Prometeia: Italia fuori dalla crisi nel 2023, ma solo con uso efficace dei fondi Ue
La crisi da Covid-19 ha portato l’economia italiana ai livelli di “benessere economico” degli anni ‘90. Il punto di minimo è stato superato tra aprile e maggio, e il rimbalzo sta assumendo una forma a “V”, ma la ripresa rimane in salita: Prometeia in particolare prevede che i fondi del Next Generation EU verranno utilizzati dall’Italia solo al 70% del totale, a causa delle storiche difficoltà del nostro Paese a scegliere e portare a termine progetti di investimento con scadenze così stringenti.
- Il rimbalzo post lockdown migliore del previsto permetterà al Pil italiano 2020 di chiudere “solo” a -9,6%. Ripresa nel 2021 (+6,2%) e nel 2022 (+2,8%), con recupero dei livelli pre-crisi nel 2023
- Next Generation EU opportunità storica, ma tante le criticità per l’Italia, che riuscirà a utilizzare il 70% (145 miliardi) dei fondi messi a disposizione, contribuendo così ad una crescita aggiuntiva del Pil di 1,7 punti percentuali al termine dell’orizzonte di previsione nel 2023
- Mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità del Next Generation EU, che partirà solo dalla seconda metà 2021: opportuno richiedere il Mes
- Quest’anno lo stimolo fiscale da 100 miliardi complessivi farà balzare il deficit/Pil italiano al 10,9% (dall’1,6% del 2019). Il debito/Pil salirà al 158,1% per poi scendere nei prossimi anni
- La diffusione del virus nel mondo si farà ancora sentire, Pil globale 2020: -5,9%. Le economie dei principali paesi avanzati (Pil Usa: -4,2%) e della Cina (Pil: +1,6%) hanno ripreso l’attività con buona resilienza, ma gli stimoli stanno per esaurirsi. Recessione peggiore delle attese negli Emergenti
- Nell’area euro (Pil 2020: -8%), l’effetto del Next Generation EU sul Pil al 2023 (+0,8 punti percentuali) sarà meno della metà rispetto all’impatto sull’Italia
- Ulteriore allentamento monetario delle banche centrali: la Bce rafforzerà il Pepp di altri 300 miliardi di euro; Bce e Fed terranno a zero il tasso di policy fino al 2023
- L’attuale disallineamento di stance tra le banche centrali di Washington e Francoforte porterà l’euro-dollaro a 1,20 nel quarto trimestre, per poi rientrare a inizio 2021: un apprezzamento del 10% dell’euro si porta via all’anno mezzo punto di Pil dell’Eurozona
Italia: dopo il lockdown è rimbalzo, in attesa dei fondi europei
Dopo la caduta record nel primo semestre 2020, i dati congiunturali confermano un rimbalzo nel terzo trimestre grazie a tutte le componenti della domanda, dalla spesa delle famiglie alle esportazioni. L’Italia è entrata in fase di ripresa, ma il Pil recupererà i livelli pre-pandemia non prima del 2023.
Nel 2020 chiuderà a -9,6%, con un impatto settoriale molto disomogeneo. Tra i settori più esposti al contagio, servizi come l’alloggio, la ristorazione, l’intrattenimento perderanno a fine anno tra il 30% e il 35% del valore aggiunto. Meno penalizzati, ma anch’essi in territorio negativo, telecomunicazioni, utility e l’intermediazione finanziaria. Differenze anche all’interno dell’industria: l’automotive sarà tra i settori più penalizzati chiudendo il 2020 con una caduta del valore aggiunto nell’ordine del 35%, mentre saranno i settori che producono beni essenziali, come la farmaceutica e l’alimentare, a presentare la performance migliore. Nel 2021 il valore aggiunto di tutti i macro-settori tornerà positivo. Industria e costruzioni traineranno la ripresa del Pil, che tuttavia rimarrà ancora distante dal valore pre-Covid dell’1,7%.
Dopo la prima risposta alla crisi da parte del governo – con uno stimolo fiscale di 100 miliardi di euro – e della Bce, il focus ora è sull’utilizzo dei fondi europei, che per l’Italia ammontano a 207 miliardi tra il 2021 e il 2027. Con un primo accesso ai fondi nella seconda parte dell’anno prossimo, e un probabile utilizzo del 70% delle risorse a disposizione (145 miliardi, per le storiche difficoltà di programmazione e implementazione da parte del sistema Italia), Prometeia stima in 1,7 punti percentuali l’impatto aggiuntivo del Next Generation EU sul Pil dell’Italia al 2023. Un contributo che darà comunque un forte impulso agli investimenti pubblici e privati: dopo il -12,1% di quest’anno, Prometeia prevede un +10,5% nel 2021.
Visto però il probabile mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità dei fondi del Next Generation EU all’inizio del prossimo anno, è opportuno accedere anche al Mes, che permetterebbe di risparmiare in spesa per interessi.
Gli effetti sui conti pubblici implicherebbero un maggiore disavanzo di circa mezzo punto percentuale ogni anno, ma i bassi tassi di interesse e la maggiore crescita consentirebbero una riduzione del rapporto debito/Pil, dal 158% nel 2020 al 152% nel 2023.
Mondo: quadro in miglioramento, ma il recente aumento dei contagi frena l’ottimismo
Il Pil mondiale chiuderà il 2020 a -5,9%. In Europa e Stati Uniti la fiducia di famiglie e imprese è migliorata, ma il recente aumento dei contagi frena l’ottimismo. In Cina, invece, l’attività ha già raggiunto i livelli pre-crisi. A destare maggiori preoccupazioni sono i paesi emergenti, alle prese con una recessione più profonda di quanto prospettato fino a pochi mesi fa: oltre ai vincoli strutturali dei sistemi sanitari nazionali, manca lo spazio per politiche economiche efficaci a contrastare la crisi. Un esempio su tutti: l’India sperimenterà una tra le peggiori recessioni (-13,5%).
Negli Usa (Pil 2020: -4,2%) lo stimolo fiscale e monetario- superiore a quello attivato durante la crisi del 2008 – ha fortemente supportato la domanda, che ha visto anche una ricomposizione della spesa delle famiglie (da intrattenimento, turismo e trasporti, a settori come online e spese per la casa). Rimangono dubbi, però, sulla tenuta della domanda nei mesi finali dell’anno, per il venire meno di parte dello stimolo fiscale e per l’intensità dei contagi.
La Cina, grazie alla crescita dell’industria sarà l’unica tra le grandi economie a chiudere l’anno con il segno più (Pil 2020: +1,6%). È uno dei pochi paesi che di recente ha dato una spinta positiva al commercio mondiale, ma non ne eviterà la debacle nel 2020 (-13,4%). A Pechino tornano a crescere anche consumi e investimenti, ma restano i rischi legati alle relazioni con gli Usa, soprattutto sul lato commerciale e degli investimenti diretti.
Nell’area euro (Pil 2020: -8%), il Next Generation EU avrà un effetto sul Pil al 2023 di +0,8 punti percentuali, meno della metà rispetto all’impatto sull’Italia. Le economie di tutti i principali paesi da maggio sono entrate in una fase di recupero, che potrebbe però essere compromessa da una recrudescenza della diffusione del virus.
Sul fronte delle banche centrali, l’atteggiamento ultra accomodante continuerà. Fed e Bce terranno a zero i tassi di policy fino al 2023. La Fed ha aperto le porte a un’inflazione temporaneamente superiore al 2%, con un effetto per ora contenuto sulle aspettative di incremento dei prezzi. In Europa Prometeia prevede che la Bce rafforzerà gli acquisti titoli in ambito Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program) di altri 300 miliardi di euro, prolungando il programma fino alla fine del 2021.
L’attuale disallineamento di stance tra le banche centrali di Washington e Francoforte porterà l’euro-dollaro a quota 1,20 in media nel quarto trimestre. Dalle simulazioni Prometeia emerge che un apprezzamento effettivo nominale dell’euro del 10% ha un impatto negativo su Pil e inflazione dell’Eurozona a un anno di 0,5 e 0,7 punti percentuali, rispettivamente. Superata l’incertezza legata alle elezioni americane e con il rafforzamento del programma di acquisto titoli della Bce, tuttavia, Prometeia prevede che nel 2021 l’euro-dollaro torni sui livelli del 2019.