PMI in aumento al valore più alto in cinque mesi con le imprese manifatturiere dell’Eurozona che riprendono slancio
Gli ultimi dati PMI® hanno mostrato ad inizio 2022 una ripresa di vigore del settore manifatturiero dell’eurozona, con produzione, nuovi ordini e livelli occupazionali che hanno riportato crescite più veloci. Il miglioramento su questi fronti arriva inoltre dagli ennesimi timidi segnali di risoluzione dei problemi sulla catena di distribuzione, con il più debole allungamento dei tempi medi di consegna in un anno.
Anche il tasso di inflazione dei prezzi di acquisto è diminuito e al livello più debole in nove mesi, ma i prezzi di vendita sono aumentati indicando il secondo valore più alto in quasi 20 anni di raccolta dati.
Tutti e tre i sottosettori hanno registrato a gennaio forti miglioramenti delle condizioni operative manifatturiere, anche se quello dei beni di investimento è risultato decisamente il migliore per il secondo mese consecutivo.
L’IHS Markit PMI del Settore Manifatturiero dell’Eurozona è aumentato a gennaio a 58.7, da 58.0 di dicembre sino a raggiungere il livello massimo da agosto. Gli ultimi dati, dopo il precedente crollo dell’indice al livello minimo in dieci mesi, sono stati inoltre indicativi di una maggiore spinta di crescita.
I dati nazionali hanno mostrato come a gennaio il settore manifatturiero dell’Austria abbia avuto la crescita migliore, e nei Paesi Bassi, in Germania e in Irlanda sono state riportate espansioni più veloci. Nelle altre nazioni dell’eurozona si è osservata una forte crescita e invariata da dicembre in Spagna, mentre miglioramenti più lenti sono stati notati in Italia, in Grecia e in Francia.
Cresce ancora a gennaio la produzione manifatturiera dell’eurozona ed estende l’attuale sequenza di espansione a 19 mesi. L’aumento, inoltre, è accelerato al livello più veloce da settembre. Anche le condizioni della domanda sono migliorate, con i nuovi ordini in aumento al livello più veloce in quattro mesi. I dati dell’indagine hanno mostrato vendite più forti anche nel mercato estero. I nuovi ordini mensili destinati al mercato estero (incluso il commercio intra eurozona) infatti sono cresciuti ad un livello leggermente più rapido.
Rimane evidente, tuttavia, la pressione sulla capacità per via dell’ennesimo aumento del livello del lavoro inevaso. In generale il livello del lavoro inevaso è cresciuto nettamente e ad un tasso al di sopra della media storica, ma al tasso più debole da febbraio dello scorso anno.
Al fine di evadere gli ordini e far fronte al livello dei nuovi ordini in entrata, i produttori manifatturieri dell’eurozona hanno assunto a gennaio personale aggiuntivo. Il tasso di creazione occupazionale è stato il più veloce da agosto e tra i più rapidi in oltre 24 anni di raccolta dati.
Detto questo, la catena di distribuzione continua ad ostacolare l’efficienza della gestione aziendale. Gli ultimi dati di gennaio sono stati indicativi di un nuovo forte peggioramento dei tempi medi di consegna, anche se al livello più debole in un anno.
La minore incidenza dei ritardi nelle consegne ha di conseguenza facilitato l’espansione più forte dell’attività di acquisto che è aumentata al tasso più veloce in cinque mesi. Detto questo, il tasso di accumulo delle giacenze è diminuito dal valore record di dicembre.
Sul fronte dei prezzi, gli ultimi dati hanno mostrato come i manifatturieri dell’eurozona abbiano fatto i conti a gennaio ancora una volta con un’elevata pressione dei costi. Il tasso di inflazione dei prezzi di acquisto è diminuito al livello più basso in nove mesi, anche se le aziende hanno comunque avuto un approccio più aggressivo sulla fissazione delle tariffe applicate. Sono infatti saliti più velocemente i prezzi di vendita e ad un tasso di inflazione che è stato il secondo più veloce della storia dell’indagine, dietro solo a quello osservato a novembre.
Commento
Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, analizzando i dati finali PMI del manifatturiero dell’eurozona ha dichiarato: “Pare che sino ad ora i manifatturieri dell’eurozona abbiano resistito alle intemperie causate dalla tempesta Omicron meglio della precedente ondata Covid-19, con le aziende che hanno riportato a gennaio il maggiore miglioramento della produzione e dei nuovi ordini in quattro mesi. Anche le previsioni future sono più rosee, con l’ennesimo allentamento dei parecchi ritardi nelle consegne che ha giocato un ruolo fondamentale nell’incoraggiare i produttori manifatturieri a rivedere al rialzo le proprie previsioni per la crescita del prossimo anno al livello più alto da giugno. Il miglioramento, tuttavia, non è affatto ben distribuito nell’eurozona, con un ritorno alla crescita in Germania, nei Paesi Bassi e in Austria in contrasto con l’espansione più lenta in Italia, Spagna e Grecia e la quasi stagnazione della produzione in Francia. In aggiunta, nonostante alcuni ritardi nelle consegne sono diminuiti dal picco dello scorso anno, i tempi medi di consegna rimangono estesi per parecchi beni chiave e per numerosi beni strumentali, ostacolando la produzione e trasformandosi in una maggiore pressione al rialzo sui prezzi. I prezzi medi di fabbrica sono aumentati al secondo tasso più alto in quasi venti anni, fattore questo che indica come l’inflazione rimarrà elevata nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, la crescente tensione in Ucraina, la crisi dei prezzi energetici e le previsioni di un inasprimento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali a livello globale stanno creando ostacoli aggiuntivi per le prospettive future. Questo scenario suggerisce che, malgrado il possibile miglioramento della crisi sulla fornitura, le condizioni della domanda nei prossimi mesi saranno probabilmente meno solidali con i manifatturieri.”