S&P Global PMI® Settore Manifatturiero Italiano: a giugno si aggrava la contrazione dei nuovi ordini e le previsioni toccano i minimi in 26 mesi
Gli ultimi dati PMI® hanno evidenziato un’intensificazione del calo della domanda nel mese di giugno, con l’afflusso di nuovi ordini in forte diminuzione e al ritmo più rapido in oltre due anni. La produzione è aumentata appena durante il mese, sostenuta dal lavoro sull’arretrato accumulato nei mesi scorsi, ma le aspettative delle imprese sulla produzione futura sono crollate ai minimi registrati dall’inizio della pandemia di Covid-19 nel marzo 2020.
Sul fronte dei prezzi, i tassi d’inflazione sia dei costi che dei prezzi di vendita sono rimasti storicamente elevati, ma si sono ulteriormente ridotti rispetto ai recenti massimi. Ciò ha coinciso con timidi segnali di stabilizzazione delle condizioni della catena di approvvigionamento, con l’incidenza dei ritardi sui fattori di produzione più contenuta dal gennaio 2021.
A giugno, in calo per sei mesi durante gli ultimi sette, l’indice destagionalizzato S&P Global PMI® (Purchasing Managers Index®) del settore manifatturiero italiano ha evidenziato una continua perdita di slancio nel settore manifatturiero italiano alla fine del secondo trimestre. Inoltre, l’ultima lettura di 50.9, in calo rispetto al 51.9 di maggio, è stata la più bassa registrata dall’inizio della ripresa della crescita del settore due anni fa.
I livelli di produzione del settore manifatturiero italiano sono aumentati appena a giugno, dopo la prima contrazione in due anni del mese precedente. La carenza di materiali ha in alcuni casi ancora ostacolato la produzione, anche se la debolezza della domanda ha costituito un fattore sempre più importante, con una crescita a volte ottenuta solo attraverso l’esaurimento del lavoro inevaso.
Il calo della domanda è stato evidenziato da una forte e accelerata riduzione degli afflussi di nuovi ordini in tutto il settore. Il tasso di contrazione registrato a giugno è stato raramente superato nei 25 anni di storia dell’indagine, se si escludono la crisi finanziaria globale, la crisi del debito sovrano europeo e le prime restrizioni causate dal Covid. Le imprese intervistate hanno attribuito la diminuzione dei nuovi ordini alla maggiore incertezza economica e ai prezzi elevati. Anche il calo degli ordini provenienti dall’estero si è accentuato, sebbene sia rimasto meno grave di quello dei nuovi ordini totali.
Il contrasto tra l’andamento della produzione e quello dei nuovi ordini non solo ha portato a un calo del lavoro arretrato, il primo in un anno e mezzo, ma ha anche contribuito a un primo aumento delle scorte di prodotti finiti in 17 mesi. Nel frattempo, le scorte delle materie prime e dei semilavorati sono aumentate poiché le aziende hanno cercato di mitigare gli effetti dei ritardi nelle forniture.
I tempi di consegna più lunghi sono rimasti una delle caratteristiche principali dei dati dell’indagine di giugno, tra le continue segnalazioni di scarsità di materiali e problemi di trasporto. Tuttavia, sono evidenti alcuni segnali promettenti, grazie al fatto che il deterioramento delle prestazioni dei fornitori si è attenuato fino a raggiungere il livello minimo dal gennaio 2021.
Per quanto riguarda i prezzi, l’indagine di giugno ha indicato che le pressioni inflazionistiche sono rimaste elevate in tutto il settore manifatturiero italiano, sostenute dall’aumento dei costi di energia, carburante e materie prime. Tuttavia, il tasso d’inflazione dei prezzi dei fattori produttivi si è notevolmente ridotto per il secondo mese consecutivo, attestandosi al livello più basso da febbraio 2021. In modo pressoché analogo il tasso di aumento dei costi di produzione, sebbene ancora forte nel complesso, si è ulteriormente ridotto rispetto al massimo storico di aprile, scendendo al minimo in nove mesi.
Per quanto riguarda le prospettive di crescita per i prossimi dodici mesi, la fiducia delle aziende ha registrato un sostanziale peggioramento, scendendo ai minimi da marzo 2020. Le imprese intervistate hanno espresso preoccupazione per la combinazione tra calo della domanda e alta inflazione. Tuttavia, a seguito dei piani di espansione della capacità produttiva in corso da tempo, i dati hanno indicato un ulteriore e costante aumento dell’occupazione, con un ritmo di creazione di posti di lavoro in leggera crescita fino a raggiungere il massimo in tre mesi.
Commento
Joe Hayes, Senior Economist di S&P Global Market Intelligence, ha dichiarato: “Dopo aver raggiunto il record dell’indagine nel novembre dell’anno scorso, il settore manifatturiero italiano ha subito un enorme rallentamento che si è esteso anche a giugno. Nei mesi successivi al picco dell’anno scorso, il PMI principale ha perso quasi 12 punti, poiché le condizioni operative dei manifatturieri sono diventate sempre più difficili. La guerra in Ucraina, la volatilità delle catene di approvvigionamento, l’inflazione dilagante e il rallentamento dell’economia globale hanno contribuito notevolmente al peggioramento della situazione. Questi fattori hanno pesato soprattutto sulla domanda di beni italiani, che a giugno è scesa a un ritmo raramente superato nei 25 anni di storia dell’indagine, se si escludono la crisi del debito dell’eurozona, la crisi finanziaria globale e le chiusure da Covid-19. Di conseguenza, le aziende intervistate hanno mostrato maggiore preoccupazione per le prospettive delle loro attività. Il livello di fiducia a giugno è sceso al minimo da marzo 2020, quando l’Italia era entrata nel primo periodo di chiusure all’inizio della pandemia.”