S&P Global PMI: si indebolisce ulteriormente la crescita manifatturiera dell’Eurozona con un’inflazione record dei prezzi di vendita
La crescita dei manifatturieri dell’eurozona ha perso ulteriore vigore ad inizio del secondo trimestre, con la relativa produzione in marginale incremento e al tasso più debole dell’attuale sequenza di crescita di 22 mesi. L’espansione più lenta è stata accompagnata dal lieve incremento dei nuovi ordini e dalla sostenuta pressione sulla catena di fornitura data dalle restrizioni anti-Covid in Cina e dalle attuali interruzioni causate dalla guerra in Ucraina.
Le sfide che sta affrontando la catena di distribuzione hanno allo stesso tempo accelerato l’inflazione dei prezzi di acquisto al livello massimo in cinque mesi e sono stati riportati aumenti dei costi del carburante ed energetici. I manifatturieri, di conseguenza, hanno innalzato ad aprile i loro prezzi di vendita al tasso più veloce dell’indagine.
L’indice S&P Global PMI® Settore Manifatturiero dell’Eurozona è diminuito ad aprile a 55.5, da 56.5 di marzo. Anche se ancora al di sopra della soglia neutra di non cambiamento di 50.0, e quindi indicativo di migliori condizioni operative del settore manifatturiero, con il terzo mese consecutivo di contrazione del PMI principale, l’indice ha segnato una notevole perdita del vigore della crescita.
I valori principali di ognuno dei tre sottosettori hanno registrato espansioni. Anche se con una contrazione della produzione, l’indice più alto è stato quello dei beni di investimento. Quello dei beni di consumo ha osservato la seconda crescita più alta, mentre il sottosettore dei beni intermedi ha riportato la prestazione più debole.
Tra le nazioni dell’eurozona monitorate dall’indagine (escluse Irlanda e Grecia dove i dati PMI saranno pubblicati il 3 di maggio), i Paesi Bassi hanno registrato ad aprile la crescita maggiore e più veloce. Le altre nazioni, con l’eccezione della Francia, hanno riportato contrazioni dei relativi PMI mensili con valori che hanno raggiunto i livelli minimi in oltre un anno. Gli ultimi dati per la Germania sono particolarmente degni di nota, con entrambi i nuovi ordini e la produzione in contrazione per la prima volta da giugno 2020.
Classifica PMI® Manifatturiero per paese di aprile*
Paesi Bassi 59.9 massimo in 2 mesi
Austria 57.9 minimo in 15 mesi
Francia 55.7(flash: 55.4) massimo in 2 mesi
Germania 54.6 (flash: 54.1) minimo in 20 mesi
Italia 54.5 minimo in 16 mesi
Spagna 53.3 minimo in 14 mesi
*I dati PMI manifatturieri di Irlanda e Grecia saranno pubblicati il 3 di maggio.
Complessivamente, ad aprile la produzione manifatturiera dell’eurozona è aumentata. Il tasso di espansione è stato però solo marginale e il più lento osservato durante l’attuale sequenza di crescita iniziata a luglio 2020. I produttori dei beni di consumo e intermedi hanno guidato l’ultima crescita, mentre i beni capitali hanno registrato la loro prima contrazione della produzione in quasi due anni.
Gli ultimi dati hanno inoltre sottolineato ad inizio del secondo trimestre una debole crescita del livello dei nuovi ordini. Malgrado mostri ancora un aumento generale, l’espansione dei nuovi ordini è stata modesta e la più debole della sequenza di crescita di 22 mesi. La più bassa crescita della domanda di beni dell’eurozona riflette in parte la debolezza del mercato delle esportazioni. Gli ordini esteri, incluso il traffico intra-eurozona, sono infatti diminuiti per il secondo mese consecutivo.
Ad aprile, la crescita della produzione è stata inoltre influenzata al ribasso dalle attuali e forti interruzioni sulla catena di distribuzione. Le aziende campione hanno continuato a riportare diffuse carenze per parecchie materie prime e componenti, anche se i problemi con i trasporti sono stati menzionati come conseguenza della guerra in Ucraina e dell’inasprimento delle restrizioni anti Covid in Cina. Nel complesso, l’entità di allungamento dei tempi medi di consegna è stata considerevole.
Conseguentemente allo scarso approvvigionamento, ad aprile i fornitori hanno innalzato i prezzi di vendita di materie prime e componenti. Ad aggravare il caro prezzo è stata l’impennata dei costi del carburante e dell’energia, con gli ultimi dati dell’indagine che hanno segnalato una notevole inflazione dei prezzi di acquisto, la maggiore in cinque mesi. Per contrastare la pressione sui margini, i manifatturieri dell’eurozona hanno aumentato i loro prezzi di vendita al livello maggiore della storia dell’indagine, iniziata nel novembre del 2002.
I produttori manifatturieri della zona euro hanno tuttavia continuato ad acquistare materiale ad aprile riuscendo a creare giacenze, anche se l’aumento dell’attività di acquisto è stato il più debole da novembre 2020. Le giacenze dei prodotti finiti sono però ancora una volta diminuite.
Allo stesso tempo, l’aumento della pressione sulla capacità operativa è risultato evidente, il livello del lavoro inevaso, infatti, è cresciuto ancora una volta. Tuttavia, visto il nuovo forte aumento del livello occupazionale, il tasso di accumulo degli ordini in fase di lavorazione è stato il più debole da gennaio 2021. Il ritmo di creazione occupazionale è stato leggermente più veloce di quello di marzo e ha superato la media storica con un margine notevole.
Per concludere, dopo il crollo di marzo al livello minimo da maggio 2020, la previsione di produzione futura di aprile si è rafforzata leggermente. Detto questo, l’ottimismo delle aziende è rimasto ben al di sotto di quanto osservato a marzo con le preoccupazioni riguardanti l’inflazione e la guerra in Ucraina che hanno offuscato le prospettive dei prossimi 12 mesi.
Il commento
Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global, analizzando i dati finali del manifatturiero dell’eurozona ha dichiarato: “Ad aprile, l’attività manifatturiera dell’eurozona ha registrato una crescita vicina alla stagnazione, con la produzione solo in leggero rialzo al tasso più lento da giugno 2020. Non solo le imprese hanno riportato problemi per la mancanza di componenti attualmente aggravati dalla guerra in Ucraina e per il nuovo lockdown in Cina, ma anche l’aumento dei prezzi e la crescente incertezza sulle prospettive economiche future hanno colpito la domanda. Allo stesso modo, la crescita dei nuovi ordini è diminuita fortemente dall’inizio dell’anno. La Germania guida il rallentamento, con la relativa produzione ritornata a contrarsi per la prima volta in quasi due anni, e una crescita modesta è stata registrata in Francia, Italia e Spagna. Sembra che la tendenza della produzione sia destinata a peggiorare. Le previsioni di produzione futura rimangono molto deboli rispetto agli standard storici e, considerato l’attuale livello delle giacenze, il rallentamento della crescita dei nuovi ordini è indicativo di una contrazione della produzione manifatturiera dell’eurozona nei prossimi mesi. Il forte aumento dei prezzi allo stesso tempo porrà ulteriore pressione al ribasso sulla domanda. Un nuovo aumento dei costi, largamente attribuito ai crescenti prezzi energetici e all’ennesima pressione al rialzo dei prezzi pagati per parecchi altri beni a causa della carenza, ha provocato il maggiore aumento dei prezzi di vendita dei produttori registrato in almeno 20 anni di storia d’indagine comparabile. In breve, il settore manifatturiero dell’eurozona sembra destinato ad un periodo difficile di crollo della produzione e di aumenti di prezzi”.