Per il 69% delle aziende promuovere conversazioni personali con i clienti migliora i risultati
Per molti anni i consumatori venivano considerati dai brand solo come degli strumenti per aumentare il loro fatturato e non come persone, ma l’era digitale ha scardinato questa visione, oggi si è fatta più evidente una maggiore richiesta di interazione umane autentiche da parte dei consumatori, tanto da parlare ormai di umanizzazione del brand.
“In questo ultimo anno, risulta che i B2B/B2C marketing manager, abbiano incrementato email e telefonate dirette ‘a freddo’ nel tentativo di tornare sui clienti o cercarne di nuovi – spiega Samantha Visentin, Digital Human Strategist e autrice del libro “Umanizzare il brand”, per Maggioli Editore – ma ormai questo approccio mostra le sue falle e le strategie che hanno prodotto risultati positivi sono altre. Le relazioni B2B e B2C sono diventate precarie, gli specialisti e i compratori stessi, sono affaticati e confusi dal marketing digitale. C’è in atto una profonda crisi in termini di engagement – dichiara Visentin – Troppe dirette Live, troppe notifiche, troppe video calls, troppi webinar, troppo tempo speso sui Social, troppe mail… troppo tutto”.
A confermare la tendenza del pubblico a ricercare affidabilità, sicurezza ed empatia e a prediligere una comunicazione H2H (Human to Human), sono i dati della recente indagine “Welcome to the Human-to-Human Era” di Sendoso, realizzata sull’opinione di 750 decision maker americani a Febbraio 2021, analizzando i risultati di migliaia di team. Secondo lo studio, i virtual events sono cresciuti del 1.000%, le marketing emails del 62%, con telefonate “a freddo” per vendite aumentate del 28%. Inoltre, durante questo periodo di emergenza pandemica, la spesa pubblicitaria è cresciuta del 22%.
Dall’indagine, tuttavia, emerge come i risultati positivi provengono da quelle aziende che hanno incrementato la comunicazione Human to Human, gli intervistati hanno affermato di ottenere esiti maggiormente soddisfacenti attraverso conversazioni più personali con acquirenti/clienti, per il 69%; Check-in su acquirenti/clienti per motivi NON commerciali, per il 57%; sensibilizzazione personalizzata in base agli interessi dell’acquirente/cliente, il 51%; condivisione di maggiori informazioni sulle nostre vite ed esperienze con acquirenti/clienti, il 48%; affrontare pubblicamente alcune questioni sociali, per il 44%.
“Per ottenere risultati importanti, dunque, è necessario porre il consumatore e non il prodotto, al centro del sistema aziendale. L’approccio H2H deve diventare un asset presente in tutte le fasi di realizzazione della strategia comunicativa, così da coinvolgere l’intero processo di interazione tra consumatore e brand” conclude Samantha Visentin.