NPE: -9,9% di stock bancari nel 2023, gli investitori ora puntano su stage 2 e UTP
Il mercato degli NPE si trova ancora nel 2023 di fronte a una situazione economica complessa dovuta a fattori economici sfavorevoli come la bassa crescita nazionale, l’elevata inflazione, le politiche monetarie europee restrittive, la contrazione del mercato immobiliare e l’aumento dei costi di finanziamento per le imprese. Tuttavia, il settore sta reagendo positivamente a questi fattori e sta provando a rilanciarsi, scoprendosi solido e pronto ad adattarsi ai vari scenari macroeconomici.
In generale, dal punto di vista del credito si registra una diminuzione del 9,9% dell’ammontare degli stock NPE bancari nel 2023 rispetto all’anno precedente (attestandosi ora sui 50,2 miliardi di euro), a conferma del trend positivo degli ultimi per il sistema. In controtendenza, le transazioni sul mercato secondario sono più che raddoppiate raggiungendo quota 16,2 miliardi, rappresentando oggi più del 50% delle transazioni totali di NPL, a conferma del grado di sviluppo del comparto e in attesa delle novità che porterà la nuova Direttiva di regolamentazione europea. Questo incremento è collegato al fatto che, essendo bloccato il mercato primario a causa dei tassi di default bassi e dei pochi nuovi flussi di NPL, il mercato si concentra sul re-selling di portafogli.
Questo il quadro che emerge dalla sesta edizione dell’Osservatorio NPE realizzato da CRIBIS Credit Management – società del Gruppo CRIF specializzata nella gestione dei processi di Collection e di NPL Management – in partnership con Credit Village, che intende fornire una visione complessiva e aggiornata del mercato NPE.
“Il settore del credit management è in continua evoluzione, pronto a supportare i player finanziari nella gestione dei crediti deteriorati che ogni anno presenta sfide che richiedono competenze specializzate e l’essere sempre al passo delle innovazioni sfruttando analytics e i nuovi strumenti di Artificial Intelligence”, commenta Andrea Capellini, Analytics Manager di CRIBIS Credit Management.
Il mercato degli NPE
A partire dal 2016 lo stock NPE si compone di due precise componenti: crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane e crediti ceduti oggi in pancia di investitori specializzati. In media negli ultimi 5 anni il volume di transazioni è diminuito del 10%. Inoltre, si confermano le tendenze relative alle transazioni mensili e tipologie di garanzia. A fine 2023 infatti è stata rilevata una diminuzione del volume totale di transazioni di circa 3 miliardi di euro, registrando quindi operazioni per circa 31 miliardi di euro. Il volume è riconducibile a operazioni collegate a portafogli NPL per il 77%, e solo per il 23% a UTP, cioè quei crediti ancora non in stato di insolvenza, ma che difficilmente saranno recuperati.
Parallelamente, il valore delle transazioni UTP risulta comunque in crescita, segnando un +17% rispetto al 2022; questo a conferma che gli investitori stanno spostando il loro interesse verso questa categoria di crediti.
“Per i prossimi tre anni, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, nonostante i dati poco confortanti relativi ai crediti classificati come Stage 2, riteniamo improbabile un’inversione di tendenza nell’aumento dei volumi di crediti deteriorati. Non dobbiamo però distogliere l’attenzione dalle dimensioni considerevoli dello stock di oltre 300 miliardi di Non Performing Loans ancora in circolazione, ceduti agli investitori negli anni passati. Non mancheranno quindi importanti opportunità di business per gli operatori di settore. Tuttavia, estrarre valore da portafogli NPL più complessi e con un ageing avanzato, richiederà maggiori competenze, specializzazioni e investimenti. Tutto ciò comporterà un incremento dei costi operativi che potrebbero così influenzare le marginalità e la redditività, soprattutto per le grandi piattaforme di servicing generaliste”, commenta Roberto Sergio, AD di Credit Village e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Nazionale NPE Market.
I settori industriali più a rischio
Nel 2023 continua lo spostamento dell’attenzione verso i crediti in Stage 2 e UTP da parte degli operatori del credito. Riguardo i crediti classificati in Stage 2 (cioè quei crediti che hanno registrato un aumento significativo del rischio dal momento della rilevazione iniziale) la percentuale più rilevante di tale esposizione è collegabile alle società di capitali, che rimane stabile rispetto al 2022, attestandosi al 71% del totale dei finanziamenti.
I settori produttivi più rischiosi risultano essere Costruzioni e infrastrutture, in leggero peggioramento rispetto al 2022 (23,4% delle esposizioni), insieme ai Servizi (20% delle esposizioni totali), Logistica e Food & Beverage che risultano essere i comparti più sottopressione, analisi confermata anche dalle più recenti rilevazioni sui ritardi nei pagamenti commerciali.
Rispetto al 2022, l’Agricoltura compare tra i settori a maggior rischio registrando un 9,5% di esposizione in stage 2. Questo settore è uno di quelli che ha sofferto maggiormente gli effetti economici della pandemia, dei rincari energetici e delle materie prime, incrementando il proprio indebitamento. Inoltre, si trova a dover affrontare importanti rinnovamenti del comparto dovute alle nuove politiche europee del Green Deal e all’applicazione dei criteri ESG.
Al contrario, i settori con una quota ridotta di esposizione rimangono quelli di estrazione Oil&Gas, chimica e farmaceutica.
NPE: i primi 5 settori per quota di esposizioni in Stage 2
Fonte: Elaborazioni CRIF (Periodo di analisi: dicembre 2023)
In relazione ai crediti classificati UTP (cioè quei crediti bancari che hanno un’alta probabilità di generare delle inadempienze), la percentuale più rilevante di tale esposizione è collegabile alle società di capitali e di persone, che ha subito una diminuzione rispetto al 2022, attestandosi al 53% del totale dei finanziamenti (-5% sul 2022).
Procedure giudiziali in diminuzione
Analizzando il comparto delle sofferenze che registra sempre meno flussi provenienti dal mercato primario bancario – e quindi crediti con ageing sempre più elevati – si rileva come esso sia caratterizzato da attività di recupero che si concentrano principalmente nell’ambito giudiziale. Sommando le nuove procedure concorsuali, esecuzioni immobiliari e mobiliari sono stati iscritte cica 297.000 nuovi procedimenti, registrando una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente (-3,0%). A diminuire sono prevalentemente le nuove procedure esecutive, mentre aumentano le procedure concorsuali (+7% rispetto a dicembre 2022).
Analizzando, invece, il back log delle procedure giudiziali, a dicembre 2023 si rileva una costante diminuzione, come osservato anche per l’anno 2022. Lo stock delle procedure immobiliari è calato del -23,7%, che è anche la variazione maggiore registrata. Anche le procedure concorsuali diminuiscono nel loro totale (-3,4%), così come diminuisce lo stock di procedure mobiliari che registrano un -7,3%.
Nell’ultimo anno, quindi, si registra un numero maggiore di procedure giudiziali chiuse rispetto alle procedure aperte, segnale che i tribunali stanno continuando nel loro processo di efficientamento, sulla scia dei molteplici interventi normativi degli ultimi anni, al fine di garantire maggior prontezza nella gestione delle procedure.
La finanza agevolata
Infine, si è dedicato un approfondimento dedicato all’analisi del fenomeno della finanza agevolata, che riveste grande rilevanza dopo l’ampio utilizzo fatto dalle imprese nel periodo pandemico (circa 280 miliardi di finanziamenti garantiti erogati). Il fenomeno delle escussioni di garanzie pubbliche risulta ancora contenuto e sotto controllo, anche dopo la fine dei periodi di preammortamento, avvenuta all’inizio del 2022, che ha visto il rimborso da parte delle imprese di circa 70 miliardi di prestiti ottenuti con garanzia Medio Credito Centrale (MCC).
In particolare, è stata osservata e confrontata l’incidenza delle esposizioni in Stage 2 e in Stage 3 per le imprese che hanno ottenuto crediti garantiti da MCC rispetto al resto delle imprese finanziate.
L’incidenza in Stage 2 delle imprese che hanno avuto accesso a finanza agevolata, calcolato come rapporto tra posizioni in Stage 2 e posizioni in bonis, cresce progressivamente dal 2022 a fine 2023, superando il resto della popolazione.
Con lo stesso approccio è stata analizzata l’incidenza in Stage 3, cioè quella fase in cui i crediti vengono classificati come più rischiosi, con probabili inadempienze. E, anche in questo caso, si registra un’accelerazione dell’incidenza delle posizioni con garanzie MCC, ancora inferiore rispetto al resto della popolazione ma che considerate le dinamiche osservate nello Stage precedente, con buone probabilità è destinata a superare lo stesso indicatore misurato sul resto delle imprese finanziate.
“Da parte degli operatori di mercato risulta esserci molta attenzione sui crediti garantiti da MCC. Le banche, infatti, devono rispettare gli obiettivi di NPL ratio e potrebbero trovarsi in difficoltà nella gestione massiva dell’escussione di queste garanzie poiché richiedono un processo specializzato e peculiare dato dalle normative vigenti. Mentre per i principali investitori del settore potrebbe rappresentare una nuova opportunità di mercato interessante e redditizia” – conclude Andrea Capellini, Analytics Manager di CRIBIS Credit Management.
Per consultare gli ultimi dati disponibili è possibile accedere al sito di Cribis Credit Management.