STUDI CONFARTIGIANATO – Autoriparazione volumi ricavi a +5,5%. Le criticità della transizione green dopo la decisione del Parlamento europeo
L’Unione europea conferma la traiettoria tracciata dal Green Deal con la decisione presa ieri dal Parlamento europeo di introdurre il divieto di vendita, a partire dal 2035, di autovetture e veicoli commerciali leggeri nuovi alimentati da motori termici, diesel e benzina.
In prospettiva si delinea una profonda modifica del mercato dell’auto, oggi caratterizzato da una contenuta presenza di auto elettriche. Dall’analisi dei dati sulle immatricolazioni forniti dall’Aci, a gennaio 2023 le autovetture nuove ibride a benzina, rappresentano il 36% del mercato delle prime iscrizioni (+21,2% su base annua) davanti alle auto a benzina (27,4%) e quelle diesel (18,3%). Le prime iscrizioni di vetture elettriche sono solo il 2,7% del totale (in diminuzione rispetto al 3,2% a gennaio 2022).
La priorità secondo Confartigianato autoriparazione: puntare sulla mobilità ‘mista’
Secondo le priorità di intervento di Confartigianato Autoriparazione presentate a fine 2022 al Ministro Urso, è importante che il trend futuro sia caratterizzato da una mobilità ‘mista’, legata strettamente all’uso che si fa del veicolo, senza privilegiare fette di mercato a discapito di altre. Puntare in maniera esclusiva verso la trazione elettrica è controproducente sia poiché è un ambito che presenta ancora varie incognite, sia in quanto il motore endotermico ha molte potenzialità e possibilità di impiego anche con i carburanti alternativi e abbandonarlo significherebbe mettere a rischio il settore produttivo interessato. Secondo il principio della neutralità tecnologica, è necessario orientare gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargare la platea dei fruitori, dosando le agevolazioni in base al conseguimento di obiettivi che siano effettivamente definiti e misurabili. Per approfondire, si vedano anche le osservazioni di Confartigianato Imprese sul settore dell’automotive italiano e sulle implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica.
In Italia l’autoriparazione rappresenta più della metà (53,1%) dell’occupazione della filiera dell’auto, con 222mila addetti che lavorano in 86mila imprese, con una elevata vocazione artigiana: le 69mila imprese artigiane danno lavoro a 159mila addetti, che rappresentano il 71,6% dell’occupazione del comparto.
I numeri dell’autoriparazione: addetti di difficile riperimento, fatturato in crescita, aumento dei prezzi sotto la media UE
Dal confronto internazionale proposto in una precedente analisi, emerge che in Italia gli addetti dell’autoriparazione sono l’1,4% del totale occupati delle imprese a fronte dell’1,0% dell’Ue a 27 e dello 0,9% della Germania e della Francia.
Le criticità nella transizione green dell’autoriparazione si intrecciano con il difficile reperimento di personale qualificato. L’analisi contenuta nell’ultimo report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, ripresa sul Corriere della Sera di domenica scorsa, evidenzia il 69,9% delle posizioni di meccanici artigianali, riparatori automobili ricercati dalle micro e piccole imprese sono difficili da ricoprire, quota che sale al 79,9% per Veneto, al 79,4% in Umbria, al 78,9% in Trentino-Alto Adige e al 73,9% in Emilia-Romagna.
In una fase ciclica caratterizzata da incertezze e dalla riduzione del potere di acquisto delle famiglie la domanda di manutenzione di autoveicoli rimane in positivo, anche grazie ad una dinamica dei prezzi al consumo molto contenuta. L’esame dei dati pubblicati da Eurostat evidenzia che nei primi tre trimestri del 2022 il fatturato della Manutenzione e riparazione di autoveicoli segna un aumento dell’11,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel confronto internazionale si tratta di una performance migliore rispetto al +8% della Francia e al +7,6% della Germania.
Per valutare la tendenza dei ricavi in termini reali abbiamo esaminato le tendenze dei prezzi dei servizi di manutenzione e riparazione degli autoveicoli: e dall’analisi emerge che la relativa dinamica in Italia è contenuta e risulta inferiore alla media degli altri paesi europei. Nei primi nove mesi del 2022 il prezzo al consumo del servizio degli autoriparatori in Italia sale del 3,6%, a fronte del +5,1% della media dell’Eurozona, il +6,1% della Germania e il +5,3% della Francia. Grazie a questa più favorevole dinamica dei prezzi, in Italia si stima un aumento del 5,5% del volume del fatturato degli autoriparatori, un ritmo di crescita inferiore al +7,3% della Spagna ma superiore al +2,5% in Francia e al +1,4% della Germania. Il quadro del settore per territorio è contenuto nella Elaborazione Flash ‘Alcuni numeri chiave sulla filiera auto in Italia nel 2022’. Clicca qui per scaricarla.