S&P Global PMI®: rallenta ancora a gennaio la contrazione manifatturiera in Europa e si affievolisce la pressione sui costi

 S&P Global PMI®: rallenta ancora a gennaio la contrazione manifatturiera in Europa e si affievolisce la pressione sui costi

La contrazione del settore manifatturiero dell’eurozona è continuata nell’anno nuovo, con i volumi della produzione e i nuovi ordini manifatturieri ancora più bassi. Tuttavia, i più lenti tassi di contrazione in entrambi i casi sembrano suggerire che il peggio del crollo del settore sia passato. Qualche nazione dell’eurozona ha persino registrato a gennaio una espansione.

Allo stesso tempo, per la prima volta dallo scorso maggio, diminuiscono le giacenze dei prodotti finiti, mentre quelle delle materie prime e dei semilavorati sono rimaste invariate, riflettendo gli sforzi delle aziende manifatturiere ad allineare i livelli di magazzino alle attuali condizioni economiche. Continua di certo a diminuire l’attività di acquisto, mentre i tempi medi di consegna dei fornitori sono rimasti generalmente stabili. Questi due fattori hanno favorito la riduzione della pressione dei costi della zona euro, con l’inflazione dei prezzi di acquisto in rallentamento al livello minimo in 26 mesi. Detto questo, i prezzi di vendita sono aumentati ad un tasso più veloce.

L’indice S&P Global PMI® per il Settore Manifatturiero dell’Eurozona di gennaio è aumentato per il terzo mese consecutivo e ha raggiunto 48.8, in salita da 47.8 di dicembre. Sebbene ancora al di sotto della soglia di 50.0, e quindi indicativo di un peggioramento dello stato di salute del settore manifatturiero della zona euro, rappresenta il valore più alto dallo scorso agosto.

Tra le nazioni monitorate dell’eurozona dall’indagine, che nell’insieme rappresentano circa l’89% dell’attività manifatturiera totale, ad inizio anno i rispettivi PMI hanno riportato un aumento generale. Nel caso della Francia e dell’Italia i loro settori manifatturieri sono cresciuti leggermente se paragonati a dicembre. Il PMI manifatturiero dell’Irlanda ha registrato un valore leggermente superiore alla soglia di 50.0, riportando quindi quasi nessuna variazione. Nelle altre nazioni, malgrado siano peggiorate di nuovo le condizioni operative, i tassi di deterioramento sono rallentati.

Classifica PMI® Manifatturiero per paese di gennaio

Francia50.5 (flash: 50.8)massimo in 5 mesi
Italia50.4massimo in 7 mesi
Irlanda50.1massimo in 3 mesi
Paesi Bassi49.6massimo in 5 mesi
Grecia49.2massimo in 4 mesi
Austria48.4massimo in 4 mesi
Spagna48.4massimo in 4 mesi
Germania47.3 (flash: 47.0)massimo in 4 mesi

La produzione manifatturiera dell’eurozona a gennaio ha continuato a diminuire, estendendo l’attuale sequenza di contrazione iniziata a metà del 2022. Il declino però è stato marginale e il più lento in sette mesi. I dati raccolti hanno mostrato cha la debole pressione della domanda è stata citata come freno principale sui programmi di produzione delle aziende.

I dati di gennaio hanno mostrato una solida contrazione dei nuovi ordini ricevuti, ad un tasso di gran lunga superiore a quello della produzione. Cali particolarmente elevati sono stati osservati in Austria e Germania. Il livello dei nuovi ordini generale è stato generalmente frenato dalla minore prestazione delle vendite verso il mercato estero, inclusi gli scambi intra eurozona, in calo a gennaio per l’undicesimo mese consecutivo. La riduzione totale dei nuovi ordini è stata la conseguenza della generale debole domanda da parte dei clienti, anche se alcune aziende hanno osservato gli effetti negativi dell’inflazione e l’incertezza. Detto questo, il declino complessivo dei nuovi ordini è stato il più debole da maggio 2022.

Con un crollo dei nuovi ordini ricevuti più veloce di quello della produzione, il livello del lavoro inevaso di gennaio presso i manifatturieri dell’eurozona è diminuito ad un tasso più forte. Il calo di gennaio rappresenta l’ottavo consecutivo su base mensile del livello degli ordini ricevuti ma non ancora completati. Detto questo, aumenta il livello occupazionale, con un livello di crescita leggermente più veloce sino a raggiungere il livello massimo in tre mesi.

Allo stesso tempo, i dati dell’indagine di gennaio hanno mostrato la prima contrazione delle giacenze dei prodotti finiti da maggio 2022, con le aziende che hanno allineato i loro livelli di magazzino alle attuali condizioni della domanda. Terminando il periodo di accumulo di 17 mesi consecutivi, a gennaio le giacenze degli acquisti sono rimaste invariate.

L’indagine di gennaio ha osservato condizioni della catena di distribuzione generalmente stabili, con il rispettivo indice destagionalizzato che ha raggiunto un valore appena al di sotto della soglia neutra di non cambiamento di 50.0. La minore pressione sui tempi medi di consegna dei fornitori è stata attribuita al forte crollo dell’attività di acquisto. Questi fattori in parte giustificano anche l’ennesimo rallentamento dell’inflazione dei costi di acquisto, crollati a gennaio ai minimi in 26 mesi, segnando un livello al di sotto della relativa media storica. I prezzi di vendita sono però aumentati ad un tasso leggermente più veloce, anche se l’inflazione registrata è stata ben al di sotto della tendenza del 2022.

Per concludere, a gennaio è stato evidente un forte miglioramento dell’ottimismo. Le previsioni di crescita sono state le maggiori da febbraio 2022, periodo quindi precedente l’invasione russa in Ucraina.

Commento

Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence, ha dichiarato: “Malgrado i manifatturieri dell’area euro abbiano continuato a riportare a gennaio una contrazione della produzione e un deterioramento dei nuovi ordini ricevuti, sostenendo quindi l’ottava contrazione mensile del settore, il quadro generale è considerevolmente più positivo rispetto ai minimi osservati all’approssimarsi dell’inverno lo scorso ottobre. Il tasso di declino della produzione non solo è andato a moderarsi per il terzo mese consecutivo, ma nel corso degli ultimi tre mesi, l’ottimismo delle aziende per l’anno prossimo ha indicato un progressivo rialzo. Le preoccupazioni sui disagi della fornitura di gas facendone impennare il prezzo hanno lasciato il posto ad un mercato energetico in Europa molto più stabile, anche grazie in parte alle sovvenzioni statali e alle miti temperature. Allo stesso tempo, i generali problemi riscontrati sulla catena di distribuzione sono diminuiti considerevolmente, favorendo la riduzione del livello del lavoro inevaso in parecchie aziende e l’aumento della loro produzione. La rimozione delle restrizioni anti Covid 19 nella Cina continentale ha nel frattempo sottolineato sempre più che il freno a livello globale pandemico è ormai passato. Tutto ciò ha contribuito a far scendere la pressione inflazionistica generale e ha risollevato l’ottimismo rispetto al fatto di aver superato la fase più grave della stretta del costo della vita. Rimane però debole la domanda, con pochi segnali di fattori di crescita seri all’orizzonte. L’economia deve ancora sentire appieno l’impatto dei tassi di interesse maggiori, che sembrano destinati a crescere ancora nei prossimi mesi, presentando potenziali sfide per le prospettive di crescita economica.”

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