Piani ferie: buone pratiche e casi particolari
L’estate si avvicina e con essa anche il periodo della chiusura estiva aziendale e/o della fruizione delle ferie da parte dei lavoratori. Facciamo chiarezza sulle regole di base e andiamo ad analizzare anche i casi più particolari in cui il datore di lavoro potrebbe aver bisogno di una guida.
Stabilire un piano ferie efficace è essenziale per garantire il corretto funzionamento dell’azienda e il benessere dei dipendenti. In Italia, la normativa sul lavoro, i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) e le prassi aziendali forniscono indicazioni su come gestire le ferie per mediare tra il benessere del lavoratore e le esigenze di produttività dell’azienda.
Per realizzare un piano ferie efficace è importante identificare i periodi in cui l’azienda ha un maggiore carico di lavoro e quelli in cui l’attività è più ridotta e, di conseguenza, pianificare la copertura del personale, soprattutto nei periodi, come quello estivo, in cui le esigenze di riposo dei lavoratori sono maggiori. Inoltre, è bene individuare i lavoratori con priorità, per anzianità di servizio o condizioni personali particolari. E prevedere una comunicazione delle ferie che sia per tempo e ben documentata, in modo da non incorrere in errori durante il conteggio.
Le ferie in Italia sono disciplinate dall’articolo 36 della Costituzione Italiana e dal Codice Civile. Un lavoratore, in media, in Italia, accumula in busta paga circa 2 giornate di ferie ogni mese, che si traduce in circa 4 settimane l’anno, due delle quali andrebbero obbligatoriamente fruite consecutivamente (salvo casi particolari, come quello dei lavoratori stagionali), mentre le restanti richieste dal lavoratore a propria discrezione, e fruite previa approvazione da parte del datore di lavoro.
Il datore di lavoro, infatti, ha il potere di approvare o rifiutare la richiesta, in base alle esigenze organizzative e produttive dell’azienda. Il rifiuto, però, deve avvenire solo per ragioni oggettive, per cui il datore di lavoro può dimostrare l’esistenza di esigenze specifiche per l’azienda, senza che queste ledano il diritto del lavoratore al riposo.
Ma può il datore di lavoro imporre un periodo di ferie al lavoratore?
Ci sono periodi, come la chiusura aziendale per ferie collettive (ad esempio, in agosto), in cui il datore di lavoro può obbligare i lavoratori a prendere le ferie, l’importante è che tenga conto tanto delle esigenze dell’azienda quanto degli interessi del lavoratore.
Nonostante ciò, il datore deve necessariamente lasciare una restante parte delle ferie alla discrezionalità del lavoratore, che deve comunque richiederle entro i tempi stabiliti dal regolamento aziendale, ottenendo l’approvazione.
Cosa succede se il lavoratore si ammala durante le ferie
In Italia, la normativa sul lavoro prevede che se un dipendente si ammala durante il periodo delle ferie, queste vengono sospese per la durata della malattia. In altre parole, i giorni di malattia non sono considerati giorni di ferie, e il dipendente ha diritto a recuperare i giorni di ferie non goduti. Per far valere questo diritto, il dipendente deve comunicare tempestivamente l’insorgenza della malattia al datore di lavoro e presentare la relativa certificazione medica. Non tutte le malattie interrompono le ferie, solo quelle che impediscono il recupero delle energie psicofisiche.
Quando si può richiamare un lavoratore dalle ferie
In linea generale, il richiamo di un dipendente durante le ferie è una misura straordinaria e dovrebbe avvenire solo in casi eccezionali. I contratti collettivi stabiliscono regole e causali e regolamentano gli aspetti economici; in presenza di queste condizioni, il lavoratore è tenuto a presentarsi nuovamente a lavoro e a fruire delle ferie mancate una volta conclusa la situazione emergenziale.
Importante: è consigliabile documentare formalmente il richiamo, specificando le circostanze eccezionali e le modalità di recupero delle ferie non godute.
La chiave è mantenere sempre un dialogo aperto con i dipendenti, documentare correttamente ogni decisione e assicurarsi che le esigenze aziendali non prevalgano ingiustamente sui diritti dei lavoratori.
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