Settore manifatturiero italiano: a marzo, la carenza di materiale ostacola la crescita della produzione
I dati PMI® S&P Global di marzo hanno mostrato un’attenuata espansione della produzione del settore manifatturiero italiano, che dai dati raccolti è stata collegata alla diffusa carenza di materiale, che inoltre ha rispecchiato l’ennesimo forte peggioramento dei tempi medi di consegna dei fornitori. I nuovi ordini sono aumentati al tasso più lento da dicembre 2020, con le aziende campione che hanno accennato a come il conflitto in Ucraina abbia influenzato le loro vendite.
L’Indice destagionalizzato PMI (Purchasing Managers Index®) S&P Global del settore manifatturiero italiano a marzo ha raggiunto 55.8 mostrando il ventunesimo mese consecutivo di miglioramento delle condizioni operative del settore. In discesa da 58.3 di febbraio, l’ultimo valore rappresenta però il livello più basso da gennaio 2021.
I produttori manifatturieri italiani hanno registrato a marzo una nuova espansione della produzione manifatturiera. Il tasso di crescita mensile, tuttavia, è diminuito notevolmente ed è stato il più lento da dicembre 2020. Le imprese che partecipano all’indagine hanno notato che gli attuali problemi legati alla catena di distribuzione e alla carenza di materiale hanno ostacolato la produzione.
I problemi con la catena di distribuzione hanno inoltre avuto un impatto sui nuovi ordini, che a marzo sono aumentati al tasso più debole in 15 mesi. Secondo le aziende campione, l’incertezza scaturita dalla guerra in Ucraina ha ridotto la domanda. Detto questo, l’espansione del volume dei nuovi ordini ricevuti è rimasta elevata se paragonata agli standard storici. Le esportazioni sono incrementate al tasso più lento dell’attuale sequenza di crescita di 16 mesi ed in generale è stato solo lieve.
Allo stesso tempo si intensifica ancora di più la pressione sui costi. I prezzi di acquisto sono aumentati per il ventunesimo mese consecutivo, con l’aumento di marzo che è stato il più veloce da dicembre scorso e in generale rapido. Le aziende campione hanno attribuito l’ultima tornata di inflazione all’aumento dei costi delle materie prime, dei trasporti, delle utenze energetiche, ai problemi sulla fornitura e al conflitto in Ucraina.
In risposta ai maggiori costi, le imprese manifatturiere hanno ancora una volta innalzato a marzo i loro prezzi di vendita, estendendo l’attuale sequenza di crescita dei prezzi iniziata a novembre 2020. Il tasso di incremento è stato inoltre il maggiore della storia dell’indagine, già toccato una volta a gennaio.
Analizzando gli altri indicatori, i tempi medi di consegna dei fornitori si sono allungati ad un tasso più veloce per l’estesa carenza di materiali. Anche se in generale elevati, i ritardi delle consegne non sono stati poi così diffusi rispetto a quelli registrati nella seconda metà del 2021.
A marzo, le problematiche legate al reperimento di materiale hanno causato ulteriore pressione sulla capacità presso le imprese manifatturiere italiane. Ancora una volta aumenta il livello del lavoro inevaso e, malgrado sia diminuito al livello minimo in sette mesi, il tasso di accumulo di marzo è stato tra i maggiori della storia dell’indagine. Le aziende manifatturiere, di conseguenza, a marzo hanno continuato ad assumere personale aggiuntivo ma col tasso di creazione occupazionale più lento in oltre un anno.
I dati di marzo hanno inoltre mostrato un forte aumento dell’attività di acquisto presso le aziende manifatturiere italiane, con i dati raccolti che hanno mostrato che le interruzioni sulla catena di distribuzione e le forti vendite hanno spinto le aziende ad aumentare le giacenze, con un tasso di crescita che però è stato il più debole da febbraio 2021. Di conseguenza l’accumulo di materie prime e dei semilavorati ancora una volta è aumentato moderatamente.
Guardando al futuro, i produttori manifatturieri hanno mantenuto un certo livello di ottimismo riguardo all’attività dei prossimi 12 mesi. Le previsioni positive sono state largamente collegate alla forte domanda da parte dei clienti. Detto questo, la guerra in Ucraina, i problemi di reperimento delle materie prime e la pressione inflazionistica hanno tuttavia influito notevolmente sulle aspettative future delle aziende, e il livello di ottimismo si è ridotto al livello minimo in due anni.
Commento
Lewis Cooper, Economist di S&P Global, analizzando gli ultimi dati dell’indagine ha dichiarato: “Le imprese manifatturiere italiane hanno fatto i conti a marzo con gli attuali problemi della catena di distribuzione e della carenza di materiali che hanno ostacolato l’ultima crescita della produzione, il cui relativo tasso di crescita è stato il più debole da dicembre 2020. Secondo le imprese campione, l’espansione è stata ostacolata dai problemi nel reperire materiale. In aggiunta, a marzo, la guerra in Ucraina pare abbia ridotto la domanda; il tasso di espansione dei nuovi ordini, infatti, è rallentato al livello minimo in 15 mesi. Laddove le aziende hanno notato una ripresa, questa è stata in parte attribuita al recupero del livello del lavoro inevaso. La crisi di approvvigionamento di marzo si è inoltre manifestata in una pressione più intensa dell’inflazione. I prezzi di acquisto sono aumentati al tasso più veloce in tre mesi a causa dell’aumento del costo dei materiali, del trasporto, delle utenze energetiche, dei problemi sulla fornitura e della guerra in Ucraina. Di conseguenza le aziende hanno aumentato i prezzi di vendita toccando un valore record per la seconda volta nella storia dell’indagine. Nel complesso, i dati di marzo hanno indicato che le aziende manifatturiere italiane hanno sentito il peso della carenza dei beni e del conflitto in Ucraina, che assieme hanno influenzato notevolmente la prestazione del settore. Le aziende sono rimaste ottimiste in merito alla produzione dei prossimi 12 mesi, anche se la pressione inflazionistica e le incertezze geopolitiche hanno ostacolato pesantemente le previsioni, che a marzo si sono ridotte al livello minimo in due anni.”