Sostenibilità d’impresa, in una scheda Inail sfide e prospettive nel lavoro che cambia
Impegnarsi concretamente nell’adozione di un modello produttivo in grado di contemplare obiettivi di performance, tutela ambientale, benessere sociale, economia sostenibile. Si può riassumere così il principio di “sostenibilità d’impresa”, su cui si concentra una scheda recente del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail, analizzando genesi ed evoluzioni sociali di questo concetto e delineandone opportunità e sfide future.
La sostenibilità d’impresa in atti d’indirizzo e strumenti normativi. È a partire dal 2001, sottolineano le ricercatrici nell’introduzione, che lo sviluppo dei principi di sostenibilità nelle politiche aziendali viene sollecitato dai mutamenti che il modello di responsabilità sociale d’impresa ha inciso nelle realtà economiche e produttive di piccola e larga scala, divenendo “valore condiviso” e promuovendo occasioni di sviluppo per imprese, stakeholder e collettività. A sostenere questa visione sono anche strumenti normativi e documenti programmatici, nazionali e internazionali, che lo studio riepiloga brevemente. Partendo dall’Agenda Onu 2030, che fissa i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile, viene citata poi la direttiva europea 2022/2463, che prevede per grandi imprese e Pmi rendicontazioni di sostenibilità, ed è ricordato l’impulso che l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) e l’Istat imprimono per la definizione di una strategia nazionale della sostenibilità e per la realizzazione di un sistema di indicatori per il monitoraggio degli obiettivi Onu nel nostro Paese.
I processi di sostenibilità percorribili dalle aziende. Successivamente, le autrici si soffermano sulla sostenibilità in uno scenario lavorativo soggetto a rapide evoluzioni: “Le modificazioni indotte dalla globalizzazione dei mercati, dai cambiamenti sociodemografici, dallo sviluppo delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale, dalle crisi economiche e sanitarie, hanno determinato una profonda trasformazione del mondo del lavoro e un interesse crescente verso i temi della sostenibilità. I modelli organizzativi e i processi produttivi affrontano nuove sfide e opportunità non solo in termini di performance ma anche di benessere e di salute e sicurezza sul lavoro”. Ne deriva che il percorso di sostenibilità delle aziende può intraprendere strade diverse, puntando alternativamente su fattori organizzativi come la gestione delle risorse umane, su strumenti operativi quali certificazioni etiche e marketing sociale, e su assetti strategici come riconversioni produttive e creazione di filiere logistiche innovative.
Fondamentali la partecipazione dei lavoratori e l’impegno del management. Anche in questa prospettiva restano centrali il coinvolgimento dei lavoratori e la valutazione e gestione di tutti i rischi a cui possono essere esposti, che assumono un ruolo strategico per garantire condizioni di benessere e lavoro dignitoso per tutti. “I nuovi modelli organizzativi che le aziende devono impegnarsi a implementare, in particolare negli attuali sistemi sociotecnici resi sempre più complessi dall’implementazione continua di tecnologie abilitanti, devono quindi – scrivono le ricercatrici del Dimeila – essere basati su dimensioni chiave quali la resilienza, l’apertura, l’equità, l’inclusione, la parità di genere, il lavoro di qualità”. La partecipazione dei lavoratori e l’impegno del management risultano fondamentali quindi per la risposta a bisogni e richieste organizzative e individuali e per l’incremento di piani di sviluppo e di monitoraggio finalizzati al miglioramento continuo. In questo senso, possono essere d’aiuto strumenti operativi come il tool europeo di valutazione dei rischi OiRA (Online interactive Risk Assessment), ideato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) e diffuso nel nostro Paese dall’Inail, e i sistemi di gestione integrata di salute e sicurezza sul lavoro (Sgsl).
Sfide future e prospettive. Da ultimo, il documento del Dimeila sottolinea che il binomio sostenibilità-competitività deve riguardare anche le piccole e medie imprese, che possono ugualmente riportare benefici importanti in termini di accesso al credito, relazioni con la pubblica amministrazione, miglioramento di immagine e capacità di attrazione di personale con competenze adeguate. Diviene questa, quindi, la sfida prioritaria nel mondo del lavoro attuale. “Prima di essere utilizzati come strumenti di bilancio per render conto delle azioni virtuose messe in atto – concludono le autrici – i report della sostenibilità diventano strumenti di gestione interna per la rendicontazione delle politiche di sviluppo e delle iniziative da intraprendere in un’ottica integrata e partecipata”.
Immagine di Freepik