuta lo stato di attuazione del Piano Triennale per l’Informatica 2017-2019 sulla base di un indice composto “la maggior parte dei Comuni (6.458, pari al 90% del totale enti) risulta essere poco orientata alla digitalizzazione, in quanto ha ottenuto un punteggio che li colloca nei gruppi di punteggio 1 e 2.”
Molti servizi pubblici, essenziali per l’attività economica nell’edilizia, sono in capo alle Amministrazioni comunali. Solo il 15% dei comuni italiani prevede l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo ai permessi di costruire: in rapporto all’universo delle amministrazioni comunali, mancano all’appello della completa gestione on line di questo importante servizio ben 6.760 comuni italiani.
Sulla scarsa offerta di servizi digitali da parte dei Comuni influisce il taglio degli investimenti: in dieci anni (2009-2019) le Amministrazioni locali hanno ridotto del 14% gli investimenti in apparecchiature Ict, software e basi dati.
Cittadini che hanno inviato on line moduli compilati alla PA nei paesi Ue
Anno 2020, % popolazione tra 16 e 74 anni che ha inviato negli ultimi 12 mesi, Ue a 28 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea