Self-leadership: essere leader di sé stessi per poter essere leader degli altri
“Comprendere gli esseri umani è intelligenza, comprendere sé stessi è saggezza. Dominare gli esseri umani è forza, dominare sé stessi è il vero potere”
Esistono molte definizioni di leadership e svariate opinioni, spesso divergenti, su quali siano le qualità di un buon leader. Quello che però la maggior parte di esse ha in comune è la tendenza a enfatizzare la componente tecnica e ‘esterna’, legata a fattori estrinseci come la guida di un team e il raggiungimento di obiettivi strategici, a discapito delle componenti intrinseche che riguardano il leader stesso e gli aspetti caratteriali ed emotivi che lo caratterizzano.
La vera leadership inizia proprio con il saper conoscere ed essere leader di sé stessi. Non si può pensare di poter guidare gli altri se non abbiamo prima raggiunto un certo livello di chiarezza e di consapevolezza di noi stessi. Anche se è senza dubbio complicato, tutti possiamo diventare leader, indipendentemente dal nostro ruolo, grado di anzianità o da quanto sia ampio il nostro bagaglio di esperienze; il punto di partenza siamo noi stessi e la nostra determinazione a crescere e migliorarci come professionisti. Solo così possiamo aspirare a diventare leader di chi ci circonda.
Che cos’e la self-leadership?
Il concetto di self-leadership (l’essere leader di sé stessi) è stato utilizzato per la prima volta da Charles Manz, autore e speaker americano all’inizio degli anni 80 ed è diventato nei decenni successivi uno dei fattori più menzionati in relazione allo sviluppo di leader di successo in un contesto VUCA. Una definizione più recente è stata proposta dagli esperti del tema Bryant and Kazan (2012) che descrivano la self-leadership come “la capacità di influenzare intenzionalmente il proprio pensiero, i propri sentimenti e le proprie azioni per poter raggiungere i propri obiettivi”. In altre parole, il leader è consapevole di sé stesso, dei suoi propositi così come dei suoi punti di forza e delle sue debolezze. Ha anche un’elevata capacità di autocontrollo che gli consente di identificare le proprie emozioni e saperle combinare ai pensieri razionali per rispondere nel modo migliore alle situazioni a cui deve far fronte.
Quali sono i vantaggi della self-leadership?
Un leader che conosce e sa guidare se’ stesso ha un’elevata consapevolezza dei propri obiettivi, delle proprie capacità e di come utilizzarle al meglio. Uno degli aspetti più importanti è che sa ammettere i propri limiti e cerca sempre di migliorarsi, chiedendo aiuto agli altri e imparando in ogni situazione. Questa mentalità incentrata sullo sviluppo personale ci permette di concentrare il nostro tempo e la nostra energia sugli aspetti della leadership che possiamo controllare: i nostri comportamenti e le nostre reazioni in determinate situazioni. Ne conseguono innumerevoli benefici di breve e lungo termine, fra cui:
- una chiarezza e lucidità di intenti nel momento in cui ci si trova a dover prendere decisioni importanti relative alla propria carriera;
- lo sviluppo di un elevato livello di automotivazione che ci spinge a metterci in gioco e affrontare con successo le sfide quotidiane grazie a fattori intriseci, strettamente legati ai nostri valori e alle nostre convinzioni;
- una visione realistica di ciò che è possibile realizzare e l’identificazione di obiettivi rilevanti e raggiungibili;
- la capacità di affrontare conversazioni e situazioni difficili in modo efficace e costruttivo e di saper gestire le molteplici emozioni personali che ne derivano;
- un metodo di comunicazione con gli altri basato sull’empatia e la fiducia che porta alla creazione di collaborazioni professionali di lungo termine;
- la capacità di rispondere al cambiamento e all’incertezza in maniera tempestiva e opportuna.
Come diventare un buon self-leader?
Lo sviluppo della propria leadership è sicuramente un processo progressivo che si fonda su un apprendimento esperienziale e una pratica riflessiva costante. Bastano poche azioni per iniziare un ciclo virtuoso di autosviluppo e sono principalmente legate a tre aspetti: 1. l’osservazione di noi stessi, degli altri e del contesto che ci circonda; 2. l’autoriflessione per comprendere i nostri comportamenti e le nostre decisioni, e 3. l’agire con integrità e in linea con i nostri valori e i nostri principi. Questo ci permette di crescere come leader e, allo stesso tempo, di essere un esempio e una fonte di ispirazione per chi ci circonda.
Come possono le PMI incoraggiare lo sviluppo della self-leadership?
A questo punto è importante chiedersi quale sia il ruolo delle aziende nell’incoraggiare lo sviluppo della self-leadership. A differenza di quello che si può pensare ci sono molte iniziative più o meno formali che possono essere adottate anche con risorse limitate.
Un ottimo punto di partenza è senza dubbio incoraggiare un clima di collaborazione, dove ogni individuo non solo può esprimere le proprie opinioni e condividere le proprie idee ma riceve anche dai propri colleghi un feedback costruttivo e appropriato che lo aiuta a migliore la consapevolezza di sé e di come gli altri percepiscono le sue azioni e i suoi comportamenti. Anche il mentoring tradizionale e il peer mentoring (inteso come lo scambio di conoscenza e opinioni tra persone in ruoli simili o comparabili) all’interno dell’azienda sono ottime iniziative per facilitare il processo di autosviluppo professionale.
I risultati di varie recenti ricerche indicano che gli individui che sanno guidare se’ stessi sono indipendenti, motivati e dimostrano un elevato livello di coinvolgimento nel raggiungimento dei propri obiettivi e di quelli dell’azienda. I benefici che ne derivano per le imprese sono evidenti e garantiscono la formazione di una pipeline di potenziali leader di talento.
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Continuando questo viaggio di esplorazione delle principali competenze interpersonali che un leader del futuro deve possedere, nel mio prossimo articolo rifletterò sulla teoria delle intelligenze multiple e sulla loro applicazione al ruolo del leader.
Photo by Zac Durant on Unsplash
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