Sono 26,3 milioni i lavoratori nel 2022: +2% rispetto al 2021, +3% rispetto al 2019
L’Osservatorio su lavoratori dipendenti e indipendenti integra i dati di tutti gli assicurati presso le diverse gestioni previdenziali Inps, dipendenti e autonomi, il 95% degli occupati regolari in Italia. Sono esclusi infatti solo i professionisti iscritti alle Casse previdenziali degli ordini professionali – a meno che non abbiano anche posizioni di lavoro con obbligo di contribuzione all’Inps – e poche altre tipologie di lavoro autonomo occasionale esentate da contribuzione a fini previdenziali.
Nel 2022, il numero di lavoratori dipendenti e indipendenti è risultato pari a 26.300.000, in crescita rispetto al 2021 (+2%), con un incremento di circa 524mila unità. Più consistente la crescita rispetto al 2019 (l’anno pre-pandemia preso a riferimento), con 758mila lavoratori in più (+3%).
Il numero medio di settimane lavorate nel 2022 risulta in crescita rispetto al 2021 (43,1 settimane contro 42,2), ed è superiore anche a quello del 2019 (42,9 settimane).
Anche il reddito medio annuo da lavoro nel 2022 è in crescita rispetto all’anno precedente (+4%), e si attesta poco sopra i 24mila euro.
L’andamento dell’occupazione secondo la posizione prevalente è molto diversificato:
- tra il 2019 e il 2022, gli artigiani perdono oltre 70mila unità (-4,7%), i commercianti oltre 80mila (- 4,1%) e gli agricoli autonomi circa 18mila (-4,2%);
- nel 2022, i lavoratori dipendenti del settore privato tornano a crescere dopo la contrazione del 2020 dovuta alla pandemia: sono circa 800mila i lavoratori in più rispetto al 2019 (+5,1%). L’incremento percentuale per i dipendenti pubblici è pari a +2,5% (circa 88mila lavoratori), mentre i lavoratori domestici crescono di circa 8mila unità rispetto al 2019 (+1%). Prosegue, invece, il trend in diminuzione degli operai agricoli, che perdono oltre 63mila unità tra il 2019 e il 2022 (-6,9%);
- l’andamento dei parasubordinati nel complesso è in crescita con 127mila lavoratori in più tra il 2019 e il 2022 (+12,6%); tale crescita è dovuta soprattutto all’incremento dei post-laurea (+34,3%) e dei professionisti (+18,6%), mentre le collaborazioni sono in contrazione;
- nel 2022 cala il numero dei lavoratori occasionali prevalenti, che risultano essere 30mila, valore nettamente inferiore sia al 2019 che al 2021.
Nel 2022 gli uomini rappresentano il 56,3% dei lavoratori, con un numero medio di settimane lavorate pari a 43,9 e un reddito medio annuo di 27.254 euro. Le donne hanno lavorato in media 42,1 settimane, con un reddito medio annuo di 20.378 euro.
Osservando l’andamento per classe di età, emerge nel 2022 un incremento dei giovani fino ai 19 anni di età, che superano quota 376mila (+22,4% rispetto al 2019 e +21,4% rispetto al 2021). Rispetto al 2019, aumenta di oltre il 9% la classe di età 20-24 anni, mentre quella 30-34 anni cresce di oltre il 4%. Crescono anche le classi di età più anziane, in particolare dai 65 anni in su (+13,9%). Le classi di età centrali, tra i 35 e i 49 anni, presentano invece trend negativi.
Riguardo alla distribuzione territoriale dei lavoratori, nel 2022 il 29,2% lavora nel Nord ovest (7,7 milioni di lavoratori). A seguire il Nord est con il 22,7% (circa 6 milioni di lavoratori), il Centro con il 21,1% (oltre 5,5 milioni di lavoratori) e infine il Sud, con il 18,4% (circa 4,8 milioni di lavoratori) e le Isole con l’8,4% (2,2 milioni di lavoratori).
Con riferimento al 2022, 705.596 lavoratori (pari al 2,7% dei lavoratori dell’anno) sono pensionati che lavorano, in quanto beneficiari di una pensione diretta di vecchiaia o anzianità già da prima del 2022, mentre 306.019 (pari all’1,2%) sono i nuovi pensionati nel 2022.
Limitando l’analisi ai lavoratori già pensionati si osserva che la loro incidenza è massima tra i lavoratori iscritti alla gestione separata: altri collaboratori (29,2%), amministratori (15,5%) e collaboratori (12,3%). Quote elevate di pensionati sono riscontrabili tra gli autonomi agricoli (23,9%), lavoratori occasionali (15,1%), artigiani (10,1%) e commercianti (8,9%).
Nel 2022 i lavoratori con cittadinanza extra Ue costituiscono il 10,7% nel complesso (erano il 9,3% nel 2021). La loro incidenza è massima tra i lavoratori domestici (52,4%) e minima tra i dipendenti pubblici (0,5%). Il 22,9% di incidenza di lavoratori extra Ue si riscontra tra gli operai agricoli, l’11,2% tra i dipendenti privati e il 10,9% tra i commercianti. Il numero medio di settimane lavorate da lavoratori extra Ue è di 39,4 contro le 43,5 dei lavoratori comunitari, mentre il reddito medio da lavoro è di 15.202 euro contro 25.342 dei comunitari.
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