Rafforzare il welfare: sussidiarietà, secondo pilastro e il ruolo chiave delle PMI nella sanità italiana
Sul quotidiano LaRepubblica sono stati pubblicati domenica 21 aprile due articoli (a cura di Valentina Conte e Michele Bocci)che forniscono una panoramica dettagliata e critica della situazione attuale della sanità pubblica in Italia, evidenziando le sfide finanziarie e operative a cui è confrontato il sistema a seguito delle politiche governative recenti.
In particolare sono denunciati tre problemi:
1.Definanziamento della sanità pubblica
L’articolo illustra come, nonostante un apparente incremento in termini assoluti dei fondi destinati alla sanità (da 127 miliardi nel 2021 a 147,4 miliardi previsti per il 2027), la spesa sanitaria come percentuale del PIL è in diminuzione, passando dal 7% durante il periodo pandemico al 6,2% previsto per il 2027. Questo calo segnala un ridimensionamento del sostegno statale alla sanità pubblica, con effetti quali lunghe liste d’attesa e difficoltà di accesso ai servizi sanitari.
2. Crescita del settore privato della sanità
Il fenomeno dei pronto soccorso privati, una risposta alla domanda di servizi sanitari più rapidi rispetto a quelli offerti dal pubblico. Questo sviluppo evidenzia una lacuna lasciata dal sistema sanitario pubblico, suggerendo un bisogno di rafforzamento del supporto e dei servizi pubblici.
3. Impatto sociale e professionale del declino dei servizi sanitari pubblici
Sono messe in luce le conseguenze di un sistema sanitario pubblico in declino, tra cui la perdita di ospedali e medici, oltre a una riduzione generale dell’accessibilità alle cure. Circa 11.000 medici hanno lasciato il servizio pubblico tra il 2019 e il 2022, e molti giovani medici optano per lavorare all’estero. Inoltre, nel 2023, il 7,6% dei cittadini italiani ha rinunciato alle cure per vari motivi, inclusi i lunghi tempi di attesa.
Questa e’ la situazione ADESSO. Inutile stemperare un sentiment diffuso che cresce di giorno in giorno.
Ma gli appelli a recuperare lo spirito universalistico della costituzione del SSN nel 1978 si confrontano comunque, anzi si “schiantano” (come forse direbbe il prof. Alberto Brambilla presidente di Itinerari Previdenziali) con un dato oggettivo dirimente: la base dei contribuenti attivi, per intenderci quelli che con il pagamento delle “tasse” consentono di finanziare il Welfare, e’ proporzionata ad un paese che ha circa sessanta milioni di abitanti (per giunta in costante invecchiamento e in fase di conclamata denatalità)? Domanda pleonastica.
Per agire VELOCEMENTE e con effetti visibili e in attesa che il legislatore adotti soluzioni per “salvare” il SSN occorre a mio parere fare leva su quegli attori sociali che possono contribuire, con un approccio di sussidiarietà, interpretando il loro ruolo con il senso piu’ pieno della CSR, Corporate Social Responsibility.
E chi, se non le nostre PMI, che costituiscono il 97% del tessuto imprenditoriale italiano? E che sono il nostro PIL.
Mi sembra naturale allora un confronto di questa situazione con la visione di Adriano Olivetti, che sosteneva che “le aziende dovrebbero distribuire ricchezza, cultura, servizi e democrazia”.
Invece di una sanità che funge da pilastro per il benessere e l’equità, il sistema attuale sembra orientato più verso l’efficienza finanziaria e meno verso il servizio umano.
Olivetti immaginava un sistema in cui le istituzioni servissero le persone, e non il contrario.
Oggi, per rispondere a questa visione e affrontare le sfide evidenziate, e’ essenziale puntare più decisamente sul potenziamento del secondo pilastro del welfare, con un focus particolare sulle casse di assistenza sanitaria come @Assidim.
Queste possono offrire agli imprenditori le soluzioni necessarie per ampliare la base dei beneficiari di servizi integrativi, rafforzando così il welfare in modo più inclusivo e democratico, in linea con l’ideale di Olivetti.
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