Pubblicato il nuovo regolamento UE sulle “materie prime critiche”
Ridurre sensibilmente la dipendenza dell’Unione Europea da paesi terzi per l’approvvigionamento di materie prime indispensabili nella realizzazione delle transizioni verde e digitale: questo l’obiettivo dichiarato del nuovo regolamento 2024/1252, pubblicato il 3 maggio scorso sulla Gazzetta ufficiale UE, come spiega l’avv. Francesco Angelini, Counsel, DWF Italy. Di fronte a un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, l’Unione Europea ha, dunque, deciso di affrontare il rischio di approvvigionamento di una serie di materie prime, non a caso definite “critiche”, in quanto prodotte o raffinate da pochissimi paesi ma necessarie per settori strategici e destinate nel prossimo futuro a vedere una crescita esponenziale della domanda. L’importazione del litio, per fare solo un esempio, utilizzato per fabbricare batterie per la mobilità e lo stoccaggio di energia, avviene per circa il 78% dal Cile e se ne stima un incremento del fabbisogno europeo di circa 60 volte entro il 2050. Il nuovo regolamento UE individua, pertanto, 34 materie prime critiche, tra cui 17 vengono considerate strategiche, fissando alcuni obiettivi specifici, rispetto al proprio fabbisogno annuo, da raggiungere entro il 2030: il 10% attraverso la propria capacità estrattiva; il 40% mediante l’attività di trasformazione; il 25% con il riciclaggio. Inoltre, non più del 65% del consumo annuo dell’UE potrà essere importato da un unico paese terzo. Per raggiungere tali obiettivi, il regolamento prevede la possibilità, da parte di promotori privati, di presentare alla Commissione progetti, aventi a oggetto attività di estrazione o di trasformazione/riciclaggio, ai quali, una volta riconosciuti come “strategici”, dovranno essere garantiti dai singoli Paesi membri tempi certi relativamente a iter autorizzatori ed eventuali contenziosi. In tale contesto, il Governo italiano ha compiuto passi concreti, come l’istituzione del “Fondo nazionale del made in Italy”, con la dotazione iniziale di circa 1 miliardo di euro, al fine, tra l’altro, di rilanciare le filiere strategiche nazionali “anche in riferimento alle attività di approvvigionamento, riciclo e riuso di materie prime critiche“, e dichiarato di voler presentare un decreto legge sulle concessioni minerarie in occasione dell’entrata in vigore del regolamento UE. Tutto, pertanto, lascia presagire l’imminente rinascita di un settore, quello estrattivo o di trasformazione di determinate materie prime, troppo frettolosamente abbandonato dall’Unione Europea.
Giuliano Maddalena, CEO di Safe – Hub Italiano dei Consorzi per le Economie Circolari, accoglie con entusiasmo il nuovo regolamento “Critical Raw Materials act” che costituisce un passo decisivo verso la transizione sostenibile. Assicura, infatti, all’Unione europea un approvvigionamento delle materie prime critiche sicuro, sostenibile e circolare, elementi strategici poiché necessari alla produzione di semiconduttori, batterie, pannelli fotovoltaici e quant’altro, oltre che di cellulari e dispositivi irrinunciabili per lo sviluppo tecnologico. Il regolamento vuole garantire ai sistemi industriali europei catene del valore forti, attraverso una nuova ridefinizione delle fonti di approvvigionamento: fra queste viene incluso il sistema di raccolta, riciclo e recupero dei rifiuti, che consolida, insieme alla salvaguardia ambientale, il ruolo ancor più strategico di ‘fornitore’ di materie prime seconde, in special modo quelle critiche come il cobalto, il litio, le terre rare. Un approccio che tenta di limitare la dipendenza dalle estrazioni minerarie tradizionali, abbracciando una prospettiva più ampia che consolida il ruolo dei rifiuti come risorsa preziosa. Le sempre più frequenti tensioni geopolitiche, ma anche la passata pandemia, hanno messo in luce i rischi legati alle catene di fornitura stimolando la ricerca di soluzioni per diversificare le fonti di approvvigionamento, riducendo il rischio di interruzioni ed evitando una dipendenza dalle estrazioni minerarie nei mercati extra-europei con catene del valore più resilienti e sostenibili. L’inclusione dei rifiuti come fonte di materie prime critiche ha un impatto positivo anche sull’ambiente, riducendo la necessità di nuove estrazioni, preservando le risorse naturali e riducendo l’inquinamento. Per implementare con successo le nuove regole, è richiesto un grande impegno, oltre che istituzionale, anche da parte dell’industria per favorire la transizione verso un’economia circolare con filiere di raccolta, trattamento e recupero efficienti e sostenibili, sottoposte a un sistema di controllo e certificazione di tutti i processi. L’obiettivo è ottimizzare il recupero dei rifiuti in ottica circolare, trasformandoli di nuovo in prodotti e materiali, in particolare le preziose materie critiche contenute in molti dispositivi elettronici, nei motori elettrici e nelle schede. L’estrazione di queste materie è frutto di processi complicati, per questo è importante che coloro che sovraintendono all’attività di riciclo, quale ad esempio i Consorzi di gestione dei rifiuti elettrici, verifichino tutti i passaggi della filiera affinché durante le attività di recupero ci sia la minima dispersione in ambiente e la massimizzazione del riciclo di questi elementi critici.