Ricerca e Sviluppo, le imprese estere puntano sull’innovazione con il 33% della spesa privata
Gli investimenti delle imprese a controllo estero in Italia, sia in beni materiali che immateriali, hanno registrato una crescita notevole nel periodo 2014-2022, contribuendo al processo di accumulazione di capitale del Paese. Nel 2022, le grandi imprese, sia estere sia italiane, hanno effettuato circa un decimo degli investimenti complessivi dell’industria e il 6% del settore dei servizi. Inoltre, queste imprese giocano un ruolo fondamentale nelle esportazioni italiane, rappresentando oltre il 34% del totale e contribuendo significativamente alla crescita dell’export nel periodo 2015-2021. Sono principalmente attive nei settori manifatturiero e automobilistico, esportando una varietà di prodotti e servizi. Le imprese estere dimostrano una forte propensione all’innovazione e all’adozione di tecnologie avanzate, con una significativa attività di ricerca e sviluppo, in cui nel 2021 hanno investito 5 miliardi, +23,4% rispetto all’anno precedente, e rappresentando quasi il 33% della spesa privata in R&S. Contribuiscono poi in modo rilevante alla domanda di brevetti in Italia, con oltre il 12% delle domande presentate.
È quanto emerge dal V Rapporto realizzato dall’Osservatorio Imprese Estere di Confindustria e Luiss, in collaborazione con ISTAT, Scuola IMT Alti Studi Lucca e ICE-Agenzia, “Le imprese a controllo estero in Italia. Qualità, innovazione, investimenti, sostenibilità, internazionalizzazione: un’agenda per il futuro”, presentato a Roma presso The Dome – Campus Luiss in occasione del secondo Annual Meeting dell’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria, dal titolo “Investire nel futuro navigando l’incertezza”. Il Rapporto analizza il ruolo delle imprese a capitale estero nell’economia italiana e il loro contributo alla crescita economica, all’innovazione, alle esportazioni e all’attenzione alla sostenibilità e al benessere dei lavoratori.
Le imprese estere attive in Italia sono 17.641. In crescita dell’11,8% rispetto al 2019, in particolare in settori strategici come farmaceutico, automobilistico, energetico, chimico, informatico e commerciale. La maggior parte di queste imprese ha sede nell’Unione Europea, Nord America e altri paesi europei, con Stati Uniti, Francia e Germania che contribuiscono per oltre la metà del valore aggiunto complessivo.
Le imprese a capitale estero sono principalmente concentrate nel settore dei servizi, sono 12.574 rappresentando il 71,3%, anche se hanno una presenza significativa nell’industria con il 28,7% (5.067 imprese). Inoltre, la loro presenza nei settori ad alta tecnologia dell’industria e in quelli ad alta intensità di conoscenza nei servizi è superiore a quella delle altre tipologie di impresa.
“Queste imprese si distinguono per la loro presenza nei settori ad alta tecnologia, la loro attenzione all’economia circolare, al monitoraggio dell’inquinamento e alla mobilità sostenibile. Investono in nuove tecnologie e nella formazione continua del personale”, ha sottolineato Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria e presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri. “Tuttavia, le imprese italiane a capitale estero affrontano sfide importanti, tra cui la carenza di personale qualificato e gli oneri burocratici. Per affrontare queste sfide, l’unica via è collaborare tutti insieme per creare le condizioni perché continuino a credere nel nostro Paese e colgano nuove opportunità di investimento”.
“L’Osservatorio Imprese Estere ha un ruolo importante: attraverso il racconto delle aziende a capitale straniero, riporta al centro del dibattito la questione dello sviluppo industriale, fondamentale per l’Italia e l’Europa. Lo fa guardando a tutti quei fattori da coltivare per creare un ambiente favorevole agli investimenti e consentire alle multinazionali di tracciare ‘un’agenda per il futuro’, creando occupazione e innovazione nel nostro Paese. Accanto alla sfida economica, occorre infatti affrontare il tema chiave della formazione del capitale umano, valore essenziale per costruire, insieme a istituzioni e imprese, la nuova classe di leader globali di cui il sistema Paese ha bisogno”, ha detto Luigi Gubitosi, Presidente Luiss.
“Il V Rapporto dell’Osservatorio conferma, ancora una volta, il contributo e l’impatto positivo che le imprese estere sono in grado di generare in Italia. Sono imprese che si distinguono per una significativa propensione a investire e innovare, dando grande impulso a settori strategici, come la Ricerca e Sviluppo e l’Export, decisivi per affrontare le numerose sfide e cogliere nuove opportunità”, ha dichiarato Marco Travaglia, Presidente e AD del Gruppo Nestlé in Italia, Coordinatore dell’Osservatorio e componente dell’ABIE. “Le imprese a capitale estero si contraddistinguono anche per la capacità di saper investire su diversi aspetti chiave tra cui, ad esempio, le persone e la loro formazione: il capitale umano costituisce un asset imprescindibile e determinante per una crescita forte e competitiva non solo delle imprese stesse, ma di tutto il sistema produttivo nazionale”.