Riforme e investimenti esteri per governare la crisi
Il posizionamento dell’Italia nel quadro delle nuove condizioni geopolitiche. I giudizi della comunità internazionale convergono sulla prospettiva di un rafforzamento del ruolo che l’Italia può svolgere nella cornice dell’Unione europea, privilegiando iniziative concertate con gli altri Paesi Ue: il 71,2% di un panel qualificato si dichiara molto d’accordo con questa visione e il 18,6% si dice abbastanza d’accordo. Più sfumato è invece il giudizio sulla prospettiva di agire liberamente nel contesto internazionale: il 49,2% dei rispondenti si dichiara molto d’accordo e il 37,2% abbastanza d’accordo con la possibilità di sviluppare iniziative italiane a favore di una più ampia partecipazione agli scambi mondiali, soprattutto nell’ambito dei prodotti manifatturieri. L’ipotesi di una maggiore integrazione dell’Italia con i Paesi del Mediterraneo trova molto d’accordo il 30,5% degli intervistati, ai quali si aggiunge il 37,3% che si dichiara abbastanza d’accordo. È quanto emerge dal rapporto Aibe-Censis 2022 realizzato per cogliere le opinioni degli investitori esteri sull’Italia a seguito della forte instabilità economica e dell’incertezza geopolitica. La rilevazione è stata condotta dal 20 ottobre al 7 novembre sondando un panel internazionale composto da società finanziarie, fondi di investimento e imprese multinazionali. Dopo un 2021 che aveva in parte fugato le paure della pandemia, la guerra russo-ucraina scatenatasi all’inizio di quest’anno e i dati relativi all’andamento dell’inflazione hanno di fatto congelato le aspettative positive maturate un anno fa, certificate dal precedente rapporto Aibe-Censis pubblicato nel mese di novembre dell’anno scorso.
Le strategie per attenuare l’impatto della crisi. Ai rappresentanti della comunità internazionale è stato chiesto di individuare quale sarebbe la strategia più urgente e più appropriata per governare la fase di crisi. La priorità numero uno per il 71,2% consiste nelle iniziative volte alla riforma della Pubblica Amministrazione, della giustizia, del fisco e della concorrenza. A seguire, per il 64,4% c’è la necessità di ridurre i procedimenti amministrativi e i vincoli burocratici per la realizzazione di investimenti, compresi quelli indirizzati alla transizione energetica. L’impegno nell’attuazione del Next Generation Eu, anche coinvolgendo risorse private in progetti di sviluppo, è sottolineato dal 50,8%. Il panel si mostra più tiepido sulla utilità di trasferimenti di risorse pubbliche a imprese e famiglie (42,0%) e sull’ipotesi di contenimento del debito pubblico attraverso il controllo del costo delle pensioni e attraverso una razionalizzazione delle spese (40,7%).
La leva degli investimenti esteri. La maggioranza degli intervistati (il 66,1%) si dichiara molto d’accordo su iniziative finalizzate all’incremento dei flussi degli investimenti esteri che contemplino la semplificazione normativa e il riordino degli strumenti di incentivazione degli insediamenti produttivi, per facilitare così l’ingresso di capitali stranieri nelle Pmi che competono sui mercati internazionali e sono orientate all’innovazione tecnologica. Viene giudicato rilevante anche un possibile intervento che promuova sul piano internazionale la piazza finanziaria di Milano (per il 52,5%). Si registra una minore convinzione per quanto riguarda la liberalizzazione di alcuni settori, come il gas, il trasporto pubblico, le ferrovie, i pubblici esercizi e le professioni (25,4%). Tra le diverse priorità, la privatizzazione delle imprese che negli ultimi anni sono cadute sotto il controllo diretto o indiretto dello Stato è quella che ottiene il consenso più basso (solo da parte del 15,3%).