STUDI CONFARTIGIANATO – Caro tassi: segnali di rallentamento e maggiore costo per MPI di 6,7 miliardi di euro
In un quadro europeo caratterizzato da una ancora elevata inflazione, prosegue il rialzo dei tassi interesse da parte della Banca centrale europea, con effetti sull’economia e sui bilanci aziendali che si fanno sempre più evidenti, nonostante alcuni segnali di resilienza manifestati dalle imprese italiane, come delinea il report sul credito dell’Ufficio Studi di Confartigianato pubblicato oggi. A fronte di un’inflazione che a giugno 2023, pur mostrando una decelerazione, si colloca al 5,5% in Eurozona e rimane lontana dal target del 2%, lo scorso 15 giugno il Consiglio Direttivo della Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base, lasciando aperta la prospettiva di un ulteriore aumento nella prossima seduta del 27 luglio. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base. In parallelo alla normalizzazione della politica monetaria si sta registrando un raffreddamento della congiuntura. Con la perdita del potere di acquisto delle famiglie, nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio cala del 3,7% su base annua. Sulla manifattura, nei primi cinque mesi del 2023 sta pesando un calo tendenziale dell’export del 3,2% mentre la produzione cede del 2,4%. L’analisi dei dati pubblicati oggi dall’Istat oggi delinea per le costruzioni una fase “post-superbonus”: nei primi cinque mesi del 2023 si osserva un calo della produzione del 2,8%, mentre il caro tassi colpisce il mercato immobiliare, con le transazioni immobiliari che nel primo trimestre del 2023 registrano una caduta tendenziale dell’8,3%. Nonostante questi segni di cedimento, l’economia nel suo complesso tiene, con il PIL che nel primo trimestre dell’anno sale dell’1,9% su base annua, sostenuto da investimenti, in salita del 3,3% su base annua, occupazione, che a maggio sale dell’1,7%, e presenze turistiche, che nei primi quattro mesi dell’anno registrano un aumento del 26,8%.
La stretta monetaria sta spingendo in alto il costo del credito. A maggio 2023 i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue, conseguenza di un aumento più marcato negli ultimi dodici mesi. A fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%; nel dettaglio la Germania segna un 4,65%, la Spagna il 4,49% e la Francia un 4,28%. La crescita dei tassi in Italia è molto più marcata, registrando un aumento di +362 punti base in dodici mesi, a fronte del +311 punti base dell’Eurozona. Negli altri paesi, caro tassi più contenuti con +316 punti base in Germania, +312 punti base in Spagna e +286 punti base in Francia.
Il maggiore costo del credito determina effetti rilevanti sui bilanci delle imprese. In Italia si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 6.749 milioni di euro. L’analisi per regione evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia con 1587 milioni di euro di maggiore costo per le MPI, seguita da Veneto con 715 milioni, Emilia-Romagna con 665 milioni, Lazio con 541 milioni, Piemonte con 509 milioni, Toscana con 507 milioni, Campania con 359 milioni, Trentino-Alto Adige con 350 milioni, Puglia con 280 milioni, Sicilia con 261 milioni e Marche con 173 milioni.
Tasso di interesse alle imprese nei principali paesi Ue e in Eurozona
Gennaio 2019-maggio 2023. Tasso %. Nuove operazioni di società non finanziarie – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce
Impatto caro tassi su costo del credito alle MPI per regione
Milioni di euro, maggiore su base annua su trend tendenziale tassi a maggio 2023 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia