S&P Global PMI®: il maggiore crollo della produzione manifatturiera dell’eurozona dall’inizio dell’ondata Covid-19 con la domanda dei beni in caduta libera
Il settore manifatturiero dell’eurozona ha continuato a contrarsi sempre più ad inizio del quarto trimestre, con la produzione e i nuovi ordini in calo a tassi raramente superati durante i 25 anni di raccolta dati del PMI. Anche le esportazioni sono diminuite drasticamente, con l’incertezza geopolitica, l’inflazione alta e le più deboli condizioni economiche che hanno pesato sulla spesa dei clienti esteri.
Con i requisiti della produzione in rapida contrazione, i produttori dell’eurozona hanno ridotto i loro acquisti di beni al tasso più veloce da maggio 2020. L’ultima indagine ha registrato un nuovo calo della pressione sulla catena di distribuzione a seguito della maggiore capacità disponibile presso i fornitori.
Allo stesso tempo, dopo aver subito una lieve accelerazione a settembre, ad inizio del quarto trimestre diminuisce la pressione sui prezzi. Detto questo, il tasso dei prezzi di vendita e quello dell’inflazione dei costi sono rimasti storicamente elevati.
Per il quarto mese consecutivo, ad ottobre l’indice S&P Global PMI® per il Settore Manifatturiero dell’Eurozona ha registrato un valore inferiore alla soglia non cambiamento di 50.0, segnalando una forte contrazione delle condizioni del settore manifatturiero. Attestandosi a 46.4, l’indice principale è calato da 48.4 di settembre e ha raggiunto il livello minimo da maggio 2020.
Tra i costituenti dell’eurozona monitorati, solo l’Irlanda ha osservato ad ottobre un miglioramento, le rimanenti nazioni hanno registrato contrazioni manifatturiere più profonde, con la maggior parte che ha inoltre riportato cali più veloci dallo sconvolgimento iniziale causato dal Covid- 19 durante la prima metà del 2020. La Spagna è stata la nazione a riportare la prestazione peggiore ad ottobre, seguita subito dopo dalla Germania.
Ad ottobre continua a diminuire la produzione manifatturiera dell’area euro, estendendo l’attuale sequenza di contrazione iniziata a giugno. Secondo le aziende che fanno parte dell’indagine, il fattore chiave che ha causato la diminuzione dei livelli della produzione è stato la contrazione della domanda da parte dei clienti. Il livello dei nuovi ordini ricevuti è crollato durante l’ultima indagine, e riflette la minore domanda da parte dei mercati dell’eurozona e di altre parti del globo. In oltre 25 anni di raccolta dati, il tasso di declino dei nuovi ordini osservato ad ottobre è stato superato solo durante periodi di intensa turbolenza economica, quale la crisi finanziaria globale tra il 2008 e 2009 e la pandemia da Covid-19.
I manifatturieri dell’area euro hanno inoltre osservato ad ottobre un altro forte aumento dei loro costi operativi. Secondo i dati raccolti, i prezzi dell’energia sono stati quelli che hanno spinto maggiormente le loro spese al rialzo. Detto questo, il tasso di inflazione dei costi di acquisto è diminuito al secondo livello più debole dall’inizio del 2021. Un contributo per alleviare in parte la pressione al rialzo sui prezzi è stato dato dai nuovi segnali di adeguamento della catena di distribuzione all’attuale domanda del mercato. L’Indice destagionalizzato dei Tempi Medi di Consegna è aumentato al livello maggiore in oltre due anni, ma ad ottobre si è attestato appena al di sotto la relativa media a lungo termine. Ciò ha facilitato la riduzione del tasso di inflazione dei prezzi di vendita, che è sceso leggermente sino a raggiungere il secondo livello più basso da aprile 2021.
Certamente, la minore pressione sui fornitori è stata in parte causata della contrazione della domanda di beni. Ad ottobre, l’attività di acquisto è diminuita al tasso più veloce da maggio 2020. Detto ciò, aumentano le giacenze delle materie prime e dei semilavorati, in quanto alcune aziende hanno aumentato scorte di sicurezza per proteggersi contro rischi connessi a prezzi e approvvigionamento.
L’indagine di ottobre ha nel frattempo mostrato la più veloce riduzione del livello del lavoro inevaso all’interno settore manifatturiero dell’eurozona da maggio del 2020. Lo scarto tra livelli di nuovi ordini e quelli di produzione ha favorito le aziende a smaltire gli ordini in fase di lavorazione. La crescita occupazionale è tuttavia stata sostenuta e in leggero aumento.
Guardando avanti, i manifatturieri dell’eurozona hanno continuato a prevedere una contrazione dei loro volumi di produzione nei prossimi 12 mesi. Escludendo i mesi di inizio della pandemia, l’Indice della Produzione Futura ha registrato a ottobre il livello più basso dall’inizio dell’indagine nel 2012. Gli alti livelli di inflazione, l’incertezza geopolitica e il peggioramento delle condizioni economiche globali hanno sostenuto la previsione pessimistica.
Commento
Joe Hayes, Senior Economist presso S&P Global Market Intelligence, ha dichiarato: “Il settore produttore di beni dell’eurozona si è spostato in una contrazione più profonda all’inizio del quarto trimestre. Le indagini PMI stanno adesso chiaramente mostrando che l’economia manifatturiera è in recessione. Ad ottobre, i nuovi ordini sono diminuiti ad un tasso che raramente abbiamo osservato nel corso dei 25 anni di raccolta dati. Contrazioni maggiori sono state riportate solo durante i mesi peggiori della pandemia e all’apice della crisi finanziaria globale tra il 2008 e il 2009. Tra i fattori che potrebbero aggravare la contrazione è inclusa l’inflazione, che rimane ostinatamente elevata malgrado le continue prove di una riduzione della pressione sulla catena di distribuzione. Ad ottobre, rimangono ancora una volta prettamente negative le aspettative per il futuro dei manifatturieri, suggerendo che le aziende si aspettano che queste difficili condizioni si protrarranno nel 2023. Gli sviluppi del mercato energetico continueranno ad avere un’importanza fondamentale per i manifatturieri dell’area euro nel periodo invernale. L’ondata di temperature miti in Europa sinora fa ben sperare e ha aiutato a contenere i prezzi all’ingrosso del gas. Dobbiamo però rimanere consapevoli dei rischi che temperature fuori dall’ordinario potrebbero portare al razionamento dell’energia, causando problemi su vasta scala alla produzione manifatturiera”.
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