STUDI CONFARTIGIANATO – Con l’inflazione nel 2022 +75,2 miliardi € per entrate, al massimo la pressione fiscale: 43,9% PIL
Le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2022 (NADEF 2022) varata il 28 settembre indicano che il 2022 si chiuderà con una crescita del PIL del 3,3%, in miglioramento di 0,2 punti rispetto al 3,1% delle previsioni del quadro programmatico del DEF in aprile. Quest’anno l’Italia registra una performance migliore di altre maggiori economie, quali Cina, Usa, e Germania, come evidenziato nel confronto internazionale proposto dall’Ufficio Studi di Confartigianato sulle previsioni dell’Ocse.
Nel 2023, a seguito del rallentamento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del DEF di aprile.
Le tendenze delle entrate fiscali – A fronte di un aumento del 6,4% del PIL nominale, le entrate totali salgono dell’8,8%, pari a 75,2 miliardi in più, con le entrate tributarie e contributive che salgono di 60,7 miliardi di euro, pari al 7,9% in più e nel 2023 aumentano di ulteriori 26,6 miliardi, pari al 3,2% in più. Nel dettaglio, l’aumento del 2022 è determinato da 41,5 miliardi di euro (+7,9%) di maggiori entrate tributarie e di 19,3 miliardi (+7,9%) di maggiori contributi sociali, sostenuti dal buon andamento dell’occupazione dipendente, che nella media dei primi otto mesi del 2022 segna un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nell’ambito delle entrate tributarie, la NADEF si sottolinea come l’incremento dei prezzi energetici e al consumo influenzano, in particolare, la crescita del gettito dell’IVA, determinando un aumento delle imposte indirette di 20,7 miliardi di euro, pari al +8,0%.
Sull’andamento favorevole del gettito influisce anche il ritorno a ritmi ordinari della riscossione, dopo le sospensioni dei pagamenti degli interventi per contrastare gli effetti della pandemia.
Nel 2022 pressione fiscale al massimo storico – In conseguenza del predetto andamento dei flussi delle entrate delle Amministrazioni pubbliche, si osserva un aumento della pressione fiscale. Nel quadro tendenziale della NADEF, la pressione fiscale nel 2022 sale al 43,9% del PIL, in aumento di 0,5 punti rispetto al 2021, raggiungendo il massimo storico e invertendo la tendenza indicata nel DEF 2022, dove scendeva di 0,4 punti. Il carico fiscale torna a scendere nel 2023, collocandosi al 43,4% (-0,5 punti) e nel 2024 (42,5%, -0,9 punti), valore su cui si stabilizza nel 2025. E’ dal 2018 che non si registra una riduzione della pressione fiscale.
Va ricordato che alcune agevolazioni fiscali sono classificate, e quindi contabilizzate, come spesa: il Documento di Economia e Finanza di aprile 2022 ne documenta 30,8 miliardi di euro nel 2021, da cui discende una più bassa pressione fiscale effettiva.
Il confronto internazionale, basato sulle previsioni di primavera dalla Commissione europea, evidenzia che per quest’anno il carico fiscale (tax burden) su cittadini e imprese italiani è previsto pari al 43,3% del PIL, superiore di 1,8 punti al 41,5% della media dell’Eurozona, con un tax spread che vale 32,8 miliardi di euro. Il nostro Paese, quindi, è al 4° posto in Unione europea per pressione fiscale, ma sale al 3° per prelievo fiscale sui consumi di energia e al 1° per tassazione del lavoro.
L’analisi degli orientamenti della politica fiscale è contenuta nell’Elaborazione Flash ‘Verso la manovra 2023. Le prospettive di politica fiscale dopo la Nota di aggiornamento al DEF, tra avvio della XIX legislatura e varo della legge di bilancio’.