Redditometro abbandonato? Macché!

 Redditometro abbandonato? Macché!

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 5 agosto, del decreto correttivo sul concordato preventivo (Dlgs 108/2024), sono state apportate una serie di modifiche agli accertamenti fiscali denominati cosiddetti “Redditometro”. Tali accertamenti fiscali sono nati per colpire eventuali casi di evasione, basandosi principalmente sull’analisi delle spese sostenute dal contribuente.

Al riguardo interviene l’Avv. Matteo Sances (nella foto a fianco): “Questa tipologia di accertamento ha segnato decenni di contenziosi perché in passato  scattava anche laddove la ricostruzione dei ricavi si discostava anche di poco rispetto a quanto dichiarato dal contribuente. Infatti, fino a pochi giorni fa la norma prevedeva uno scostamento di appena un quinto rispetto al reddito dichiarato, causando lunghi contenziosi anche per via delle grandi difficoltà per i contribuenti a rapportarsi con il Fisco in maniera serena” (si veda ad esempio, la sentenza della Corte Tributaria Puglia n.2751/2020, disponibile su www.studiolegalesances.it – sez. Documenti).

Continua l’Avv. Sances “L’art.5 del Dlgs n.108/2024 ha introdotto due vincoli a cui il Fisco dovrà attenersi prima di avviare la verifica. Da una parte, viene confermato che lo scostamento tra reddito ricostruito attraverso le spese sostenute e reddito dichiarato deve essere almeno il 20%. Dall’altra, il legislatore ha previsto comunque che tale differenza deve essere superiore almeno a dieci volte l’assegno sociale annuo e, dunque, attualmente lo scostamento, per essere rilevante, dovrà ammontare almeno a 69.473 euro. Tali modifiche risultano sicuramente positive e permetteranno a tale accertamento di attivarsi solo in caso di scostamenti importanti tra reddito dichiarato e quello ricostruito. Detto ciò, rimane a mio avviso il problema dell’assenza di un Garante dei Contribuenti dotato di veri poteri sanzionatori a cui i cittadini possano rivolgersi per controllare che l’operato dell’amministrazione sia corretto, perché altrimenti rischiamo nuovi contenziosi“.

Immagine di freepik

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