S&P Global PMI®: il settore manifatturiero dell’Eurozona si contrae di nuovo ad agosto, ma le pressioni inflazionistiche continuano a diminuire
Il settore manifatturiero dell’eurozona ha continuato a contrarsi a metà del terzo trimestre. La produzione è scesa a un ritmo simile a quello registrato a luglio, che era stato il più forte da maggio 2020, mentre i nuovi ordini sono diminuiti ancora una volta notevolmente. La debolezza della domanda di agosto ha frenato drasticamente i produttori manifatturieri, a causa del deterioramento del potere d’acquisto in Europa in presenza di un’inflazione elevata. Le aziende del settore manifatturiero hanno quindi ridotto ulteriormente l’attività di acquisto in risposta al peggioramento delle prospettive economiche, anche se la minore necessità di fattori produttivi ha contribuito a ridurre la pressione sui fornitori.
Nel frattempo, sono emersi nuovi segnali di un’ulteriore riduzione delle pressioni sui prezzi rispetto al loro picco, dato che i tassi di inflazione dei costi dei fattori produttivi e dei prezzi alla vendita sono rallentati rispettivamente ai minimi di 19 e 16 mesi.
L’indice S&P Global PMI® per il Settore Manifatturiero dell’Eurozona di agosto è sceso a 49.6, da 49.8, e ulteriormente al di sotto della soglia di 50,0 che separa la crescita dalla contrazione. Nel complesso, si è trattato della lettura più bassa da giugno 2020 e è stato segnalato il secondo peggioramento consecutivo delle condizioni operative del settore manifatturiero.
Tra i paesi dell’area dell’euro monitorati, solo tre hanno registrato PMI manifatturieri in crescita nel mese di agosto, anche se in ciascun caso ciò ha mascherato cali sia della produzione che dei nuovi ordini. I Paesi Bassi hanno riportato i risultati migliori, seguiti dall’Irlanda. In entrambi i casi però, il tasso di espansione è rallentato al minimo in 22 mesi. L’unico altro paese a registrare un PMI superiore a 50,0 è stata la Francia. In Germania, Austria, Grecia e Italia si sono registrate flessioni maggiori, con quest’ultima che nel mese di agosto ha riportato il calo manifatturiero più forte.
Classifica PMI® Manifatturiero per paese di agosto
Paesi Bassi 52.6 minimo in 22 mesi
Irlanda 51.1 minimo in 22 mesi
Francia 50.6 (flash: 49.0) massimo in 2 mesi
Spagna 49.9 massimo in 2 mesi
Germania 49.1 (flash: 49.8) minimo in 26 mesi
Austria 48.8 minimo in 26 mesi
Grecia 48.8 minimo in 20 mesi
Italia 48.0 minimo in 26 mesi
Per il terzo mese consecutivo diminuisce la produzione manifatturiera dell’Eurozona. La riduzione è stata complessivamente solida e sostanzialmente simile a quella registrata a luglio, che è stata la più rapida da maggio 2020. Secondo gli intervistati, i volumi di produzione sono diminuiti a causa della flessione dei nuovi ordini in entrata, anche se alcuni hanno continuato a segnalare carenze di materiali. La domanda di beni dell’area dell’euro ha subito ad agosto un nuovo brusco calo, il quarto consecutivo. I produttori hanno parlato di prezzi elevati, clienti con scorte eccessive e segnalazioni di posticipazioni degli ordini a causa dell’incertezza economica. Anche le nuove vendite estere (incluse quelle intra eurozona) sono diminuite, con un’accelerazione del calo che è stato il più rapido da giugno 2020.
Con le minori esigenze di produzione, le imprese manifatturiere dell’Eurozona hanno ridotto ad agosto gli acquisti di materiale. Il calo è stato di intensità simile a quello registrato a luglio che era stato il più rapido in poco più di due anni. In un contesto di domanda più debole di fattori produttivi, la pressione sui fornitori ha continuato a diminuire, come dimostra l’indice destagionalizzato dei tempi di consegna dei fornitori, che per il quinto mese consecutivo è salito ai massimi da ottobre 2020. Tuttavia, nel complesso le prestazioni dei fornitori hanno continuato a peggiorare, a causa del persistere dei problemi di trasporto e della carenza di alcuni materiali.
I livelli delle scorte manifatturiere sono aumentati ulteriormente nel mese di agosto. Infatti, nonostante la diminuzione della produzione, le scorte di prodotti finiti sono aumentate al ritmo più rapido mai registrato, per la mancanza di nuove commesse in entrata. Nel frattempo, le scorte di materie prime e dei semi lavorati sono aumentate a uno dei tassi più rapidi dall’inizio della raccolta dei dati (nel 1997), a causa di consegne più tempestive e di una produzione inferiore.
Gli ultimi dati dell’indagine hanno segnalato pressioni inflazionistiche, sempre più basse. I costi dei fattori produttivi e quelli dei prezzi alla vendita sono infatti aumentati rispettivamente ai tassi più bassi degli ultimi 19 e 16 mesi. Ciononostante, entrambi gli aumenti sono rimasti nel complesso storicamente elevati.
Ad agosto, gli altri indicatori hanno mostrato come le pressioni sulla capacità si sono nuovamente ridotte, come segnalato dal terzo calo consecutivo del livello del lavoro inevaso, ad un tasso che è stato il più rapido in poco più di due anni. L’occupazione nel frattempo è aumentata, anche se al livello minore in un anno e mezzo.
Infine, la fiducia delle imprese è leggermente aumentata rispetto al minimo in 26 mesi registrato a luglio, ma è rimasta a un livello storicamente basso.
Commento
Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence, ha dichiarato: “Il tormentato settore manifatturiero dell’area dell’euro ha registrato un ulteriore forte calo della produzione ad agosto, il che significa che la produzione è ora diminuita per tre mesi consecutivi, aumentando la probabilità di una flessione del PIL nel terzo trimestre. Gli indicatori anticipatori delle tendenze suggeriscono che è probabile un intensificarsi della contrazione, potenzialmente in modo marcato, nei prossimi mesi, con un incremento di rischio di recessione. Le minori vendite non solo hanno fatto sì che un numero crescente di fabbriche riducessero la produzione, ma hanno anche significato che i magazzini si stanno riempiendo di scorte invendute a un livello senza precedenti in 25 anni di storia dell’indagine. Allo stesso modo, le scorte di materie prime si stanno accumulando a causa dell’improvviso e inaspettato calo dei volumi di produzione. L’indebolimento della domanda e gli sforzi volti a diminuire gli elevati livelli di scorte si stanno, pertanto, unendo, per ridurre la produzione nei prossimi mesi. Il rapporto tra ordini e scorte, un importante indicatore della produzione futura, segnala, infatti, una flessione con un’intensità mai vista dal 2009, salvo i primi mesi di lockdown per la pandemia. Alcune buone notizie sull’inflazione sono fornite da una diminuzione dei tassi di crescita sia per i costi di produzione che per i prezzi di vendita delle aziende manifatturiere, legati all’indebolimento della domanda e al minor numero di problemi nella catena di approvvigionamento. Tuttavia, il tasso di inflazione segnalato rimane elevato rispetto agli standard storici, grazie principalmente all’energia, il cui costo e fornitura rappresentano una grande incognita nel panorama della produzione e dell’inflazione nei prossimi mesi”.