S&P Global PMI Flash: rallenta la contrazione dell’eurozona di novembre e scende la pressione sui prezzi
Dalla stima dei dati PMI flash, a novembre si assiste al quinto mese consecutivo di declino dell’attività economica dell’eurozona. Nonostante il tasso di contrazione sia rimasto il secondo più forte dal 2013, escludendo i mesi di chiusura per il Covid-19, l’intensità del deterioramento è diminuita grazie al calo più moderato degli ordini acquisiti, alla riduzione dei disagi sulla catena di distribuzione e al miglioramento della fiducia nei prossimi dodici mesi. Il clima economico è tuttavia rimasto pessimistico rispetto alla media storica, e la domanda ha continuato a ridursi a ritmo sostenuto, frenando la crescita occupazionale mensile.
Un aspetto positivo legato all’indebolimento della domanda e ai minori disagi sulla fornitura è stato l’alleggerimento della pressione sui prezzi, soprattutto nel settore manifatturiero. I costi affrontati dalle aziende hanno indicato l’aumento più lento in 14 mesi, consentendo una moderazione della crescita dei prezzi di vendita, nonostante i tassi di inflazione siano rimasti elevati.
Osservando la stima ‘flash’, che si basa approssimativamente sull’85% delle risposte totali dell’indagine, l’Indice destagionalizzato S&P Global PMI® Composito della Produzione dell’Eurozona di novembre è salito a 47.8 da 47.3 di ottobre. Salgono ora a cinque i mesi consecutivi in cui si registra un calo dei livelli di attività economica, anche se gli ultimi valori hanno segnalato una moderazione del tasso di contrazione. Ciononostante, i dati PMI relativi al quarto trimestre stanno finora forzando l’economia dell’eurozona verso la peggiore contrazione da fine 2012, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica.
Il manifatturiero ha continuato a guidare la contrazione, con la produzione industriale in calo per il sesto mese consecutivo. Anche se ridotto, quest’ultimo declino del tasso di produzione è stato il secondo più forte registrato nell’ultimo decennio, tranne che per il periodo di picco pandemico. Anche la produzione del terziario è diminuita per il quarto mese consecutivo ed ha indicato lo stesso tasso di declino di ottobre. In ogni caso se non si considerano i periodi di chiusura anti pandemica, tali ritmi di contrazione non si vedevano da giugno 2013.
All’interno dell’eurozona, la Germania ha di nuovo registrato il crollo maggiore con il PMI composito a 46.4, indicando la quinta contrazione in altrettanti mesi. Nonostante quest’ultimo declino sia stato il più debole da agosto, ha comunque indicato il terzo valore più elevato dal 2009, esclusi i periodi di chiusura anti pandemica. Se il settore manifatturiero e terziario hanno subìto valori simili di forte contrazione, il primo ha mostrato una elevata moderazione del declino.
Allo stesso tempo, la produzione in Francia è crollata, con il PMI composito che, con 48.8, ha registrato il primo calo dell’attività economica da febbraio 2021. La produzione del settore terziario è scesa in zona contrazione per la prima volta da marzo 2021 mentre il manifatturiero ha segnato il sesto mese consecutivo di declino, seppure moderandosi ai valori più lenti da agosto.
Per il resto dell’eurozona, la produzione ha indicato una contrazione per il terzo mese consecutivo, anche se quello di novembre è stato il minore della sequenza. Il marginale ritorno alla crescita del settore terziario ha controbilanciato il maggiore calo della produzione industriale, con un crollo ad un tasso mai visto da marzo 2013, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica.
Analizzando i settori, la crescita è rimasta confinata nei servizi software e industriali, nelle aziende relative al mercato dei media e al settore della farmaceutica e biotecnologie. Il calo maggiore si è osservato di nuovo nel settore chimico e della plastica, con crolli particolarmente forti registrati anche nelle risorse di base (in parte collegate agli alti costi energetici). Contrazioni particolarmente sostenute hanno continuato a imperversare sul mercato immobiliare, sui trasporti, sul turismo e attività ricreative e sul settore auto.
Nel frattempo, i nuovi ordini di beni e servizi hanno indicato una riduzione per il quinto mese consecutivo, segnalando l’ennesima forte contrazione della domanda. Anche se il tasso di perdita di ordini è diminuito rispetto a ottobre, il crollo delle commesse è stato il secondo più forte negli ultimi due anni. Se il declino dei nuovi ordini ha indicato una moderazione nel manifatturiero, nel terziario è leggermente aumentato.
Il calo dei nuovi ordini segnala che, per mantenere i livelli di attività, le aziende hanno di nuovo fortemente focalizzato la produzione sugli ordini arretrati, il cui volume è diminuito per il quinto mese consecutivo registrando il calo maggiore in due anni. Si è di nuovo registrata una contrazione particolarmente elevata nel manifatturiero, ma anche nei servizi il volume delle commesse acquisite ma non ancora processate è di nuovo diminuito.
Il deterioramento del flusso degli ordini ha alimentato la reticenza ad assumere personale aggiuntivo, registrando dunque la minore creazione occupazionale mensile da marzo 2021. Il rallentamento delle assunzioni è stato guidato dal settore terziario, ma anche l’industria ha indicato valori attenuati. Dal punto di vista nazionale, la crescita di posti di lavoro ha indicato un rialzo in Germania, ma è diminuita in Francia.
Una conseguenza positiva della domanda più debole è stata la forte riduzione dei ritardi sulla catena di approvvigionamento visto che gli acquisti sono di nuovo diminuiti nettamente. I tempi medi di consegna registrati dalle aziende dell’eurozona hanno indicato l’allungamento minore da agosto 2020. Le fabbriche tedesche hanno addirittura riportato il primo miglioramento delle prestazioni dei fornitori da luglio 2020.
Oltre che facilitare in alcuni casi la maggiore produzione, il miglioramento della catena distributiva unito all’indebolimento della domanda hanno entrambi diminuito ulteriormente la pressione sui prezzi. Come risultato, i prezzi medi di acquisto sostenuti dal manifatturiero hanno indicato un rialzo molto ridotto, registrando l’aumento mensile minore da dicembre 2020. Anche l’inflazione dei costi del settore terziario si è moderata, scendendo al secondo valore più basso degli ultimi nove mesi. L’inflazione dei costi, dei due settori combinati, è diminuita ai minimi da settembre 2021, nonostante sia rimasta elevata rispetto alla media storica a causa soprattutto degli alti costi energetici.
I prezzi medi di vendita di beni e servizi hanno anch’essi registrato un tasso di incremento ridotto, anche se hanno continuato ad aumentare in modo elevato. Il tasso di inflazione è rallentato per il secondo mese consecutivo registrando il minore incremento da agosto. Sia nel manifatturiero che nel terziario si è osservato un rallentamento dei tassi di inflazione dei prezzi di vendita, soprattutto nel primo settore che ha registrato il valore minimo in 20 mesi.
Per concludere, le aspettative economiche per i prossimi dodici mesi sono rimaste attenuate ed hanno registrato un leggero miglioramento per il secondo mese consecutivo, toccando il terzo valore più basso dalle prime chiusure anti pandemiche. La fiducia ha continuato ad essere ostacolata dai timori sulle prospettive di crescita futura, l’aumento del costo della vita e la crisi energetica, causata a sua volta dalla guerra in Ucraina, ma anche dai crescenti tassi di interesse.
Nel manifatturiero, il pessimismo per il prossimo anno si è tuttavia moderato considerevolmente rispetto ai cupi livelli visti a settembre e ottobre, e questo grazie alle speranze di minori restrizioni legate all’energia e al miglioramento della catena di fornitura, mentre nel terziario l’ottimismo è lievemente migliorato, suggerendo che il livello di preoccupazione generale sul futuro economico ha già superato il picco.
Per nazione, la fiducia sulle prospettive sui prossimi dodici mesi ha indicato in Germania una visione meno cupa rispetto al clima meno positivo ma ancora ottimistico della Francia. Allo stesso tempo, il resto della regione ha registrato un maggiore ottimismo.
Commento
Commentando i dati del PMI flash, Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence ha dichiarato: “L’ennesimo crollo dell’attività di novembre aggiunge la possibilità di caduta dell’eurozona in recessione. I dati per il quarto trimestre sono stati sinora in linea con un tasso di contrazione trimestrale del PIL di poco più dello 0.2%. Detto questo, i dati PMI di novembre mostrano anche qualche timido segnale positivo. In particolare, rispetto ad ottobre il tasso generale di declino è rallentato. I problemi con la fornitura per fortuna stanno mostrando segnali di miglioramento, con i tempi medi di consegna dei fornitori dell’area manifatturiera dell’entroterra tedesco persino in miglioramento. Le miti temperature hanno inoltre dissipato alcuni timori di carenza di energia nei mesi invernali. La pressione sui prezzi, la cui recente crescita ha indotto ad un nuovo inasprimento della politica monetaria della BCE, sta inoltre mostrando al momento segnali di rallentamento, in particolare nel settore manifatturiero. Tale dato, non solo dovrebbe aiutare per certi versi a contenere la crisi del costo della vita, ma le previsioni future più ottimistiche dovrebbero diminuire la necessità di considerare misure di inasprimento più aggressive della politica monetaria. Resta tuttavia evidente la posizione preoccupante di forte contrazione del settore manifatturiero, e anche dell’attività del settore dei servizi che è rimasta sotto una forte pressione. In entrambi i casi questo è principalmente dovuto alla crisi del costo della vita e alla recente stretta delle condizioni finanziare. Una recessione quindi, sembra probabile, anche se gli ultimi dati fanno sperare che l’entità della contrazione potrebbe non essere così grave come si temeva in precedenza”.