STUDI CONFARTIGIANATO – A settembre il Made in Italy extra UE ritorna in positivo. L’export dei settori MPI vale 53,4 miliardi €, + 58% in dieci anni
L’ondata autunnale dei contagi da coronavirus potrebbe compromettere la ripresa in corso. Come evidenziato in una nostra recente analisi, una recrudescenza dei contagi da Covid-19 tra ottobre di quest’anno e gennaio 2021, con restrizioni parziali della mobilità e delle attività economiche e un rallentamento della domanda mondiale a seguito di una evoluzione sfavorevole dell’epidemia, porterebbero all’economia italiana maggiori perdite di PIL di 1,5 punti nel 2020 e di ulteriori 3,3 punti nel 2021. Circa un quarto della minore crescita sarebbe determinato dalla minore domanda estera, pari ad una perdita di PIL nel biennio di 20 miliardi di euro: 3,2 miliardi di euro nel 2020 e 16,8 miliardi nel 2021.
La reazione delle imprese italiane alla crisi Covid-19, e la loro capacità di competere sui mercati internazionali è confermata dall’analisi dei dati pubblicati ieri dall’Istat: a settembre 2020, l’export verso i paesi extra Ue segna un nuovo rialzo, pari all’8,3% su base mensile, diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie, e torna a crescere su base annua (+3,0%) per la prima volta da febbraio 2020. Sulla dinamica positiva influiscono le vendite di elevato impatto della cantieristica navale verso gli Stati Uniti, al netto delle quali si stima una crescita congiunturale meno ampia (+4,3%) e una lieve flessione tendenziale (-0,7%). Ristagna (-1,4%) la domanda per i beni di consumo.
In relazione ai mercati di destinazione, a settembre 2020 di registra una crescita a doppia cifra dell’export verso la Cina con +33% (totalizzando un calo del 7,6% nei primi nove mesi del 2020), Svizzera con +15,7% (-6,8% nei primi nove mesi) e Usa con +11,1% (-7,5% nei primi nove mesi).
L’export nei settori di micro e piccola impresa – alimentare, moda, gioielleria, occhialeria, prodotti in metalli, legno e mobili – nei paesi extra Ue vale 53,4 miliardi di euro (ultimi 12 mesi a luglio 2020), pari al 44,1% dell’export totale.
Il trend di lungo periodo – In dieci anni l’export extra Ue nei settori MPI sale del 57,5%, pari ad un tasso di crescita del 4,6% medio all’anno, e più accentuato rispetto al +41% dell’export totale, equivalente al +3,4% annuo. Il peso dell’export extra UE è salito di 4,7 punti. Traina la crescita il food made in Italy che, nel periodo in esame, segna un raddoppio (+97,5%) delle esportazioni. Aumenti consistenti, ma inferiori alla media, per moda (+38,1%) e mobili (+32,4%).
Nei paesi extra Ue, l’export diretto delle micro e piccole imprese manifatturiere italiane vale 1,4% punti di PIL, superiore a quello dei maggiori competitor: in Spagna le MPI manifatturiere esportano direttamente lo 0,6% del PIL, la Germania lo 0,4% e la Francia lo 0,6%.
In valore assoluto le MPI italiane hanno venduto direttamente nei paesi extra Ue per 24,5 miliardi di euro, più del doppio dei 12,0 miliardi di euro delle omologhe tedesche, ed è pari a quello delle MPI di Germania, Francia e Spagna e messe insieme. Le MPI della Spagna vendono in mercati esterni all’Unione europea per 7,4 miliardi di euro e quelle della Francia per 12,7 miliardi di euro.
Una analisi dettagliata dell’apporto delle MPI al commercio estero è contenuta nel 15° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Ripartire, impresa possibile’. Clicca qui per scaricarlo.