STUDI CONFARTIGIANATO – Dal 1980 90,1 miliardi € di danni da disastri naturali, 1.556 euro pro capite, il 37,3% in più della media Ue

 STUDI CONFARTIGIANATO – Dal 1980 90,1 miliardi € di danni da disastri naturali, 1.556 euro pro capite, il 37,3% in più della media Ue

L’alluvione nelle Marche rappresenta l’ennesima tragedia e, come ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, conferma l’allarme per i devastanti effetti dei cambiamenti climatici e richiede l’impegno di tutti nella tutela dell’ambiente.

Su questo fronte va ricordato che nell’ultimo decennio la crescita della spesa è stata trainata dalla spesa primaria corrente (al netto degli interessi su debito), salita del 21,9%, mentre quella per investimenti pubblici è salita di un limitato 5,9%, penalizzando gli interventi infrastrutturali necessari per contrastare gli effetti del climate change e dell’intensificazione di eventi meteorologici e climatici estremi.

danni economici per disastri naturali in Italia sono ingenti: tra il 1980 e il 2020 ammontano a ben 90,1 miliardi di euro, il terzo valore più alto in Ue dopo i 107,6 miliardi della Germania ed i 99,0 miliardi della Francia, e sono equivalenti e 1.556 euro pro capite, valore che supera del 37,3% la media Ue di 1.133 euro e colloca il nostro Paese sempre al terzo posto ma stavolta dietro a Slovenia (1.870 euro/abitante) e Francia (1.606 euro/abitante).

Nell’Ue gli eventi meteorologici e climatici estremi sono per tre quarti eventi idrologici come inondazioni e smottamenti di terreno (43,0%) e eventi meteorologici come i temporali (34,0%), spesso concause dei primi, ed in Italia preoccupano in numeri dell’esposizione al rischio di frane e di alluvione che necessitano di continui investimenti preventivi per limitare l’impatto dei danni alle persone e materiali.

In Italia in aree a rischio frane o in aree di attenzione risiedono 5.707.465 abitanti, quasi un decimo (9,6%) degli italiani: di cui 499.749 in aree a pericolosità molto elevata, 803.917 in quelle ad elevata pericolosità, 1.720.208 in quelle a pericolosità media, ben 2.006.643 in aree a pericolosità moderata P1 a cui si aggiungono 676.948 abitanti in aree di attenzione. Le aree più pericolose, cioè a rischio almeno elevato, contano 1.303.666 abitanti. Parallelamente le imprese esposte a rischio frane sono nel complesso 405.240, pari all’8,4% delle imprese di industria e servizi, di cui 31.244 imprese sono in aree a pericolosità molto elevata, 53.197 in quelle a rischio elevato, 127.356 in quelle a rischio medio, 147.766 in quelle a rischio moderato e 45.677 sono in aree di attenzione: in questo caso 84.441 imprese operano nelle aree più pericolose dove il rischio è almeno elevato. Qui il dettaglio provinciale delle imprese a rischio frane.

In aree a rischio frane o di attenzione si contano inoltre 1.867.094 edifici, pari al 12,9% del totale, e 38.153 beni culturali, pari al 17,9% del totale, su cui i danni possono impattare in modo irreversibile e con costi inestimabili e, se è vero che molte tipologie di opere d’arte possono essere messe in salvo, i beni architettonici ed archeologici inamovibili necessitano di misure di tutela eccezionali e in loco.

Purtroppo, l’esposizione al rischio frane è in aumento: le elaborazioni più recenti mostrano che rispetto a quella precedente del 2018 nelle aree a rischio almeno elevato di frane la popolazione è aumentata dell’1,7%, gli edifici del 2,7%, le imprese dell’1,8% e i beni culturali del 7,0%.

Per quanto riguarda il rischio alluvione, 2.431.847 abitanti risiedono in aree ad elevata probabilità di eventi di questo tipo, pari al 3,5% del totale, si arriva a 6.818.375 abitanti che risiede in aree di moderata pericolosità, pari ad un decimo (11,5%), per toccare i 12.257.427 abitanti che si trovano in aree a bassa pericolosità, pari ad un quinto (20,6%) dei residenti italiani. Nel caso delle imprese, 225.874 operano in aree di elevato rischio alluvione, pari al 4,7% delle imprese di industria e servizi, per passare a 642.979 in aree di moderato rischio, che rappresentano il 13,4% delle imprese di industria e servizi, ed arrivare a 1.149.340 esposte ad un basso rischio, pari a quasi un quarto (23,9%). Qui il dettaglio provinciale delle imprese a rischio alluvione.

In aree ad elevata probabilità di alluvione si contano 623.192 edifici e 16.025 beni culturali, in quelle a pericolosità media si passa a 1.549.759 edifici e 33.887 beni culturali per arrivare infine a 2.703.030 edifici e 49.903 beni culturali in aree a bassa pericolosità.

Come indicato dall’analisi di Ispra, le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.

Danni economici causati da eventi meteorologici e climatici estremi nei paesi Ue a 27 e tipologia degli eventi in Ue a 27

Euro pro capite (a prezzi 2020, media Ue stimata con popolazione) e composizione per tipologia di eventi in Ue; periodo 1980-2020 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati European Environment Agency (EEA)

 

Popolazione residente e imprese a rischio frane e alluvione in Italia

Valori assoluti e %. Elaborazione 2021 su dati da censimenti 2011. Imprese: unità locali di industria e servizi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ispra

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