Siccità al Nord: situazione grave in Piemonte ed Emilia-Romagna con il Po ai minimi storici
Confagricoltura Piemonte denuncia le gravi conseguenze che la forte carenza idrica di questi mesi sta causando a tutte le coltivazioni, a partire dalle foraggere (dal 30 al 40% in meno), ma anche alle piante tradizionalmente più resistenti alla siccità, come la vite e il nocciolo. Situazione critica anche per i pascoli montani, motivo per il quale ha chiesto alla Regione di attivare le procedure per la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale causa siccità.
“Al momento – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia – non è ancora possibile quantificare con precisione i danni arrecati alle coltivazioni, condizione indispensabile per accedere ai sostegni del Fondo di solidarietà nazionale, ma ciò che è certo è che le ripercussioni della carenza idrica sulle coltivazioni saranno pesantissime”.
Confagricoltura, che ha partecipato ai lavori del gruppo di lavoro dell’assessorato all’Agricoltura che monitora il rischio di perdita del raccolto per cause idriche allo scopo di identificare le zone dove si rilevano gravi carenze di approvvigionamento, evidenzia una situazione di forte preoccupazione. In base alle rilevazioni del servizio tecnico di Confagricoltura Piemonte – attivo con una cinquantina di operatori specializzati sui territori di tutte le province – la situazione è critica per orzo e grano: per quest’ultimi si sta originando il fenomeno della “stretta”, finora evidenziato prevalentemente nelle regioni meridionali e quasi mai riscontrato in Piemonte, che produrrà una riduzione della produzione, stimata nell’ordine del 30%. Le semine del mais si sono ridotte a favore di colture meno esigenti dal punto di vista idrico, quali sorgo e girasole; il protrarsi dell’assenza di piogge lascia prevedere uno scarso sviluppo delle colture, con importanti cali di produzione. A rischio per l’emergenza idrica anche la coltivazione del pomodoro da industria.
Situazione analoga in Emilia-Romagna, dove c’è massima allerta per la magra del Po, le ondate di calore e le scarse piogge. Confagricoltura regionale stima il balzo dei costi di irrigazione che nel comparto frutta, ad esempio, potrebbero aumentare di cinque volte tanto rispetto a un’annata standard, visto che in molti areali gli agricoltori sono stati invitati a razionalizzare l’uso della risorsa.
“Se la crisi idrica persiste – spiega Marco Piccinini, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia-Romagna – dare acqua ai frutteti costerà in media 430 euro a ettaro soltanto di energia elettrica. Nel 2020 – precisa l’imprenditore – la stessa voce di spesa si attestava a 92 euro a ettaro”.
Il quadro si fa più allarmante se si osservano i fabbisogni idrici previsti per portare a termine la campagna frutticola 2022 nella regione. Per le drupacee (albicocche, ciliegie, pesche e susine), bisogna erogare ancora il 70% dei volumi d’acqua richiesti; per le pomacee (pere e mele), l’88% (fonte: CER – Consorzio Emiliano Romagnolo). Significa, sottolinea Piccinini, che “siamo appena all’inizio della stagione, con il livello del Po al minimo storico (quindi senza scorte), il 25% di precipitazioni estive in meno rispetto alla media dell’ultimo ventennio e un tasso di evaporazione alle stelle, che si traduce di fatto in una perdita d’acqua fino a 8 litri per ogni metro quadro”.