Romanzo “Rivelazione”. Dalla narrativa al mondo professionale per parlare di soft skill

 Romanzo “Rivelazione”. Dalla narrativa al mondo professionale per parlare di soft skill

Nel mio ultimo romanzo “Rivelazione”[1], un thriller psicologico ambientato nella Venezia post covid ancora “retta” dai dogi (pur in clandestinità), uno dei personaggi centrali del romanzo, Paolo Correr, neo-eletto successore di Ludovico Manin, ricorda la citazione che lo scrittore Nori ha fatto dello scrittore russo Sklovskij:  “Cosa facciamo nell’arte? Resuscitiamo la vita. L’uomo è così occupato dalla vita che si dimentica di viverla. Dice sempre domani, domani. E questa è la vera morte.”

Si tratta di un tema delicato e al tempo stesso interessante per ciascun individuo: l’incapacità di vivere il proprio presente in modo vivo e presente, anche e soprattutto per colpa della routine quotidiana.

Esiste infatti un eterno conflitto fra i gesti quasi automatici che scandiscono la vita di ogni giorno e la vera e presente consapevolezza dell’esistenza.

A ben vedere, si tratta spesso di una difesa interna per farci restare dentro la “zona di comfort” perché l’uomo in sé, per sua natura, non ama i cambiamenti. Gli manca il coraggio.

Ricordiamo – infatti – la citazione di Erasmo da Rotterdam:

L’uomo non ama il cambiamento, perché cambiare significa guardare in fondo alla propria anima con sincerità mettendo in contesa se stessi e la propria vita. Bisogna essere coraggiosi per farlo, avere grandi ideali. La maggior parte degli uomini preferisce crogiolarsi nella mediocrità e fare del tempo lo stagno della propria esistenza.

Dalla narrativa al mondo professionale: re-imparare a pensare

Quante volte, in ambito professionale, rifiutiamo di vivere consapevolmente il presente crogiolandoci su quanto abbiamo fatto in passato?

Quante volte non accettiamo la sfida del cambiamento?

Quante volte respingiamo il confronto (quello vero) con quei colleghi e collaboratori che – invece di darci sempre ragione – ci suggeriscono di cambiare il nostro approccio e le nostre scelte nell’affrontare la professione?

Forse troppe volte.

Perché non riusciamo ad andare avanti restando schiavi del nostro io – quello che si è creato e fossilizzato qualche anno fa e che non riesce a modificarsi e a evolvere.

Perché ci fa comodo (e ci è più facile) percorrere la strada conosciuta piuttosto che scommettere su una via nuova, incerta e nebbiosa.

È in tale contesto che ci può aiutare la narrativa. Leggendo tante storie romanzate – classiche o contemporanee – riusciamo a evadere dalla routine, ad allontanarci dal nostro mondo – quello “tecnico” – per prendere idee e ispirazioni che possono mettere in moto il nostro cervello, stimolandolo alla riflessione.

Questo processo, tuttavia, può avviarsi solo fermandoci. Fermandoci a leggere. Fermandoci in silenzio, a pensare. Forse è proprio questo il segreto di tutto.

Dobbiamo re-imparare a pensare e – molto utile al riguardo – è la filosofia.

L’importanza delle soft skill negli studi professionali

Quante volte negli studi professionali diamo importanza alla conoscenza, al sapere tecnico?

Quante le riunioni per discutere di soluzioni tecniche?

Tuttavia, vi sono delle competenze ancora più importanti – le soft skill (o competenze trasversali), che dovrebbero essere “dominate” da tutti i professionisti (e dagli imprenditori).

Perché solo attraverso queste competenze riusciamo a valorizzare la nostra persona e il nostro modo di fare professione, di adattarci alle varie esigenze della clientela in modo da affrontrare la crescente complessità di questo mondo.

La capacità di trovare soluzioni, lavorare in team, comunicare efficacemente in modo scritto ed orale, gestire efficacemente il proprio tempo. Sono tutte soft skill fondamentali.

Ma – se vogliamo – la sof skill che viene prima di ogni altra è proprio la capacità di concentrarsi e riflettere: cogito ergo sum diceva Cartesio. Questo vale ancora di più per noi professionisti, abituati ad agire con lo scetticismo professionale.

È in tale contesto che assumono per noi professionisti un’importanza essenziale la curiosità, il saper dubitare, il saper porsi le domande giuste.

Ecco allora che le riunioni incentrate sul sapere tecnico vanno benissimo. Ma serve ben altro per riuscire ad affrontare tutte quelle esigenze che ci vengono oggi dal mondo aziendale. Serve fantasia. Servono soft skill. Ma prima di tutto serve un’apertura mentale che – forse – solo la lettura di narrativa può darci.

[1] Cecchetto Andrea, Rivelazione, Edizioni Clandestine, in uscita il prossimo 16 dicembre e disponibile in prevendita al seguente link: https://santellionline.it/products/rivelazione.

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