SACE, export italiano in Europa +2% nel 2024, +4,9% nel 2025
L’Eurozona esce dal mare mosso, ma ancora le acque non sono del tutto calme. Ci vorrà, infatti, buona parte dell’anno restante per vedere una ripresa, che avverrà pienamente a partire dal 2025 e che sarà disomogenea tra Paesi e settori. Il calo dell’inflazione, previsto per la seconda metà dell’anno dovrà ancora scontare una politica monetaria in fase di allentamento, con un paio di tagli ai tassi d’interesse attesi entro la fine dell’anno.
Il 2024 si è aperto positivamente per l’Europa grazie a esportazioni nette positive e alla crescita degli investimenti, in particolare nelle costruzioni, destinati però a scemare nella seconda parte dell’anno. L’apporto maggiore alla crescita per i prossimi trimestri arriverà dall’aumento dei salari reali che permetteranno, di conseguenza, una crescita dei consumi. Quest’anno Spagna, Portogallo e Grecia saranno i Paesi a crescere maggiormente, l’Italia resterà in linea con le previsioni dell’Eurozona mentre la Germania, i Paesi Bassi e l’Austria riporteranno una performance, seppure ancora in territorio positivo, modesta; il 2025 vedrà finalmente la Germania ripartire, grazie a una domanda mondiale di manifattura in rialzo e che vede quella tedesca fortemente integrata nelle catene di fornitura globali.
Prima area di destinazione per le nostre vendite di beni oltreconfine, l’Europa continuerà a crescere: l’export italiano è atteso in aumento, più moderato quest’anno per poi prendere vigore il prossimo.
Notizie non particolarmente brillanti arrivano dalla Germania: i recenti dati sulla produzione industriale tornano a registrare il segno rosso. La sua industria orientata all’esportazione e ad alta intensità energetica è stata particolarmente esposta agli alti costi energetici, agli attriti dell’offerta e alla scarsa domanda cinese. Sarà il 2025 a vedere il Paese tornare finalmente su un sentiero di ripresa, grazie anche ai piani incentrati su investimenti per la sicurezza energetica e la costruzione di infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL) per ridurre la dipendenza dal gas russo, e alla Legge sulle Opportunità di Crescita: approvata a marzo scorso, prevede supporto economico in termini fiscali, è orientata a sostenere l’innovazione e la crescita in vari settori, con un’enfasi particolare sulle piccole e medie imprese e sulle startup innovative. L’Italia è fortemente integrata nelle filiere tedesche, al punto che la flessione dell’attività economica di Berlino si è ripercosso lo scorso anno in una crescita del nostro Pil più contenuta di 0,2 p.p. e dell’export di 1 p.p.. La meccanica strumentale, primo settore di esportazione, è riuscita comunque a crescere significativamente nel 2023 e questo si rifletterà in una performance meno favorevole quest’anno (+0,2%) cui seguirà un 2025 nettamente più dinamico (+4,1%); evoluzione simile anche per i mezzi di trasporto – fortemente integrati nella filiera dell’automotive tedesca – che l’anno scorso sono cresciuti a doppia cifra raggiungendo i €10 miliardi e che quest’anno e il prossimo vedranno incrementi più limitati (+1% e +3,8%). Opportunità arriveranno anche dalla transizione green: SACE ha recentemente concesso una garanzia a favore di Salzgitter per la sostituzione degli attuali altoforni alimentati a carbone con un processo di produzione di acciaio low-carbon alimentato a gas naturale ed idrogeno e forni elettrici alimentati da energia da fonti rinnovabili; tali impianti saranno realizzati da Tenova. Gli alimentari e bevande, come per tutte le altre destinazioni, rappresentano anche nel caso della Germania una costante positiva delle nostre vendite estere: dopo anni di crescita ininterrotta quest’anno vi sarà un fisiologico rallentamento (+2,9%) che lascerà presto il posto a un forte rialzo già a partire dal 2025 (+12,1%).
La Spagna rappresenta sempre di più un’opportunità di crescita per le imprese italiane. Gli investimenti pubblici finanziati tramite i fondi NGEU e l’ottimo stato di salute del settore turistico, insieme alla riduzione dell’inflazione, hanno permesso il rafforzamento della domanda interna, favorendo così la spesa di famiglie e imprese. Sulla scia di questo andamento favorevole, le esportazioni italiane verso il mercato spagnolo continueranno a mostrare un vivace dinamismo sia quest’anno sia il prossimo, migliore anche di quello dei principali partner commerciali europei. A trainare la domanda di beni italiani saranno il tessile e abbigliamento (+5,3% nel 2024), grazie alla qualità e al design dei nostri prodotti, apprezzati dal consumatore spagnolo, gli apparecchi elettrici (+4,8% quest’anno e +14% il prossimo), in ottica della transizione green avviata dal Paese, gomma e plastica (+10,4% nel 2025) e i beni di investimento come meccanica strumentale (+6,8%) e mezzi di trasporto (+6,4%). Pure il settore alimentare e delle bevande beneficerà della ripresa dei consumi e della notorietà del Made in Italy.
Anche dalla Francia arriveranno buone occasioni di business per le imprese italiane, nell’anno in cui Parigi ospita le Olimpiadi. Diversi piani di investimento, come il France 2030, sono in atto con l’obiettivo di migliorare l’industria locale ma anche promuovere la transizione ecologica – agendo sulla riduzione delle emissioni degli edifici, sui trasporti green e aumentando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e nucleare – e la digitalizzazione, puntando sull’installazione di una diffusa rete 5G e lo sviluppo dell’utilizzo di robotica, semiconduttori, intelligenza artificiale e realtà virtuale. Le esportazioni italiane verso il Paese, che rappresenta il terzo partner commerciale dopo Germania e Stati Uniti, registreranno una crescita più contenuta nel 2024 attesa poi accelerare negli anni successivi, beneficiando di questa fase di investimenti. I beni di consumo, come il tessile e abbigliamento (+4% nel 2024) e altri consumi (+6,6%), mostrano maggiore dinamismo, mentre il prossimo anno a crescere maggiormente saranno i settori più interessati dai piani di sviluppo, come meccanica strumentale e apparecchi elettrici (+6,2% entrambi) e mezzi di trasporto (+5,1%).
Il rallentamento dell’economia dei Paesi Bassi atteso per quest’anno si rifletterà anche sulla sua domanda estera, tra cui quella italiana. I primi segnali di recupero arriveranno dal prossimo anno. Le imprese italiane potranno cogliere opportunità nell’ambito della transizione verde e digitale, per cui il Paese sta realizzando diversi investimenti. La creazione di parchi eolici offshore “Wind at sea”, gli investimenti sulla ricerca scientifica (AI Ned e Quantum Delta NL), l’introduzione di un nuovo sistema di sicurezza ferroviaria e il progetto sui segnali elettronici di velocità sopra le autostrade agevoleranno la domanda di apparecchi elettrici, prevista in crescita del 2,3% nel 2025, e della meccanica strumentale (+11,6%).
Altre occasioni per le imprese italiane potranno arrivare dai progetti di partnership con altri Paesi europei in ambito tecnologico, come ad esempio Eurostars projects che prevede lo sviluppo di progetti tecnologi innovativi che coinvolgono business e knowledge partner da almeno due diversi stati europei.
Dopo due anni di sostanziale stabilità, l’economia del Regno Unito è attesa in sostenuta crescita nel prossimo triennio. Un maggiore dialogo con l’Unione Europea e gli ambiziosi piani di sviluppo per modernizzare le infrastrutture e rendere sempre più tecnologica e sostenibile l’industria manifatturiera (tramite, ad esempio, il “Green Industries Growth Accelerator”), favoriscono la ripresa del Paese e più opportunità per le imprese italiane. A beneficiare saranno le aziende attive nella meccanica, dove la nostra domanda è attesa in aumento del 3,9% nel 2024 e 4,3% nel 2025, mezzi di trasporto (+5,3% nel 2025) e apparecchi elettrici, che dopo una sostanziale stabilità nel 2024, torneranno a crescere del +5,4% nel prossimo anno. Tra i settori più dinamici rientra anche l’aerospazio, dove il Regno Unito si è recentemente dotato di nuovo piano industriale, lo “Space Industrial Plan – SIP”, per la crescita del settore fino al 2030.
L’Europa emergente nel 2023 è stata la quarta area di destinazione dei prodotti italiani, con oltre €63 miliardi venduti di beni Made in Italy. Le previsioni mostrano un 2024 positivo ma non particolarmente dinamico (+2,7%), anche a causa delle ancora presenti ripercussioni dell’invasione della Russia in Ucraina e della debolezza di alcune geografie dell’Unione Europea. Dall’anno prossimo si registrerà però una forte accelerazione: +9,2% il dato atteso nel 2025.
Tra le geografie dell’area che si mettono in evidenza per i forti legami con il nostro Paese c’è la Romania, dove l’Italia è il principale Paese investitore per numero di aziende registrate (21 % sul totale), con una presenza ben radicata, variegata e dinamica: a fine 2022, ultimo dato disponibile, ne risultavano infatti quasi 52mila a partecipazione italiana, di cui circa 23mila attive. È anche un territorio dove SACE è attiva, supportando imprese piccole, medie e grandi in progetti di fornitura per la realizzazione di infrastrutture e nell’aggiudicazione di commesse con la sottoscrizione di vari bond. Tra le opere di maggior rilievo si evidenzia la firma del Memorandum of Understanding (MoU) tra SACE, Ansaldo Nucleare e l’azienda romena per l’energia nucleare Societatea Nationala Nuclearelectrica S.A. (SNN). Obiettivo dell’MoU è sostenere il rafforzamento delle attività connesse alla produzione di energia nucleare in Romania, in particolare quelle legate all’estensione di vita dell’Unità 1 della centrale di Cernavoda e allo sviluppo delle Unità 3 e 4. Ma questo progetto avrà ripercussioni importanti per tutta la filiera del nucleare italiano, con numero aziende già coinvolte da Ansaldo. I dati di previsione confermano il flusso positivo per il totale dei beni italiani, e in particolare per quelli di investimento, da Roma a Bucarest: rispettivamente faranno +3,4% e +4,3% nell’anno in corso, +3,4% e +4,4% l’anno prossimo, +3,5% e +4,7% nel biennio 2026-27.
Uno sguardo ancora più a Est
L’impegno italiano è particolarmente forte in un Paese che al momento ha bisogno di supporto e prodotti di ogni genere: l’Ucraina. Anche alla recente conferenza di Berlino, SACE ha confermato il proprio impegno a sostegno del Paese a fianco delle istituzioni locali e delle altre Export Credit Agency. Negli ultimi anni SACE è intervenuta più volte sostenendo esportatori italiani, anche con operazioni di piccolo taglio e breve periodo, in settori chiave per l’economia locale (ad esempio in ambito agricolo). Oltre a questo, come confermato nella Conferenza Bilaterale sulla Ricostruzione dell’Ucraina, a Roma ad aprile 2023, SACE è pronta rilanciare la propria attività in Ucraina all’interno di un quadro di sostegno finanziario internazionale volto a favorire la realizzazione di progetti strategici, tra cui servizi di pubblica utilità, infrastrutturali ed energetici; inoltre, è anche pronta a riprendere le operazioni interrotte nel 2022 a causa del conflitto (per un importo complessivo di circa €500 milioni) e sostenere nuove operazioni, principalmente nei settori della sanità e delle infrastrutture, per un importo complessivo di circa €1 miliardo. I numeri di previsione mostrano proprio questo trend: l’export totale di beni è atteso crescere del 18,7% nel 2024, +28,9% nel 2025 e +16,4% in media nel 2026-27, con le esportazioni di beni di investimento che otterranno dinamiche anche superiori (rispettivamente +36,5%, +42,5%, +20,5%).
Nell’area sono però diversi i Paesi da segnalare come destinazioni di importanza cruciale per le aziende italiane, sebbene non siano prodotte previsioni per l’andamento del nostro export. Tra questi si evidenziano Serbia, Uzbekistan e Kazakistan.
Proprio per la sua strategicità nell’area SACE ha recentemente aperto una sede a Belgrado. Le principali opportunità per le imprese italiane che guardano alla Serbia sono legate all’economia circolare, all’agritech, alle infrastrutture e costruzioni relative all’urbanizzazione e alla transizione verde ed energetica, al centro del Programma “Serbia 2027: Leap into the Future”.