PMI: come affrontare il caro energia. La parola d’ordine è “ottimizzazione”
La strategia più utilizzata dalle PMI italiane per contrastare il caro energia sembra essere l’aumento dei prezzi dei propri prodotti o servizi. È quanto emerge dal sondaggio condotto da SWG per Confesercenti. Una previsione che riguarda il 36% di imprese dell’artigianato, del turismo e del commercio con 50 dipendenti o meno. Ma le PMI pensano anche di limitare gli orari di lavoro e di apertura (26%), ridurre il personale (18%) o investire in tecnologia a efficienza energetica (12%).
Secondo il marketing coach Pasquale Abiuso, esperto di strategie aziendali, un approccio vincente è quello di concentrarsi sull’ottimizzazione dei tempi e dei processi di produzione. Ad esempio, tagliando subito i costi improduttivi, cioè quelli che non producono entrate immediate in cassa. Interventi che, se realizzati in maniera attenta, non comportano aumenti di prezzi di vendita, con il rischio di portare l’attività fuori dal mercato, né riorganizzazioni massive dell’impresa. “Le PMI, per dimensioni e struttura, sono organi più flessibili rispetto alle grandi imprese, si adattano meglio ai cambiamenti. Le difficoltà di questo periodo possono rappresentare un’occasione per ottimizzare le risorse a disposizione.”
Il punto di partenza per ottimizzare le risorse a disposizione delle PMI è effettuare un’analisi oculata di tutti i costi aziendali per individuare le aree in cui intervenire in maniera immediata, tagliando i costi improduttivi. “È necessario prima di tutto avere una panoramica ampia delle statistiche riguardanti il proprio business per conoscere quali sono i prodotti/servizi di successo e quali lo sono di meno, per esempio” spiega Abiuso. “Bisogna considerare sia quantità del venduto che la loro continuità nel tempo. Quali sono quelli più venduti quest’anno? E quali lo sono stati degli ultimi tre anni? Una volta analizzati questi dati, potremo stabilire quali sono i prodotti che continueranno a esistere.” I meno venduti, invece, saranno oggetto di approfondimenti sui loro costi di produzione/acquisto. Anche in questo caso, saranno i numeri a decidere la possibilità di farli uscire dal listino pianificando anche, ad esempio, la diminuzione delle scorte in magazzino, nel caso di un prodotto fisico. Questo approccio contribuisce a ottimizzare le risorse e di concentrarsi su ciò che rappresenta un ricavo per l’azienda.
“Questa strategia si è rivelata cruciale per un imprenditore del settore food con il quale ho collaborato recentemente. Giovane e brillante, nel giro di cinque anni ha raggiunto l’obiettivo dell’apertura di otto punti vendita. La formula iniziale prevedeva il servizio bar durante il giorno e nelle ore serali l’apertura della pizzeria. Già deciso a aumentare i prezzi al pubblico per far fronte all’aumento delle spese energetiche, il titolare è stato invece guidato ad un’analisi approfondita del suo business. È emerso che quanto ricavato dai servizi bar delle ore diurne era insufficiente per le spese sia fisse che variabili dei punti vendita. Questa situazione influiva anche sulla redditività dell’attività serale: i ricavi delle pizzerie erano limitati dalla necessità di copertura dei i costi dei bar.” Numeri alla mano, l’imprenditore ha deciso quindi di ridurre drasticamente l’orario di apertura diurna e di puntare sulle sole attività serali, ampliando le proposte ai clienti delle sue pizzerie. Nel giro di un anno la redditività dei punti vendita è aumentata del 20%.