S&P Global PMI®: primo declino della produzione manifatturiera italiana in 2 anni
Gli ultimi dati PMI® di S&P Global hanno mostrato a maggio la prima riduzione della produzione manifatturiera in due anni, con le aziende cha hanno riportato difficoltà nel produrre per la mancanza di materiale e la scarsa domanda da parte dei clienti. Il volume dei nuovi ordini è infatti diminuito per la prima volta da fine 2020, con i nuovi ordini esteri che hanno indicato la stessa tendenza.
Allo stesso tempo, l’ottimismo delle aziende è rimasto modesto se paragonato agli standard storici, anche se è risultato leggermente in salita dal livello minimo in due anni di marzo, con le aziende manifatturiere che si augurano una ricrescita della domanda e una diminuzione delle interruzioni sulla distribuzione.
L’Indice destagionalizzato S&P Global PMI® (Purchasing Managers Index®) del settore manifatturiero italiano è diminuito da 54.5 di aprile e ha raggiunto a maggio 51.9. Sebbene ancora superiore alla soglia di non cambiamento di 50.0, l’ultimo valore è stato indicativo del miglioramento più debole in 18 mesi delle condizioni operative del settore con una crescita generale solo marginale.
La crescita più lenta di maggio è stata principalmente guidata dal crollo della produzione e dei nuovi ordini. La produzione manifatturiera è diminuita per la prima volta da maggio 2020, con le aziende campione che hanno riportato che la carenza dei beni e la debole domanda dei clienti ha avuto un impatto sulla produzione. Il tasso di riduzione è stato in generale marginale.
Allo stesso tempo, sia i nuovi ordini totali che quelli esteri di maggio sono diminuiti per la prima volta da novembre 2020. Tali crolli sono stati attribuiti dalle aziende campione alla debolezza della condizione della domanda, causata a sua volta dall’accresciuta incertezza e dai maggiori prezzi. Il tasso di contrazione degli ordini totali è stato elevato e ha sorpassato quello degli ordini esteri.
Analizzando gli altri sottoindici si evince che le aziende italiane hanno registrato a maggio l’ennesimo aumento dell’attività di acquisto. I dati raccolti hanno attribuito l’ultimo aumento ai maggiori ordini dei mesi precedenti e agli sforzi di assicurarsi il materiale per ovviare alle attuali carenze.
La carenza di materiale è stata inoltre evidente nella contrazione mensile consecutiva delle giacenze degli acquisti presso le aziende manifatturiere italiane, poiché i ritardi nelle forniture hanno provocato mancanza di consegne. Detto questo, il tasso di contrazione delle scorte è diminuito da aprile ed è stato marginale. La giacenza dei prodotti finiti è di conseguenza diminuita notevolmente, le aziende infatti hanno utilizzato le scorte esistenti per evadere gli ordini.
Le interruzioni sulla fornitura hanno però mostrato a maggio lievi segnali di rallentamento e sebbene i ritardi sulle consegne siano ancora elevati, sono stati i meno diffusi da febbraio 2021. Laddove le aziende hanno riportato tempi medi di consegna più lunghi, questi sono stati attribuiti alla carenza di materiale e ai problemi di natura logistica.
Più positivamente, i produttori manifatturieri italiani hanno registrato a maggio una maggiore creazione occupazionale, che estende l’attuale sequenza di crescita a 21 mesi. Le assunzioni sono state collegate agli sforzi per alleviare la pressione sulla capacità che a maggio è stata ancora evidente. Sebbene al tasso più lento in oltre un anno, la quantità del lavoro inevaso è aumentata per il diciassettesimo mese consecutivo.
I dati di maggio hanno inoltre indicato un rallentamento della pressione inflazionistica nel settore manifatturiero italiano. I costi medi affrontati dalle aziende manifatturiere italiane sono aumentati notevolmente con un’impennata dei costi del materiale e dei trasporti. Detto questo, il tasso di inflazione è rallentato al valore minimo in tre mesi.
A maggio, una tendenza simile è stata registrata per i prezzi medi di vendita, con il tasso di inflazione che è rimasto tra i più alti nella storia dell’indagine, anche se inferiore rispetto ai recenti valori record. Laddove sono stati riportati aumenti di prezzi, sono stati attribuiti dalle aziende campione ai tentativi di trasferimento dei costi maggiori ai clienti finali.
Per concludere, l’ottimismo delle aziende di maggio ha preso ulteriore terreno dal livello minimo in due anni di marzo, con i dati raccolti che lo hanno collegato alla speranza di una forte domanda, al rallentamento delle interruzioni sulla catena di distribuzione e al generale miglioramento delle condizioni economiche.
Commento
Lewis Cooper, Economist di S&P Global, analizzando gli ultimi dati dell’indagine ha dichiarato: “Il settore manifatturiero italiano ha sentito a maggio l’effetto combinato dei continui problemi della fornitura e delle deboli condizioni della domanda. La produzione è diminuita per la prima volta in due anni con una evidente debolezza di nuovi ordini ricevuti e i problemi nel reperire il materiale necessario. Dopo la sequenza di crescita di 17 mesi, il livello dei nuovi ordini ricevuti ha indicato una forte riduzione, ed anche i nuovi ordini esteri hanno inoltre riportato una contrazione. Secondo le aziende campione, le deboli condizioni della domanda sono state causate dalla maggiore incertezza e dai maggiori prezzi. Gli ultimi dati hanno inoltre mostrato una maggiore pressione inflazionistica, con tassi di crescita dei costi di acquisto e di quelli di vendita che, malgrado abbiano raggiunto i valori rispettivamente più bassi in tre mesi, sono stati tra i più alti della storia dell’indagine. Qualche notizia positiva arriva dall’ottimismo delle aziende manifatturiere italiane, aumentato ulteriormente dal valore minimo in due anni di marzo grazie alla speranza di un rilancio della domanda e al rallentamento delle interruzioni sulla catena di distribuzione. Detto questo, l’ottimismo di maggio è risultato basso se paragonato agli standard storici. La guerra in Ucraina e gli aumenti dei costi, infatti, continuano a destare preoccupazione tra i manifatturieri. A metà del secondo trimestre dell’anno, il settore sta attraversando una strada tortuosa, con le aziende del manifatturiero che sentono gli effetti degli innumerevoli ostacoli, tra i quali i problemi con la fornitura, la crescita dell’inflazione, l’aumento dei livelli di incertezza e il conseguente effetto a catena sulla domanda dei clienti. Qualora tali impedimenti non dovessero terminare, il settore manifatturiero italiano potrebbe affrontare altri problemi nei mesi futuri.”