Pensare gli acquisti in digitale: la riscossa delle PMI
La pandemia che ha investito il mondo intero ha avuto grossissime ripercussioni sul tessuto produttivo italiano composto da piccole e medie imprese. Ma se da una parte i danni prodotti sono ingenti e allarmanti in tutti i settori, dall’altra – come spesso capita nelle situazioni di crisi – il Covid ha messo a fuoco il ruolo sempre più centrale del “digitale”, per garantire la business continuity del ciclo di approvvigionamento, produzione e vendita, cardine del sistema economico
Già quattro anni fa l’Osservatorio Fatturazione Elettronica E-Commerce B2B della School of Management del Politecnico di Milano raccontava che oltre il 60% delle aziende italiane aveva come obiettivo la digitalizzazione del ciclo passivo entro un triennio: e se questo è stato raggiunto, lo è stato solo in parte e solo per specifiche aree di business. Pensiamo alla fatturazione elettronica, oggi pienamente acquisita da tutti, grazie all’obbligo normativo imposto. Ma il vero asset differenziale è pensare in digitale i processi aziendali: non replicare in digitale i processi tradizionali. Le PMI oggi affrontano una sfida ancora più grande: le difficoltà in cui molte versano o la rapidità in cui altre hanno provato a riconvertirsi dimostrano che l’accelerazione e la ripresa vanno pensate in digitale, interamente, in ogni loro sfaccettatura. In particolare, nel processo di approvvigionamento è solo il digitale a garantire certezza e sicurezza dei dati su spesa e fornitori, compliance agli obblighi normativi, velocità di riallineamento in caso di obiettivi mancati o da rimettere a fuoco. Ma soprattutto, un cruscotto generale che consenta ad ogni imprenditore e ad ogni manager di sapere dove sta andando, con che passo, con quali partner, con quali costi e con quali risultati. Gli acquisti costituiscono tipicamente una delle voci di bilancio più rilevanti per le aziende, sempre più propense al “buy” rispetto al “make”.
L’evoluzione della tecnologia, sempre più rapida, oggi consente a tutti, anche alla fascia delle piccole e medie imprese italiane di dotarsi, a costi pienamente sostenibili, degli strumenti per la gestione della spesa che prima erano appannaggio dei soli grandi. JAGGAER, la multinazionale in cui lavoro e che guido nel Sud Europa, ha per esempio contribuito ad abilitare queste soluzioni creando SMART PORTAL, uno strumento standardizzato che aiuta le PMI a gestire i processi di procurement in modo facile e integrato in poche settimane, diventando più competitive. Questo grazie a strumenti che snelliscono la gestione di acquisti, fornitori e contratti, dando al contempo piena visibilità sui dati di spesa e sull’intera catena di fornitura. Perché ciò che il Covid ha messo in luce è che il tallone d’Achille della solidità del business di un’azienda può risiedere in uno solo dei cento fornitori utilizzati. Ma con il 99% dei pezzi non si riesce a costruire un’auto o un motore elettrico, oppure un tavolo o una scarpa.
«Ho chiaro chi sono i miei fornitori e chi sono i fornitori dei miei fornitori? Posso fare ordini e controllare fatture, fare richieste di offerta lavorando da remoto? Riesco a monitorare l’analisi dei costi da casa senza accedere all’ERP?» queste sono alcune delle domande a cui il digitale e in particolare le soluzioni di supply chain più avanzate forniscono risposte precise. In una prospettiva di medio termine la gestione della catena di fornitura sarà, infatti, sempre più digitale e le PMI – costrette a inventarsi nuove leve di efficienza per superare la crisi causata dal Covid-19 – hanno finalmente la possibilità di adottare soluzioni agili che permetteranno loro di competere a pieno diritto nell’arena dei grandi.
General Manager e VP South Europe JAGGAER