STUDI CONFARTIGIANATO – Il caso Germania: recessione e con politica fiscale restrittiva. L’esposizione dei territori sul mercato tedesco

 STUDI CONFARTIGIANATO – Il caso Germania: recessione e con politica fiscale restrittiva. L’esposizione dei territori sul mercato tedesco

Nel primo trimestre del 2023 si conclama la recessione tecnica in Eurozona, su cui agisce la pesante flessione dell’economia della Germania, il cui PIL nel primo quarto del 2023 segna il secondo arretramento consecutivo, pari al -0,3% dopo il -0,5% del quarto trimestre 2022.

Avversione all’inflazione e politica fiscale restrittiva – La storica avversione della Germania all’inflazione, a circa un secolo dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar (sulla tragedia dell’iperinflazione si veda l’intervento di L. Federico Signorini), sta orientando la politica fiscale tedesca verso l’austerity.

L’inflazione in Germania a giugno 2023 è al 6,8%, in linea con il 6,7% dell’Italia ma superiore al 5,5% della media Eurozona. Mentre l’elevata inflazione sta guidando una pesante stretta monetaria, con i tassi di riferimento della Bce aumentati di 400 punti base in un anno, la scorsa settimana il Governo tedesco ha varato il budget federale per il 2024, delineando la fine della finanza pubblica espansiva. La spesa pubblica scende del 6,1% in termini nominali e il deficit di bilancio sarà significativamente ridotto. La politica fiscale restrittiva ha lo scopo di frenare l’inflazione e di garantire il margine di manovra di bilancio del governo federale.

Frena la domanda tedesca e le vendite del made in Italy – La Germania è il primo mercato del made in Italy, con esportazioni che negli ultimi dodici mesi ad aprile 2023 sono pari a 77.537 milioni di euro, e la frenata dell’economia tedesca sta riducendo la domanda di prodotti importati, tra qui quelli italiani. Secondo le previsioni dello scorso maggio della Commissione europea, nel 2023 le importazioni tedesche di beni e servizi sono previste in salita di un limitato +0,6% a fonte del +3,1% dell’Eurozona.

Trend export in Germania entra in territorio negativo – Ad aprile 2023 il valore dell’export verso la Germania scende dell’8,7% rispetto un anno prima, entrando in territorio negativo dopo quasi tre anni di crescita.

Nei primi quattro mesi del 2023 il valore dell’export sul mercato tedesco è a crescita zero, nonostante l’aumento dei prezzi all’esportazioni, spinto dal caro commodity e dalla crisi energetica. Il volume delle esportazioni verso la Germania, nei primi tre mesi del 2023, scende del 4,8%, risultando più pesante del calo dell’1% dell’export verso l’Eurozona. La flessione dell’export verso la Germania manifesta conseguenze diffuse, seppur differenziate, sulla manifattura dei territori italiani.

L’export in Germania del territorio – L’analisi dei dati territoriali evidenzia che il grado di esposizione sul mercato tedesco è più elevato in Veneto dove l’export degli ultimi dodici mesi a marzo 2023 è pari all’8,1% del valore aggiunto regionale (seconda regione per valore assoluto export in Germania, pari a 11.156 milioni di euro). Seguono, con valori superiori rispetto alla media nazionale del 4,9%, Friuli-Venezia Giulia con l’8,0%, Emilia-Romagna (terza regione per valore assoluto con 10.344 milioni di euro) con 7,5%, Piemonte (quarta regione per valore assoluto con 8.578 milioni di euro) con 7,5%, Trentino-Alto Adige con 6,6%, Lombardia con 6,2% (prima regione per valore assoluto con 20.868 milioni), Marche con 6,1%, Umbria con 5,9%, Abruzzo con 5,7% e Basilicata con 5,2%.

In chiave provinciale l’esposizione sul mercato tedesco più elevata si registra ad Ascoli Piceno dove le esportazioni in Germania valgono il 18,0% del valore aggiunto provinciale (prima provincia italiana per export farmaceutico sul mercato tedesco); seguono con un incidenza in doppia cifra, Terni con 14,4%, Chieti con 13,0%, Mantova con 12,8%, Lecco con 12,0%, Brescia con 11,9%, Reggio nell’Emilia con 11,2%, Vicenza con 11,1%, Bergamo con 10,9%, Cremona con 10,8%, Arezzo con 10,7%, Novara con 10,2%. L’incidenza è elevata anche a Verona con 9,9%, Piacenza con 9,8%, Vercelli con 9,6%, Treviso con 9,5%, Modena, Pordenone e Udine con 9,3% e Frosinone con 8,8%.

Per valore assoluto, le maggiori province esportatrici di prodotti manifatturieri in Germania sono Brescia con 4.380 milioni di euro negli ultimi dodici mesi a marzo 2023, Torino con 4.207 milioni, Milano con 4.189 milioni, Bergamo con 3.509 milioni, Vicenza con 2.862 milioni, Verona con 2.667 milioni, Treviso con 2.412 milioni, Bologna con 2.320 milioni, Roma con 2.227 milioni, Modena con 2.136 milioni, Reggio nell’Emilia con 1.879 milioni, Bolzano con 1.822 milioni, Padova con 1.784 milioni, Monza e della Brianza con 1.626 milioni, Varese con 1.560 milioni, Mantova con 1.429 milioni, Cuneo con 1.350 milioni, Udine con 1.318 milioni, Parma con 1.298 milioni e Firenze con 1.291 milioni.

I casi con trend export in territorio negativo – Tra le dieci regioni esposte sopra alle media, l’export al I trimestre 2023 rimane in crescita su base annua in 7 regioni mentre in 3 casi segna una flessione. Tra le 46 province esposte sopra alla media, in 30 casi il trend dell’export nel primo quarto del 2023 rimane positivo mentre è in negativo in 16 province.

I dati delle esportazioni in Germania per territorio e comparto nell’appendice statistica ‘Made in Italy in Germania per regione e provincia e settore’. Qui per scaricarla.

Trend export verso la Germania

Gennaio 2019-aprile 2023, var. % tendenziale export totale in valore – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Grado di esposizione sul mercato tedesco per regione

export manifatturiero I trim. 2023, ultimi quattro trimestri, in % del valore aggiunto 2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

Grado di esposizione sul mercato tedesco: le prime 40 province

export manifatturiero I trim. 2023, ultimi quattro trimestri, in % del valore aggiunto 2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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