L’introduzione dei nuovi dazi da parte degli Stati Uniti sulle importazioni europee, prevista dal 2 aprile, rappresenta una sfida concreta per molte aziende italiane. I costi legati all’esportazione rischiano di aumentare sensibilmente, con ricadute dirette sulla competitività dei prodotti Made in Italy nel mercato americano.
Ma è davvero solo una minaccia? O può trasformarsi in una spinta decisiva per ripensare il modo in cui le nostre imprese si relazionano con gli Stati Uniti?
Storicamente, il modello prevalente per molte aziende italiane è stato quello dell’export diretto: si produce in Italia, si spedisce negli USA, si vende attraverso importatori, distributori o agenti. Questo approccio, seppur efficiente in passato, oggi mostra i suoi limiti. I dazi, le incertezze geopolitiche e l’evoluzione dei comportamenti di acquisto dei consumatori americani richiedono un cambio di prospettiva.
Per molte imprese questo scenario non è solo un ostacolo, ma un chiaro segnale: è il momento di consolidare la propria presenza negli Stati Uniti, andando oltre l’export tradizionale e costruendo basi stabili all’interno del mercato target.
Le aziende italiane, soprattutto quelle che hanno già una quota significativa di vendite verso gli USA, devono ora interrogarsi su come proteggere e rafforzare le proprie posizioni. Il modello dell’export diretto, basato su spedizioni dall’Italia a clienti americani, è sempre più esposto a rischi legati a dazi, tempistiche logistiche e instabilità normativa.
Consolidarsi significa essere presenti fisicamente, con strutture commerciali, logistiche o produttive, in grado di avvicinare l’azienda ai propri clienti e al contesto competitivo locale. Una sede negli USA permette di gestire direttamente vendite, relazioni, servizio clienti e logistica, creando una rete più solida e reattiva. Inoltre, rafforza la reputazione dell’impresa, che si presenta come operatore affidabile e radicato nel mercato.
Consolidarsi vuol dire anche strutturarsi internamente: dotarsi di personale locale, costruire processi adattati alla realtà americana, sviluppare relazioni istituzionali e commerciali con stakeholder locali. È un’evoluzione organizzativa che porta con sé maggiore resilienza, autonomia e capacità di crescita.
Questo percorso non è riservato solo ai grandi gruppi. Oggi anche le PMI italiane possono compiere il salto grazie a consulenze specializzate, servizi modulari e strumenti finanziari che rendono accessibile l’avvio di una sede negli Stati Uniti.
In definitiva, la politica dei dazi può essere letta come una leva per accelerare un processo di consolidamento già necessario. Chi coglie questa occasione non solo difende le proprie quote di mercato, ma si prepara a competere da protagonista, con basi solide e uno sguardo di lungo periodo.
Il consolidamento non è più un’opzione futura. Per molte imprese italiane, è la mossa giusta da fare adesso.
Immagine di wirestock su Freepik

Direttore esecutivo, responsabile della filiale della GEN USA in Italia; gestisce le attività di analisi e business development direttamente con le aziende e/o Associazioni di categoria e reti di impresa; definisce e condivide con gli Headquarter delle aziende clienti i business plan e le attività operative da implementare negli USA. Mauro ha esperienza pluriennale in ambito marketing/commerciale per aziende italiane, statunitensi e multinazionali, tra cui Vodafone e Hutchison Whampoa. Mauro ha conseguito la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa ed un Master in Business Administration presso la SAA-Management School dell’Università degli Studi di Torino.